mercoledì 31 agosto 2011

Kiyoshi Kurosawa

1983 Kandagawa Wars (Kanda-gawa Inran Senso)
1995 Shoot Yourself 1 The Heist (Katte ni Shiyagare!) colloquially translates as "Do whatever the fuck you want!"[6]
1995 Shoot Yourself 2 The Escape
1996 Shoot Yourself 3
1997 Cure (キュア Kyua)
1998 Serpent's Path (蛇の道 Hebi no michi)
1998 Eyes of the Spider (蜘蛛の瞳 Kumo no hitomi)
1998 License to Live (ニンゲン合格 Ningen gōkaku)
1999 Barren Illusions (大いなる幻影 Ōinaru genei)
2000 Charisma (カリスマ Karisuma)
2001 Kairo (回路), aka Pulse - 4/5
2001 Seance (降霊 Kōrei)
2003 Bright Future (アカルイミライ Akarui mirai)
2003 Doppelganger (ドッペルゲンガー Dopperugengā)
2005 Loft (ロフト Rofuto)
2006 Retribution (叫 Sakebi)
2008 Tokyo Sonata (トウキョウソナタ Tōkyō Sonata)

Kurosawa (1955), giapponese, conosciuto principalmente per i suoi j-horror, è uno dei grandi registi del Giappone contemporaneo.

-Kairo
Giappone 2001 - horror - 114min.

E' uno dei migliori film del dopo Duemila, un viaggio apocalittico e profondamente inquietante nella solitudine dell'uomo contemporaneo.

Tokyo, grigia e spettrale. Si intrecciano due storie: da una parte un gruppo di ragazzi che lavorano in una serra, dall'altro un giovane studente che ha appena sottoscritto l'abbonamento ad Internet pur essendo negato con i computer. Cosa lega le due vicende? i primi cominciano a sparire misteriosamente uno dopo l'altro senza apparenti spiegazioni, il secondo è assillato da un inquietante sito che trasmette in streaming un uomo incappucciato chiuso in una stanza e la scritta "Ti piacerebbe incontrare un fantasma?". Strani suicidi e misteriose sparizioni avvengono in tutto il paese: i morti stanno invadendo il modo dei vivi.

Oltre ad essere un capolavoro di suspence con memorabili situazioni da brivido (ma senza mostrare mai una goccia di sangue), è anche un'amara riflessione sull'alienazione prodotta dalla tecnologia, sulla trasformazione dell'essere umano in automa (tema cui il cinema giapponese del dopo Tetsuo si dedica costantemente) sull'assenza di comunicazione nel mondo dei mass-media, sull'artificialità dei sentimenti, sulla disperata ricerca di una via di fuga che può sfociare nel suicidio. Profondamente giapponese dunque, eppure in grado di farsi capire anche dal resto dell'Occidente (ad Hollywood è stato fatto un remake nel 2006, purtroppo orribile rispetto a questo). Si sente la mano di un grande regista a dirigere la cinepresa, guidando lo spettatore in una storia terribilmente triste ancora prima (o forse proprio per questo) che terribilmente spaventosa. Nonostante qualche lungaggine di troppo, resa ancor più evidente dal ritmo lento (da marcia funebre) del film, almeno alla prima visione sarà facile rimanere totalmente coinvolti dalla storia, che si dipana lenta ed enigmatica fino al finale, tipico dell'horror nipponico, che non spiega tutto e lascia la storia in sospeso: il compito di farla finire bene spetta a noi.
Kairo sarà per le generazioni future un documento testimoniante i problemi della società industriale del dopo 2000.

Voto: 4/5

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