martedì 10 aprile 2012

Realismo

-Dopo l'avvento del sonoro i teorici si divisero in idealisti (i puristi dell'immagine) e realisti. La dicotomia realista/formalista, Lumière/Méliès vede contrapposte due idee inconciliabili: infatti entrambe sono normative ed esclusiviste, cioè pensano che il cinema debba seguire un certo percorso preciso.

-A fine WWII, nasce in Italia il neorealismo, che esalta l'intento sociale e mimetico con la realtà. Il suo principale teorico è Cesare Zavattini (che è anche uno dei principali sceneggiatori del periodo). Il dibattito neorealista è alimentato da una fioritura di riviste cinematografiche in quel periodo in Italia, come Bianco e Nero, Cinema, Filmcritica. Secondo Godard questo rinascimento cinematografico italiano deriva dal fatto che L'Italia aveva fatto parte dell'Asse ma aveva sofferto sotto il suo potere, così aveva perso la sua identità nazionale e voleva ricostruirla attraverso il cinema.

-Per Zavattini “BISOGNA CHE LO SPAZIO TRA VITA E SPETTACOLO DIVENTI NULLA”. Quindi spettacolo e vita devono coincidere, è la vita che si affaccia direttamente sullo schermo. In questo senso Zavattini osteggia apertamente il formalismo, che impone una netta separazione tra arte e vita. Per lui il film valorizzerà dimensioni come l’ordinario e il normale, poiché nessun soggetto è troppo banale per il cinema.

-E’ un cinema “sporco, disordinato e impreciso”. I neorealisti teorizzano un legame fra cinema e realtà, l’intento è quello di mostrare la realtà così com’è. Per far ciò cercano di ridurre al minimo l’artificialità: le riprese sono sempre in location, mai in studio; gli attori spesso non sono professionisti; si privilegia il piano sequenza con realismo della durata.

-Il neorealismo trova molti estimatori in Francia, ad esempio Andrè Bazin e Kracauer, secondo cui questa corrente si avvicinava al concetto di cinema totale (1967), una perfetta rappresentazione mediatica della realtà. Per questo motivo tali teorici videro positivamente l'introduzione del sonoro e quella del colore nel cinema, che diventava così sempre più simile alla realtà. Gli estimatori odierni di quest'impostazione quindi guardano favorevolmente alle successive innovazioni quali IMAX e 3D. Bazin si opponeva al vecchio modello di cinema “dell'immagine”, basato sul montaggio e sul sezionamento dello spazio-tempo (come i sovietici e gli espressionisti tedeschi), promulgando invece il cinema “della realtà”, che valorizza storie scarse di eventi, il ritmo lento e viscoso, le vicende plausibili, con i piedi per terra.

-nella sua opera più nota, Teoria del film (1960) Kracauer spiega che il cinema ha l’inclinazione di seguire il flusso della vita, il succedersi degli eventi e l’evoluzione dell’uomo e delle cose. Il cinema deve analizzare persone e cose con un atteggiamento esplorativo e scientifico. Egli definisce questa propensione del cinema “estetica materialista”. Il cinema restituisce la realtà dei fatti, è la documentazione del reale attraverso la fotografia (anche Bazin si dà una risposta simile nel suo libro Che cos'è il cinema?). Nonostante i pericoli di lavaggio del cervello operato dai media di cui si era da poco avuta dimostrazione con i film propagandistici nazisti, Kracauer rimane convinto della potenza democratizzante e modernizzante del cinema.

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