sabato 2 luglio 2011

Stephen Daldry

Eight (1998) - cortometraggio
Billy Elliot (2000)
The Hours (2002)
The Reader - A voce alta (2008) - 2/5

Daldry (1961), regista britannico, ha ottenuto per ognuno dei suoi primi tre lungometraggi una candidatura all'Oscar come miglior regia. Troppa grazia.

-The reader - A voce alta
(The reader) - di Stephen Daldry USA/Germania 2008 - drammatico - 124 min.

La pellicola, melodramma che ha assicurato l'oscar alla bella e brava Kate Winslet, è un polpettone melenso zeppo di roba già vista, che affronta temi delicati con tutta la buona volontà possibile, ma semplicemente risulta noioso e in alcuni momenti sgradevole.

Germania 1958. un quindicenne conosce per caso una donna molto più matura, bigliettaia sui mezzi pubblici, con cui intesse una focosa relazione (leggi: pretesto per diverse scene di nudo) basata su un reciproco scambio: lui le legge a voce alta i libri che studia (classici e non) e lei in cambio...avete capito. Un giorno lui la perde improvvisamente di vista.
1966, Michael (il ragazzo di prima) sta studiando legge all'università; assieme al suo professore e ad altri studenti partecipa come spettatore ad alcune procedure giudiziare, tra le quali una nei confronti di alcune kapò naziste responsabili della sorveglianza in alcuni campi di concentramento, accusate di aver negato aiuto a delle prigioniere intrappolate in una chiesa durante un bombardamento, delle quali solo una si è salvata. Guardacaso, una delle sorveglianti è proprio la donna con cui Michael aveva intessuto quella relazione anni prima...

Dopo una prima parte incentrata sulla love-story (o meglio sex-story) tra i due protagonisti, con evidenti rimandi ad Ultimo tango a Parigi, il film tenta di affrontare temi più seri nella seconda parte (ovvero: si può ritenere una persona colpevole di un determinato crimine solo perchè ha obbedito ad un ordine? Non è ipocrita la folla di persone di mezza età che grida "troia nazista" all'imputata, quando all'epoca tutti loro ne furono probabili sostenitori o simpatizzanti? Come Michael deve giudicare Hanna, che l'ha iniziato ai piaceri del'amore, ora che ha scoperto su di lei quest terribile verità? e così via) dando vita ad una parentesi giudiziaria con componente di scavo psicologico non particolarmente coinvolgente, per poi risolversi in un epilogo che definire patetico e strappalacrime è dir poco.
Le buone intenzioni non bastano a fare un bel film. La pellicola si trascina affannosamente per due ore tentando di farci entrare in empatia con i personaggi (solo la Winslet riesce nell'intento) con l'inserimento di scene che dovrebbero commuovere ed invece risultano tediose ed inutili (la visita di Michael ad un campo, la gita in campagna con le biciclette, l'incontro finale con la figlia della sopravvissuta che aveva testimoniato al processo, l'epilogo di Hanna in carcere).
In sostanza è un film che non fuziona, si salva solo la recitazione buona e la fotografia all'insegna di colori freddi con l'eccezione degli ambienti idilliaci immersi nella natura nella prima metà del film.

voto: 2/5

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