-Epstein era favorevole, sostenendo che la photogenie del sonoro poteva completare quella dell'immagine; Ejzenstejn scriverà con Pudovkin il “manifesto dell’asincronismo” (1928), dichiarandosi a favore di un utilizzo del suono non sincronizzato con le immagini.
-Renè Clair era contrario, dichiarando che “il cinema deve rimanere visivo ad ogni costo”; anche Dulac considerava il cinema come un'arte necessariamente muta.
-Alcuni teorici vanno più cauti, riconoscendo pregi e difetti al sonoro: ad esempio il teorico ungherese Bela Balasz è dapprima scettico sull'uso del sonoro, specie nei dialoghi, perchè minano l'espressività attoriale; in seguito si ricrede, anche perchè con l'avvento anche il suo contrario, ovvero il silenzio, può essere utilizzato coscientemente come mezzo si significazione.