martedì 10 aprile 2012

Formalismo e scuola di Bachtin

-il formalismo, corrente teorico-filosofica esistita in Russia fra il 1915 e il 1930, partita come studio letterario ed in seguito applicata anche ad altre arti, osteggia il verismo, e si concentra sull'opera d'arte in quanto stile e tecnica, a prescindere da qualunque contesto socio-storico-culturale, sostenendo che lo scopo dell'arte stava solamente nel suo essere estetica. Essi condividevano con Ejenstejn l'interesse verso la techne, i materiali ed i mezzi dell'artista/artigiano. Si concentravano molto sullo studio di ciò che chiamavano defamiliarizzazione o estraneamento, ovvero il modo in cui un testo fa aumentare la percezione del fruitore usando mezzi che deviano dalle norme stabilite, come quando Tolstoj parla della proprietà privata attraverso la prospettiva assurda di un cavallo. La loro costante enfasi sull'opera d'arte come costruzione li portò a concepire l'arte come un sistema di segni e convenzioni; infatti furono fra i primi ad analizzare l'analogia fra film e linguaggio, cercando di dotare il fenomeno filmico di una struttura precisa. Il montaggio filmico era quindi paragonato alla prosa letteraria, ed il ritmo in poesia era paragonato allo stile al cinema. Sono quindi fra i primi a compiere in ambito letterario e cinematografico la distinzione tra fabula (la narrazione ordinata dei fatti) ed intreccio (la narrazione all'interno della struttura artistica, libro o film che sia).

-alcuni nodi teorici del formalismo: rifiuto della visione romantica, delle questioni di classe e degli aspetti economici; insistenza sull'autoconclusività dell'opera d'arte; rifiuto di una visione realista dell'arte. Inoltre abbozzano una fenomenologia dello spettatore, spiegando come sia necessaria la sua solitudine per immeregersi totalmente nel film, diventando sordo e muto a qualsiasi altra cosa.

-nel 1928 la scuola di Bachtin prende le distanze dalla teoria formalista (di cui inizialmente faceva parte), criticandola proprio in quanto meccanicistica ed astorica. Essa infatti non tiene affatto conto delle evoluzioni dell'arte stessa, né delle sue implicazioni con la politica, l'economia, la società in generale. Insomma secondo Bachtin il “dentro” del film è inevitabilmente influenzato dal “fuori”, e a sua volta lo influenza.

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