-La teoria dei film anni '60-70, di sinistra, ereditava da Brecht la critica al realismo.
Alcuni scopi del teatro brechtiano (applicabili anche al cinema per questi teorici):
1.non generare spettatori passivi/omologati/zombie
2.superare il binomio spettacolo-educazione come dicotomia, e vederlo invece come un connubio. 3.critica di aspetti fatalistici/destinali: è il singolo uomo comune che decide la propria storia. 4.arte come richiamo alla prassi: lo spettatore è chiamato all'azione, non solo alla contemplazione.
5.rivelare gli effetti di alienazione che la società moderna provoca sull'individuo, che non li riconosce più come alienanti ma li considera normali.
Alcuni metodi per raggiungere tali scopi:
1.frantumare le unità aristoteliche di spazio/tempo/azione
2.rifiuto degli eroi/star, della super-esaltazione di un personaggio tramite motaggio, illuminazione o qualunque artificio.
3.recitazione distaccata e distanziata, per esempio facendo parlare l'attore in terza persona o al passato (Carmelo Bene un po' ha preso da questo!)
-Il teorico Peter Wollen, sulla base di questi spunti, traccia quindi uno schema di contro-cinema, ovvero un cinema sovversivo opposto a quello mainstream (punti ripresi evidentemente da Godard)di cui alcuni punti sono:
1.interruzione sistematica del flusso della narrazione
2.estraniamento attraverso recitazione brechtiana e suono asincronico.
3.far risaltare la macchina filmica, eliminando l'illusione di realtà e spostando l'attenzione sui processi di creazione di significato.
4.esporre le mistificazioni presenti nella finzione filmica.
-infine, alcuni pericoli del brechtianismo:
1.scientismo/razionalismo (fede esorbitante in ragione e scienza)
2.maschilismo (mancanza di valori e cultura femministe) (non lo metterei fra i difetti...) 3.centrismo di classe (a scapito di altri aspetti sociali, come sesso, razza, nazione) 4.monoculturalismo europeo.