venerdì 27 gennaio 2012

Chris Gorak

Right at Your Door (2006)
L'ora nera (The Darkest Hour) (2011) - 1/5

Gorak, americano, è specializzato in film di SF.

-L'ora nera
USA 2011 - fantascienza - 89min.

Due sviluppatori di software americani vanno a Mosca per presentare un progetto a degli acquirenti, ma un collega li ha preceduti fregando loro l'idea. Delusi, vanno a sbronzarsi in un locale dove incontrano due turiste americane che avevano saputo essere lì tramite post su social network. Appena il tempo di socializzare che va via la luce in tutta la città, in concomitanza con la discesa dal cielo di strani bagliori luminescenti che cadono a grappoli sull'asfalto. Chiunque li tocchi viene disintegrato. Distruzione totale!

Dura la vita del critico cinematografico, specie quando si ha a che fare con film per i quali non sembrerebbe necessario sprecare tempo per scriverci sopra qualche cosa. L'ora nera è la solita traduzione stupida italiana per The Darkest Hour, in cui il superlativo assoluto non è messo a caso. Il rimando infatti è al detto che la notte è più buia subito prima dell'alba, insomma l'equivalente del detto “every cloud has a silver lining” (ogni nuvola ha un bagliore argentato). Come volete tradurlo, “la speranza è l'ultima a morire”? “Finchè c'è vita c'è speranza”? Scegliete voi. Il punto è che finchè i nostri supereroi americani sono vivi l'umanità non scomparirà mai. Ma per non mitizzare troppo gli USA si mette in scena anche un manipolo di soldati russi abbastanza indifferenti al disastro verificatosi ed ansiosi di sforacchiare qualche ectoplasma alieno, nonché in vena di battute di dialogo da ricordare: “Benvenuto in Russia, coglione!”. Forse i produttori (fra cui il Timur Bekmambetov di Wanted e della bilogia I guardiani del giorno – I guardiani della notte) hanno affidato il progetto nelle mani sbagliate di un regista poco esperto (Chris Gorack, il cui unico altro film, qui uscito solo in home video, è un altro fantascientifico, Right At Your Door, del 2006), anche se in realtà cerca solo di salvare il salvabile. Indubbiamente la carenza principale è una sceneggiatura di Jon Spahits, inetto artefice dei dialoghi più imbarazzanti degli ultimi anni per pressapochismo, superficialità ed inconcludenza.
Gli attori non sono da meno, incapaci di conferire qualsivoglia approfondimento ai propri personaggi, a partire da Hemile Hirsch (Alpha Dog, Into The Wild) nell'interpretazione probabilmente più insulsa della sua ancora breve carriera.

Soprassedo sulla scipitezza della storia, la prevedibilità estrema, la mancanza di qualsiasi capacità da parte del film di comunicare la minima emozione (paura, tensione, ansia, divertimento, curiosità...) per segnalare il fatto più eclatante, che riguarda gli alieni di turno: essi sono invisibili! (o quasi) cioè rendetevi conto che per un'ora e mezza si assiste alla fuga dei protagonisti da...bagliori giallastri, presenze invisibili che ti fanno scomparire. A parole è difficile descrivere lo sgomento di chi assiste per 89 minuti a scene di gente che cammina spaventata per una città deserta fuggendo dal nulla. Grande genialata per risparmiare soldi, è anche una grandissima idiozia cui poi per tutto il film si tenta persino di trovare una spiegazione pseudo-scientifica (sarebbero degli esseri elettromagnetici che assorbono i minerali terresti...boh!) scadendo in una ridicolaggine che non fa nemmeno ridere.
Invece si piange a vedere questo film, e non certo per il dramma vissuto dai protagonisti. Non un'idea buona, non un guizzo di originalità.

L'ora nera del cinema è arrivata. Tremate, gente!

Voto: 1/5

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