mercoledì 1 giugno 2011

7. Le avanguardie tedesche

Nella Germania degli anni ’20, vittima dell’inflazione e di un’estrema povertà, è di grande importanza la corrente artistica dell’astrattismo, movimento principalmente di ambito pittorico, che poi si diffonde anche al cinema con alcuni film sperimentali, costituiti semplicemente di composizioni ritmate di luci e giochi geometrici, senza alcuna narrazione. Le tecniche astrattiste verranno usate per molto tempo nel cinema successivo, come parentesi poetiche che sospendono la narrazione (si veda il viaggio astrale alla fine di 2001: Odissea nello spazio); sulla base di questa corrente nascono in Germania alcune avanguardie, le cui peculiarità sono quelle di tratteggiare situazioni oniriche (spesso da incubo) e l’utilizzo, molto maggiore che in passato, dei movimenti di macchina.

7.1 Espressionismo
Si contraddistingue per una forte distorsione de segno, ovvero uno sforzo di esternazione del sentimento che distorce tempo e spazio; per fare ciò si utilizzano molti effetti speciali; inoltre questi film sono spesso caratterizzati da elementi sovrannaturali (vampiri, spiriti, morti che ritornano) e fanno ricorso a scenografie sghembe ed architetture impossibili, Al risultato generale contribuiscono molto il cosiddetto effetto Scüfftan (ingigantimento delle scenografie attraverso giochi di specchi), l’uso di primi piani “demoniaci” e drammatici. Il film più compiutamente espressionista è considerato Das Kabinett Des Doktor Caligari (1919, di Robert Weine), che mette in immagini il delirio del protagonista, con lunghe inquadrature fisse che inquadrano fondali deliranti, ed un forte contrasto visivo fra luci ed ombre, metaforico del conflitto fra Bene e Male. Altri film espressionisti sono soliti collocarsi in un ben preciso contesto storico, circondandosi di un’aura ancor più magica ed esoterica (ad esempio Il Golem, 1914-1920, di Paul Wegener, ambientato nel XIX secolo); inoltre questi film, in opposizione alla brevità delle inquadrature del cinema russo, preferiscono un tempo più disteso con inquadrature più lunghe.

7.2 Kammerspiel
E’ praticamente l’opposto dell’espressionismo; si basa su minime sfumature di recitazione, e si caratterizza per numerosi movimenti di machcina che “perseguitano” i personaggi, andando a creare un inedito rapporto di vicinanza tra cinepresa ed attore, la cui mimica si fa quindi molto meno marcata; il film da camera è quindi l’apoteosi del volto e dei sentimenti umani (Il termine Kammerspiel indicava dei piccoli teatri con pochi posti, progettato per avvicinare spettatori ed attori).

7.3 Nuova oggettività
Modello per il neorealismo italiano, questa corrente di stampo documentaristico nasce con lo scopo di descrivere la disperata situazione in cui versava la Germania negli anni della crisi economica del primo dopoguerra, mescolando storie di finzione recitate a riprese dal vivo, per ottenere un generale effetto di realismo e verosimiglianza. Pabst, uno dei grandi registi di questa corrente, mescola tali elementi ad un’impostazione teatrale, per esempio in Lulu (1928).

7.4 Murnau e Lang
Friedrich Wilhelm Murnau sintetizza nei suoi film espressionismo e kammerspiel, raggiungendo con la cinepresa nuove vette di mobilità. In Nosferatu (1922) fonde fotografia e scenografia espressioniste con riprese in esterni con grande profondità di campo, seguendo con la cinepresa i movimenti spettrali del vampiro. ne L’ultima risata (1924) il dramma metaforico di un uomo che perde il lavoro è reso con forti distorsioni visive.
Fritz Lang è una figura che assomma caratteristiche provenienti dalle varie avanguardie, con il siultato di essere un autore unico. La descrizione socio-economica della Germania di quegli anni (e non solo) è argomento della saga del Dottor Mabuse (Il Dottor Mabuse, 1922; Il testamento del Dottor Mabuse, 1933; Il diabolico Dottor Mabuse, 1960); il suo film più celebre è Metropolis (1926), mix di passato da kolossal e futuro fantascientifico dalle scenografie ciclopiche, fonde in modo unico le meccaniche del cinema narrativo e le parentesi simboliche del racconto poetico. Il film sintetizza quindi i due punti di forza del cinema: mostrare e raccontare; allo stesso modo le inquadrature, pur funzionali allo svolgersi della vicenda, hanno anche una grande forza autonoma.

7.5 Conclusioni
Forse tutte queste innovazioni non sarebbero state possibili se la Germania non avesse vissuto questa fase da incubo della propria storia. Tuttavia sarebbe sbagliato vedere nel senso di potenza sprigionato da questi film i germi di un’estetica proto-nazista, anche perchè essa, come è evidente nei film-manifesto di Leni Reifenstalh Olympia (1936) e Il trionfo della volontà (1935) hanno uno stile del tutto diverso, incentrati sull’esaltazione del corpo umano e volti a creare una mitologia della razza.
I debiti del cinema moderno con le avanguardie tedesche sono evidenti: la fotografia espressionista influenzerà il noir ed i polizieschi americani; gli studi sulle inquadrature influenzeranno Welles, i movimenti di macchina Hitchcock e de Palma, l’astrattismo Molta Sci-fi degli ultimi decenni fino a Matrix.

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