domenica 10 luglio 2011

9.Neorealismo

E’ il movimento che più influenzerà il cinema successivo. Viene convenzionalmente circoscritto fra il 1943 (anno di Ossessione di Luchino Visconti) ed il 1952 (anno di Umberto D. di Vittorio de Sica). Pur avendo ancora molti elementi del cinema narrativo classico, il neorealismo, nato in un periodo di devastazione e miseria, eppure ansioso di raccontare e mostrare, rivoluziona la forma della narrazione. Già il cinema italiano bellico era lontano dagli stereotipi eroistici americani, e ritraeva invece uomini semplici, ansiosi di tornare a casa. Il caos politico-militare della fase finale della guerra in Italia si riflette poi nei film del periodo: i codici del cinema classico sono abbandonati; l’unità base del racconto non è più l’inquadratura, ma il fatto in sè, l’evento appena ripreso dall’obbiettivo. La novità del neorealismo è cioè il caos della realtà quotidiana. Spesso lo spettatore viene coinvolto in prima persona da voci fuori campo o sguardi in macchina; è finito il regime del narratore onnisciente e del montaggio invisibile. Il neorealismo deriva le sua novità dal fatto di essere un cinema povero: di mezzi, soldi, strutture, stile. Altra caratteristica è la predominanza della soggettiva, più propria del reportage che della narrazione: lo spettatore non è più un dio, bensì è incerto e confuso quanto il protagonista della pellicola.

9.1 poetica
E’ un cinema “sporco, disordinato e impreciso”. I neorealisti teorizzano un legame fra cinema e realtà, l’intento è quello di mostrare la realtà così com’è. Ciò è ovviamente impossibile, ma è il loro scopo; per far ciò cercano di ridurre al minimo l’artificialità: le riprese sono sempre in location, mai in studio; gli attori spesso non sono professionisti; si privilegia il piano sequenza con realismo della durata. La poetica è comunque diversa dall’applicazione pratica, dove si ottengono anche effetti paradossalmente opposti.

9.2 Gli autori
-Vittorio de Sica: attore, ex interprete dei film dei “telefoni bianchi” (commedie borghesi). Esordisce alla regia negli anni ’30. Il suo primo film neorealista, Ladri di biciclette (1947) ha in realtà la classica struttura fiabesca della quest, ed è pieno di effetti di drammatizzazione romanzesca. E’ inoltre molto costruito, basato sulla contrapposizione fra interni ed esterni, pieni e vuoti.
Miracolo a Milano è l’estremizzazione fiabesca di questi concetti.
Umberto D. rappresenta l’estremo realismo di durata.
-Roberto Rossellini: cattolico, inizialmente simpatizzante fascista, nel 1945 gira Roma città aperta, in cui tutti i personaggi sono antifascisti. Poi gira Paisà, film a episodi dal nord al sud Italia, e Germania anno zero, fra le rovine di Berlino. Dopo Viaggio in Italia non si occuperà più di cinema, dedicandosi a lavori televisivi.
-Giuseppe de Santis: è l’unico ad avere un successo popolare. Inizialmente critico presso la testata Cinema, subisce l’influenza del modello hollywoodiano di genere (western, musical, commedia) da una parte, di quello russo dall’altra; realizza quindi film ibridi popolari-spettacolari. Il risultato più noto è Riso amaro (1948).
-Luchino Visconti: nobile, cosmopolita, comunista, omosessuale. Inizialmente aiuto regista del francese Renoir, dà il via al movimento neorealista con ossessione (1943) girato a Ferrara con attori non professionisti. Il film è in esterni, sul delta del Po, in una stazione di servizio. La denominazione del movimento si deve al montatore Mario Serandrei, che scrivendo al regista a proposito del girato parla di “immagini neorealiste”.
9.3 Conclusione
Il neorealismo è un movimento, non una scuola, basato sull’idea che l’arte deve affrontare la realtà, il vivere quotidiano, aiutando il pubblico osservatore.

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