sabato 2 luglio 2011

Alessandro D'Alatri

Americano rosso (1991)
Senza pelle (1994)
Il prezzo dell'innocenza - documentario (1996)
Ritratti - documentario (1996)
Bravo Randy (1997)
I giardini dell'Eden (1998)
Casomai (2002) - 1,5/5
La febbre (2005)
Commediasexi (2006)
Sul mare (2010)

D'Alatri (1955), anche attore e sceneggiatore, è specializzato in commedie.

-Casomai
Italia 2002 di Alessandro D'Alatri - commedia - 110 min.

Questo sgangherato film, che gira e rigira su se stesso con innegabile brio, ma suscitando anche l'impressione di non saper come concludere la storia, è il mediocre risultato di un regista che viene dal mondo pubblicitario, descritto molto bene nella sua falsità, iposcrisia e lotta per la carriera.
Il film, che ruota attorno all'immaginaria previsione di un matrimonio, che si sta per l'appunto celebrando, da parte di un prete che è tutto fuorchè credibile (il che è grave per una pellicola che tenta di affrontare problemi della società odierna), è giocato sull'attesa da parte dello spettatore, incuriosito dall'evoluzione che prende il rapporto dapprima idilliaco, in seguito tragico, fra marito (Fabio Volo, il quale non se la cava nemmeno malaccio e pare quantomeno sincero e spontaneo nella recitazione) e moglie (Stefania Rocca, la cui parte, interessante ma che palesemente non sente sua, non le permettere di rendere al meglio).
L'intento (denuncia della crisi dei valori, false amicizie, difficoltà di conciliazione lavoro/famiglia nel mondo odierno, aborto, valore del matrimonio, finale consolatorio ma non lieto) è, come detto, nobile, ma la sceneggiatura debole non permettere di far brillare i buoni propositi di D'Alatri che, come scritto nel dizionario dei film Morandini, "è un regista migliore delle storie che racconta".
Superata la superficiale confezione di commediola sentimentale con cui viene presentata al pubblico una pellicola invero interessante, bisogna considerare che il punto di vista del regista non è del tutto chiaro: in ogni rapporto bisogna mettere in conto alti e bassi, ed il matrimonio è una scelta che bisogna fare solo previa lunga meditazione. D'Alatri sembra dire: se siete pienamente sicuri sposatevi, altrimenti lasciate perdere perchè si rischiano inutili complicazioni. Il regista dissimula il suo punto di vista con la figura del prete, ostinatamente a favore dell'unione in quanto non crede che le cose debbano per forza andare per il verso sbagliato. In realtà non si capisce bene dove il regista voglia andare a parare con questo film: difende o no il matrimonio (civile o religioso che sia)? Ritiene che ci sia ancora una speranza per la società o no? come detto, l'ambiguità del finale non consente una comprensione di quello che dovrebbe essere il messaggio del film, il che rende il suddetto film abbastanza inutile. L'impressione è che, pur di non offendere posizioni non favorevoli alla sua, D'Alatri si sia accomodato sul classico "ai posteri l'ardua sentenza". Se è così, la sentenza è la seguente: "Potevi evitare di fare questo film".

Voto: 1,5/5

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