venerdì 15 marzo 2013

Gabriele Salvatores

Sogno di una notte d'estate (1983)
Kamikazen ultima notte a Milano (1987)
Marrakech Express (1989)
Turné (1990)
Mediterraneo (1991)
Puerto Escondido (1992)
Sud (1993)
Nirvana (1997)
Denti (2000)
Amnèsia (2001)
Io non ho paura (2003)
Quo vadis, baby? (2005)
Come Dio comanda (2008)
Happy Family (2010)
Educazione siberiana (2013) - 3/5

Salvatores (1950) è noto per aver vinto l'Oscar per miglior film straniero con Mediterraneo. Di provenienza teatrale, una volta passato al cinema si specializza in commedie di viaggio. Dal 1997 avviene una svolta stilistica con il film di fantascienza Nirvana, cui seguono altre opere meno convenzionali che in passato e con una maggior componente drammatica.

-Educazione siberiana
Italia 2013 - drammatico/gangster/commedia - 110min.

Infanzia, adolescenza e giovane adultità di un gruppo di siberiani appartenente alla Urka, comunità criminale che governa la vita di un paesino della Transnistria (regione della Moldova auto-proclamatasi indipendente nel 1991, senza alcun riconoscimento internazionale).

Probabilmente Salvatores è stato attratto dalle smilitudini tra le logiche perverse che comandano le presunte regole morali di queste famiglie criminali (lotta allo spaccio di droga; rispetto dei malati mentali che sono considerati "voluti da Dio"; divieto di rubare se non ai ricchi e allo stato; divieto di uccidere se non strettamente necessario; tradizione tatuatoria) e quelle che governano le mafie nostrane, bassate su assurdi codici d'onore e "buona condotta". Il soggetto, in apparenza così distante dai canoni abituali di Salvatores e tratto dal romanzo omonimo e parzialmente autobiografico (ma sull'autenticità dei fatti narrati c'è discordia) di Nicolai Lilin, è in grado quindi di raccontare qualcosa di non troppo lontano da noi, in particolare l'attitudine a far prevalere le ragioni e gli interessi personali a quelli collettivi, i falsi alibi che ci creiamo per nascondere i nostri egoismi, gli atteggiamenti prevaricatori nei confronti degli altri. Se in apparenza può sembrare che questi criminali si occupino di aiutare i più bisognosi, in realtà non fanno altro che creare una zona d'ombra impenetrabile per lo stato, all'interno della quale combattere le proprie guerre private ed esercitare potere e controllo.
Il film tuttavia non si sofferma sulla descrizione dell'organizzazione criminale nel suo complesso, insistendo invece su un bizzarro racconto di formazione da parte di un gruppo di ragazzini appartenenti a questa comunità, che finiranno per prendere strade diverse e a scontrarsi una volta cresciuti. Da notare che tutti i personaggi del film sono più o meno negativi, e non esiste speranza di redenzione per nessuno: quello dell'Urka è un microcosmo chiuso i cui legami sono indissoluibili, a prescindere dall'età o dalla collocazione geografica di chi è nato al suo interno.
E' un peccato che la sceneggiatura non sia all'altezza del compito di fornire una linea narrativa coesa: molti elementi sono abbozzati ed abbandonati, alcune sequenze sembrano preludere a sviluppi che poi non avverranno, e malgrado il lungo arco temporale coperto non si assiste ad alcuna maturazione vera e propria dei personaggi, che rimangono privi di spessore dall'inizio alla fine. Tolto il carismatico nonno interpretato da John Malkovich, le vicende dei ragazzini non suscitano coinvolgimento, forse perchè si tratta di roba già vista e fatta meglio da altri (personalmente mi è stato impossibile non instaurare un paragone costante con C'era una volta in America). Dove la sceneggiatura fallisce, ci pensa la regia ad alternare i registri drammaturgici, condendo i picchi drammatici della vicenda con parentesi più leggere quando non umoristiche, cambi di registro coadiuvati da stacchi netti di montaggio e ricorso ad una variegata colonna sonora russo/occidentale.

Voto: 3/5

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