giovedì 25 aprile 2013

Brian De Palma

Oggi sposi (The Wedding Party) (1963-1966)
Murder à la Mod (1968)
Ciao America! (Greetings) (1968)
Dionisio nel '69 (Dionysus) (1970)
Hi, Mom! (1970)
Conosci il tuo coniglio (Get to Know Your Rabbit) (1972)
Le due sorelle (Sisters) (1973)
Il fantasma del palcoscenico (Phantom of the Paradise) (1974)
Obsession - Complesso di colpa (Obsession) (1976)
Carrie, lo sguardo di Satana (Carrie) (1976) - 3/5
Fury (The Fury) (1978)
Vizietti familiari (Home Movies) (1980)
Vestito per uccidere (Dressed to Kill) (1980)
Blow Out (1981)
Scarface (1983)
Omicidio a luci rosse (Body Double) (1984) - 3/5
Cadaveri e compari (Wise Guys) (1986)
Gli intoccabili (The Untouchables) (1987)
Vittime di guerra (Casualties of War) (1989)
Il falò delle vanità (The Bonfire of the Vanities) (1990) - 3/5
Doppia personalità (Raising Cain) (1992)
Carlito's Way (1993)
Mission: Impossible (1996)
Omicidio in diretta (Snake Eyes) (1998)
Mission to Mars (2000)
Femme fatale (2002)
The Black Dahlia (2006)
Redacted (2007)
Passion (2012) - 2,5/5

De Palma (1940) è uno dei più noti registi di genere della New Hollywood. Prima di essere ostracizzato dal cinema americano a causa dello scomodo Redacted, aveva ottenuto successo con pellicole arcinote come Gli Intoccabili, Carlito's Way e Mission: Impossible.

-Carrie
USA 1976 - thriller/horror -94min.

Dal romanzo breve di Stephen King:  Carrie, ragazza con poteri paranormali vessata da una madre fanatica religiosa e vittima di bullismo da parte delle compagne di scuola, reagisce negativamente ad un'ennesima provocazione.

Non ancora divenuto celebre per i suoi migliori film, De Palma mostra già un'invidiabile competenza registica: pur attenendosi scrupolosamente al libro, dovendosi anzi astenere dai particolari più scabrosi (cioè i rimandi alla dissolutezza sessuale delle giovani collegiali americane), sa costruire un clima di tensione in crescendo fino all'esplosione finale. La breve durata è un punto a favore perchè permette al film di non avere tempi morti, di approfondire quanto basta i personaggi principali, di restituire un'aura malsana del mondo adolescenziale come agglomerato di pulsioni trattenute e sfoghi sui più indifesi (molto similmente a ciò che accade nell'infanzia; si tratta in effetti di ragazzi e ragazze profondamente immaturi, per non parlare degli adulti!). La regia si concede qualche tocco personale nella sequenza d'apertura (un carrello laterale al ralenti nell ospogliatoio femminile con un musica antitetica) ed un bel piano-sequenza che mostra i preparativi del misfatto nel pre-finale con un dolly che si alza e si abbassa andando da tutte le parti. Molto bene anche gli attori.
I difetti risiedono più che altro nel malo modo in cui è invecchiata la pellicola in termini dei meccanismi di spavento proprio del thriller di quel periodo, ormai del tutto innocui a livello di provocazione visiva. Inoltre il rapporto madre-figlia è stato troppo sacrificato, soffremandosi invece sui teenagers, anticipando così i teen horror di Wes Craven.

Voto: 3/5

-Omicidio a luci rosse
USA 1984 - thriller - 114min.

Un attorucolo senza speranze, tradito dalla compagna e sbattuto fuori di casa, accetta l'offerta di un amico di andare a rsiedere a casa di un conoscente che è via per lavoro. Da qui, tramite un binocolo, spia la sensuale vicina che si esibisce ogni sera in un ballo erotico in camera da letto. Quando si accorge che la ragazza è minacciata da un losco individuo, l'attore tenta di mettersi in contatto con lei per avvertirla del pericolo.

Oggi può apparire leggermente sorpassato in quanto a portata provocatoria, ma all'epoca ebbe un sicuro impatto nel pubblico per la descrizione dell'oscuro mondo della pornografia, la faccia nascosta del cinema americano. Avventurandosi negli ambienti delle pornostar e del mercato del sesso, il protagonista si trova coinvolto in un diabolico doppio gioco con finale a sorpresa. Con una sceneggiatura avvincente De Palma trae uno dei suoi thriller più riusciti, facendo ricorso al sensuale accompagnamento musicale di Pino Donaggio e al suo occhio esperto che assicura una messinscena figurativamente elegante, con geometrici piani-sequenza ed un accorto uso di primi piani e dettagli che impediscono una visione d'insieme.  Forse il finale va un po' troppo sopra le righe, ma è il bello del film di genere senza ambizioni di critica sociale o veicolo di messaggi particolari: puro entertainment, morboso, semiserio e voyeuristico al punto giusto.

Voto: 3/5

-Il falò delle vanità
USA 1990 - commedia nera - 126min.

Uno yuppie di Wall Street (Tom Hanks) sta tornando a casa in macchina con la sua amante (Melanie Griffith) quando, persosi in auto nel Bronx, ha un ddverbio con un paio di ragazzotti afroamericani; in fuga, la donna alla guida travolge per sbaglio uno dei due ragazzi. Nessun testimone, ma un giornalista alcolizzato in cerca di scoop (Bruce Willis) non si fa sfuggire l'occasione e monta su un caso di ricchi bianchi che la fanno franca ai danni dei poveri negri d'America. Scoppia un putiferio, con doppi giochi, macchinazioni e marciume umano della peggior specie.

Politici corrotti, predicatori al soldo del miglior offerente, arroganza delle classi bianca degli anni '80, distribuzione iniqua della ricchezza, tradimenti e pugnalate alla schiena: questa l'America degli Eighties, tradotta sullo schermo da un De Palma in forma ed ingiustamente snobbato, forse perchè al registro serio del romanzo da cui trae la sceneggiatura preferisce gettarsi nel grottesco, nel riso amaro di una commedia in cui si ride parecchio ma si è anche disgustati dall'umanità messa in scena. Spesso de Palma non è stato capito nei suoi caustici attacchi alla società USA, di cui coraggiosamente ha mostrato i lati più problematici, su tutti i lcriminee dilagante e la non-dignità delle persone che ricoprono ruoli di potere o responsabilità (l'appello del giudice a fine film - "siate dignitosi" - è emblematico); quando l'ha fatto più esplicitamente con Redacted è stato praticamente esiliato da Hollywood, segno che sa colpire nel segno delle problematiche del suo paese. Il film è agile, scattante e coinvolgente, non annoia nelle sue due ore abbondanti, certo è un po' sopra le righe in merito a recitazione e montaggio, ma tecnicamente è un manuale di regia, con il celebre piano-sequenza iniziale che segue Willis in un labirintico sotterraneo metropolitano e poi per tutto il film si concede accorti movimenti di macchina, split-screen ed altre amenità, una vera gioia per gli occhi specie se si considera la monotonia della messinscena spesso imperante nella Hollywood contemporanea, svuotata di personalità chiaramente riconoscibili stilisticamente ( a meno che non si tratti di qualche veterano attivo ormai da decenni).

Voto: 3/5

-Passion
Germania/Spagna/Francia/UK 2012 - giallo/thriller - 94min.

 Due donne lavorano in un'agenzia di pubblicità che realizza campagne prmozionali di portata mondiale per grandi aziende: la posta in gioco è semrpe alta, ognuno è pronto a scavalcare gli altri, se fai un errore sei segnato. Christine (Rachel McAdams) è il capo: sexy, perversa, spregiudicata nei metodi. Isabelle (Noomi Rapace) lavora per lei, un po' la ammira, un po' la teme, un po' vuole scavalcarla. Due fatti (Christine si attirbuisce il merito di un'idea di Isabelle; Isabelle va a letto con uno degli amanti di Christine) scatenano una spirale di intrighi, doppi giochi e vendette che si risolvono in un omicidio di cui si fatica a trovare il colpevole.

E' un film che vive di alti e bassi: De Palma si diverte a dipingere un mondo di alti affari, di big money, di lusso e vizio, come ha fatto più volte nel corso della sua carriera, qui dall'ottica del business, degli evanescenti uffici di vetro e metallo e dell'elettronica griffata Apple. Per di più usa questa cornice per mettere in scena una storia di rivalità femminile, ovvero una potenziale arma di distruzione di massa (e infatti non può che scorrere del sangue prima o poi). Dopo una prima metà piuttosto lenta che ci presenta questo mondo di lusso tecnologico e di passioni morbose, c'è una virata estetica verso un'atmosfera allucinatoria che prelude al crimine ed alla fase più propriamente gialla del film; il ritmo di montaggio si fa più sostenuto e si entra nel vivo di una storia investigativa che non si perde in chiacchiere e mostra il talento di de Palma sceneggiatore nell'inanellamento dei colpi di scena. Si procede così in modo semrpe più serrato verso un finale thriller che spiega praticamente tutto ma lascia aperto un spiraglio (i miei lettori abituali sanno che io malsopporto questo modo di non-chiudere i film).
A fronte di un eccellente lavoro di fotografia e scenografia si notano alcune scelte di scrittura che oscillano fra la banalità (si tratta in sostanza di un classico whodunit condito da elementi lesbo-thriller che De Palma ha già sperimentato in altri suoi film, e non certo nei migliori), l'incoerenza (troppo trasformista il personaggio di Isabelle, troppo repentini i cambi di atteggiamento di alcuni comprimari) e la confusione (solo io non sono riuscto a capire esattamente dove sia ambientata la maggior parte del film? Esclusa la parentesi londinese, l'ufficio sembra essere collocato in Germania, anche se parlano tutti in inglese; poi però i poliziottii parlano tra loro in tedesco; mi pare che si parli anche francese in un paio di momenti...), dando un'impressione generale di inccompiutezza a tutta l'opera.
Anche i tipici espedienti realizzativi del regista (piani sequenza e split-screen, entrambi donano molta eleganza alle scene) sembrano usati un po' a casaccio: non ne ho capito a fondo l'utilità, soprattutto del secondo.

Voto: 2,5/5

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