-secondo Baudry (1975) il cinema, come il mito della caverna di Platone, mette in una condizione di isolamento e regressione nell'io inconscio simile ad uno stadio onirico.
-Metz analizza la questione del piacere/dispiacere nel film: un film può non piacere non perchè sia fatto male, ma perchè va a toccare paure e frustrazioni intime innescando un meccanismo di difesa nello spettatore che rifiuta il film (e allo stesso modo un film può piacere per motivi opposti).
-Altri concetti propri del periodo sono la teoria dello schermo (in base a cui si considerava Hollywood come fabbrica dei sogni in negativo, cioè promozione da parte dell'industria dominante di fantasie di evasione che provoca alienazione) e l'applicazione al film del complesso di Edipo: il cinema è edipico non solo nelle storie (che spesso parlano di un protagonista maschile che supera i suoi problemi con la Legge paterna) ma anche nel processo di negazione e feticismo, per cui lo spettatore è consapevole della natura illusoria dell'immagine ma ci crede lo stesso, sospendendo l'incredulità, rassicurato dal fatto che c'è una distanza tra spettatore e spettacolo che ci permette di guardare senza subire conseguenze (voyerismo).