sabato 22 dicembre 2012

Mikael Marcimain

Call Girl (2012) - 3,5/5

Marcimain (1970), svedese, ha diretto varie serie tv svedesi di successo, ed è stato regista della seconda unità del film La talpa (2011) di Thomas Alfredson.

-Call Girl
Svezia/Norvegia/Finlandia/Irlanda 2012 - drammatico/thriller politico - 140min.

Nel 1976 in Svezia scoppia uno scandalo sessuale che coinvolge alcuni esponenti di spicco del governo ed un giro di prostituzione minorile. Il film si ispira a quegli eventi.

Il caso è noto come "affare Geijer" dal nome del ministro della giustizia svedese indagato coinvolto nello scandalo. La vicenda (alterata per esigenze di fictionalizzazione) viene narrata nei modi di un drammatico morboso prima, di un thriller politico alla Michael Mann poi, con un occhio attento allo spettacolo ma senza scadere nel compiacimento voyeuristico.

Il regista adotta il punto di vista di due personaggi: Iris (Sofia Karemyr), quattordicenne problematica affidata dalla madre ad una casa comune per adolescenti, nella quale si ricongiunge con la cugina Sonja e vivacchia tra droga e sesso facile fino a precipitare nel gorgo della prostituzione, e Sandberg (Simon J. Berger), coraggioso ed integerrimo poliziotto che segue il caso, fra pericoli e minacce sempre più incombenti. La mano sembra già quella di un esperto, eppure Marcimain (regista della seconda unità del recente La talpa) è al suo lungometraggio d'esordio; il punto di forza sta proprio nel tratteggiare un mondo di sfumature di grigio, e non di suddivisioni manichee: solo sandberg è un personaggio assolutamente positivo; gli altri, comprese le giovani e sfortunate protagoniste, si macchiano tutti di colpi più o meno pronunciate. Iris e Sonja sono due ragazzine del tutto irresponsabili ed istintuali, che sembrano agire sulla base di qualche forza estranea che le guidi anzichè in base alla loro volontà o razionalità. Semplici involucri di carne e strumenti di piacere sessuale agli occhi del potere, che le ottiene con il tramite di una perfida e glaciale maitresse (una perfetta Pernilla August, che ancor prima che a gesti o a parole, recita con il tono della voce). Infine i politici, descritti come la peggiore categoria umana possibile, falsi ed ipocriti criminali rivestiti di promesse e grandi sorrisi: un giudizio tout court figlio dello Zeitgeist del mondo contemporaneo caratterizzato da crisi economica e sfiducia nelle istituzioni.

Adrenalinico e affascinante per la ricostruzione ambientale (con molti brani da discoteca dell'epoca), è un thriller avvincente che grazie a montaggio serrato e la sceneggiatura solida regge per tutta la sua lunga durata. Tenete d'occhio il regista.

Voto: 3,5/5

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