venerdì 9 settembre 2011

Ridley Scott

I duellanti (The Duellists) (1977) - 3/5
Alien (1979) - 4/5
Blade Runner (1982) - 3,5/5
Legend (1985)
Chi protegge il testimone (Someone to Watch Over Me) (1987)
Black Rain - Pioggia sporca (Black Rain) (1989)
Thelma & Louise (1991)
1492: la conquista del paradiso (1492: Conquest of Paradise) (1992) - 3/5
L'Albatross - Oltre la tempesta (White Squall) (1996)
Soldato Jane (G.I. Jane) (1997)
Il gladiatore (Gladiator) (2000)
Hannibal (2001)
Deludente.
Black Hawk Down (2001)
Il genio della truffa (Matchstick Men) (2003)
Le crociate (Kingdom of Heaven) (2005)
Jonathan, episodio di All the Invisible Children, co-regia con Jordan Scott (2005)
Un'ottima annata (A Good Year) (2006)
American Gangster (2007) - 3/5
Nessuna verità (Body of Lies) (2008)
Robin Hood (2010)
Prometheus (2012) - 2,5/5

Scott (1937) è uno dei registi inglesi più famosi del mondo. Autore di numerosi blockbuster (di cui è indubbia la perizia tecnica), deve la sua fama ai suoi primi 3 film: I duellanti e, soprattutto, il dittico fantascientifico di Alien e Blade Runner, capolavori di genere. La spettacolarità non manca mai nelle sue pellicole, vere e proprie esibizioni di virtuosismo tecnico. Negli anni si è mantenuto su buoni livelli, con poche cadute, realizzando film di generi diversissimi, sebbene ultimamente stia cedendo spesso alle lusinghe del kolossal made in Studios.

-I duellanti
(The Duellist) di Ridley Scott - GB 1977 - drammatico - 101min.

Lungometraggio d'esordio di Scott, regista pubblicitario, tratto da un racconto di Conrad del 1908.

E' la storia di un'assurdo confronto, protrattosi dal 1800 fino al 1816, tra due ufficiali (Keith Carradine e Harvey Keitel) dell'esercito, napoleonico prima, regio francese poi, la cui disputa, scaturita da una futilità, consiste nello sfidarsi in un duello all'ultimo sangue (con spade prima, con pistole poi) continuamente interrotto per varie questioni fino alla resa dei conti finale.

Nel descrivere l'immotivata rivalità fra i due personaggi, esaltati ed esaltanti, dunque l'ossessione atroce che divora la razionalità, Scott dipinge un ritratto dell'immensa stupidità umana. Lo fa con la classe di un regista già competente, saggio nell'equilibrare le scene di lotta con intermezzi descrittivi e paesaggistici, aiutato senza dubbio dall'ottima interpretazione dei due protagonisti, da cui dipende effettivamente la riuscita del film. Sotto un'elegante confezione, tuttavia, non emerge molto più che un raffinato esercizio di stile; inoltre l'approfondimento psicologico e l'evoluzione diacronica di uno dei due duellanti (Carradine, di cui si adotta il punto di vista) a totale discapito dell'altro non pare una scelta azzeccata: tutti o nessuno sarebbe stato meglio.


Voto: 3/5

-Alien
Alien
GB 1979 di Ridley Scott - fantahorror - 117 min.

E' un capolavoro di suspance, di sceneggiatura, di fotografia e di effetti speciali. Forse è il capolavoro di Scott (altri gli preferiscono Blade Runner), un film indimenticabile per l'agghiacciante atmosfera ed il fascino visivo e sonoro.
Sigourney Weaver vi trova la miglior performance della carriera, dando vita all'innovativo personaggio di Ellen Ripley, eroina femminile come al cinema non se ne erano mai viste.
Ripley è ufficiale in seconda dell'enorme astronave da carico Nostromo, che in un lontano futuro sta tornando alla base dopo una missione di routine. L'equipaggio è interamente ibernato, ed ogni funzione della nave è gestita dal computer centrale Mother. La sequenza introduttiva ci fa fare un tour all'interno dell'enorme astronave, completamente priva di equipaggio: lunghi corridoi vuoti, monitor spenti e nessuna traccia di vita. Il silenzio è bruscamente interrotto dal segnale emesso da un terminale, cui segue la sveglia dell'equipaggio. Mother ha captato un segnale radio (S.O.S. o segnale di minaccia?) proveniente da un pianeta vicino, e sveglia l'equipaggio dal sonno criogenico affinchè investighi sul fatto, come prescritto dalle norme spaziali vigenti. Con una piccola scialuppa gli astronauti sbarcano sul pianeta disabitato, dove si imbattono in un'enorme struttura aliena simile ad un'astronave precipitata e distrutta. all'interno scoprono una vasta nidiata di uova aliene da una delle quali esce un essere indefinibile che si attacca al volto di uno del gruppo. Rientrati in tutta fretta a bordo della Nostromo, il medico di bordo Ash tenta la rimozione dell'essere, senza riuscirci. Poco tempo dopo l'animale risulta scomparso, per poi essere tovato morto, staccato dall'astronauta che si riprende molto affamato. Tutto sembra andare per il meglio, ovviamente non sarà così.
Scott si concentra su poche idee (l'azione che si svolge in uno spazio chiuso in cui si gioca ad un nascondino mortale, le continue metamorfosi dell'Alien che non permettono mai di sapere che creatura ci troveremo davanti, l'apparente invincibilità del mostro, la carne da macello costituita dall'equipaggio, di cui lo spettatore si domanda chi riuscirà a salvarsi) sviluppandole all'estremo della tecnica e del fascino visivo-sonoro, allestendo il miglior fantahorror mai creato (probabilmente insieme a La "Cosa" da un altro mondo del '51, che però non sono ancora riuscito a vedere), claustrofobico e intollerabile, gore quanto basta per ripugnare e attrarre a un tempo, innovatore nel trattare un genere di norma veloce e frenetico con sequenze lente, con rilassati movimenti di camera che mimano il dolce fluttuare della nave nello spazio. Spazio che qui più che mai è simbolo dell'inconscio, specchio in cui si riflettono le nostre più profonde paure, ed ovvimanete metafora del buio della sala cinematografica, sul cui schermo vengono proiettate le mostruose immagini dell'Alien pronto ad afferrarci.
Interpretazioni impeccabili fra cui spicca, oltre alla protagonista, Ian Holm nel ruolo del medico Ash. Consigliatissimo a tutti.

Voto: 4/5

-Blade Runner
di Ridley Scott - USA 1982 - fantascienza - 108min.

E' un grande film di fantascienza, incentrato sulla decadenza della metropoli del futuro da una parte, sulla perdità di umanità e la meccanizzazione del corpo dall'altra. Rimanda sia a Lang che a Cronenberg, anticipa Cameron e non ha molto da spartire con Alien, la precedente opera fantascientifica del regista. Rimane un film molto personale che conferma il talento di Scott nel primo decennio della sua carriera.

In un recente futuro (fra pochi anni in effetti, anche se all'epoca in cui il film è stato girato pareva un pò meno prossimo) l'umanità ha creato i replicanti, biomacchine umanoidi, spesso inconsapevoli della propria natura artificiale, usati come forza lavoro. Quando iniziano ad elaborare un'emotività propria (e ad essere quindi meno controllabili) si decide di prendere delle contromisure poco gentili. Alcuni sono fuggiti dalla colonia di lavoro e si sono rifugiati sulla Terra, mimetizzandosi fra le persone. A Los Angeles, nel 2019, un'unità speciale della polizia, i Blade Runner, si occupano dello stanamento e dell'eliminazione di tali replicanti. Al veterano Deckart è affidato l'ultimo caso presentatosi: la fuga di cinque replicanti potenzialmente pericolosi.

La pellicola vanta un eccezionale apparato scenografico e stupefacenti effetti speciali (considerando che sono del 1982!) che non sfigurano affatto ancora oggi, rendendo la storia godibile e coinvolgente. Dopo Star Wars, Harrison Ford (Deckart) ricopre un altro ruolo in ambito fantascientifico con professionalità. Il paesaggio urbano (piovoso e notturno come nei classici noir) è un vero e proprio personaggio, non un semplice sfondo come spesso accade in questo genere di film. L'azione, piuttosto contenuta, lascia spazio alla descrizione della psicologia di Deckart, alle prese con rimorsi di coscienza e angoscia esistenziale. Ambizioso, onirico, filosofico, è il film per cui si sarebbe dovuta coniare l'espressione (che è invece stata adottata per "The Matrix") "intellectual action movie". Il finale convenzionale è un pò deludente, ma nelle numerose riedizioni pubblicate negli anni ne è presente uno differente. La durata varia a seconda dell'edizione, ma recentemente è stato pubblicato un cofanetto che dovrebbe contenerle tutte (mi pare siano 5). Vedendolo oggi, sul versante "action" pare purtroppo aver perso un pò di ritmo, a confronto dei ritmi adrenalinici dei più moderni film d'azione, ma la sua riflessione sulla perdita (o la ricerca) di identità in una società sempre più alienante è quantomai attuale e ne incentiva la visione.

Voto: 3,5/5

-1492: la conquista del paradiso
GB/FR/SP/USA 1992 - storico - 150min.

Realizzato in occasione dell'anniversario dell'impresa di Colombo, questo kolossal grandioso offre il ritratto di un uomo che vive per i suoi sogni, ma che a causa dei essi è rovinato e distrutto. Tuttavia accetta il suo destino a testa alta, consapevole di "avercela fatta".

Oltre alla prima spedizione si narrano le successive peripezie di Colombo fino alla sua prigionia nel 1500, con didascalie finali riguardo i suoi ultimi viaggi.

E' un poema visivo sul giallo oro e sul verde smeraldo, quasi a simboleggiare le pietre preziose che gli spagnoli cercano con tanta avidità senza trovare ("Le ricchezze non rendono l'uomo libero, lo rendono solo più occupato"). Ottimo Depardieu, che interpreta con partecipazione la gioia prima, la delusione poi del navigatore genovese. Straordinaria colonna sonora di Vangelis.

Voto: 3/5

-American Gangsters
USA 2007 - gangster/poliziesco - 132min (versione estesa: 150min.)

E' il miglior film di Scott dal 1991 (anche se non mi pronuncio su Black Hawk Down che non ho visto per intero), grazie anche ai due interpreti principali, Denzel Washington nei panni del boss del crimine Frank Lucas e Russel Crowe in quello del poliziotto della narcotici Ritchie Roberts che gli dà la caccia. Per una volta un film gangster non esalta i criminali, dipingendoli solo per ciò che sono: criminali, appunto.

1968. Morto il suo mentore, Frank Lucas diviene il nuovo signore del narcotraffico prima ad Harlem, poi a tutta N.Y., grazie alla Blue Magic, cocaina pura al 100% che importa dal Vietnam attraverso gli aerei militari che riportano in patria le spoglie dei caduti. Ritchie Roberts, poliziotto dala morale ferrea e dall'animo incorruttibile (ha intercettato un carico di banconote non segnate per un totale di circa un milione di dollari e li ha regolarmente consegnati alla polizia senza tenere nulla per sè) crea un nucleo investigativo antidroga per capire da dove arrivi questa Blue Magic e chi sia a capo della sua distribuzione. La lotta sarà accanita.

grazie all'ottimo lavoro di montaggio, Scott può raccontare i suoi personaggi e il loro mondo mantenendo alto il coinvolgimento dello spettatore, e la lunga sequenza dell'irruzione della polizia nella parte finale è da manuale. Se la storia risultà così appassionante, però, il merito è sicuramente dovuto alla sceneggiatura di Steven Zaillian, che in poco più di due ore riesce non solo a raccontare ascesa e caduta di un signore della droga senza sensazionalismi nè epicizzazione del mondo del crimine, ma anche a far respirare un'atmosfera, a descrivere un panorama sociale di generazioni allo sbando e di marciume e corruzione a tutti i livelli. Il giudizio del dizionario dei film Morandini, secondo cui Scott "...ha ormai più mestiere che talento, una maniera più che uno stile" pare francamente eccessivo. La pellicola è avvincente, ben realizzata sotto ogni aspetto, peccando forse di una certa canonicità nei dialoghi e una colonna sonora anonima. Ottimo invece tutto il cast, con personaggi di contorno ben realizzati.
Merita sicuramente la visione.
-Prometheus
USA 2012 - fantahorror - 124min.

L'equipaggio dell'astronave Prometheus è in viaggio verso la luna di un lontano pianeta, luogo da cui, in base ad antichi reperti di civiltà ormai scomparse, sarebbero provenuti degli extraterrestri portatori della vita sul nostro pianeta. I due archeologi a capo della spedizione sono convinti di poter trovare prove dell'esistenza di questi esseri, e l'intenzione è quella di incontrarli per rispondere alla più grande domanda dell'umanità: chi ci ha creati? Nel corso della spedizione però il gruppo scientifico risveglierà qualcosa che sarebbe stato meglio non destare...

Sono passati trent'anni abbondanti dal primo Alien, ma la sua fama riecheggia anche nelle più recenti generazioni cinefile. Il franchise di Alien conta film, libri, videogiochi, fumetti, ed ha rastrellato centinaia di milioni di dollari in tutto il mondo. Poteva Ridley Scott, passati i settant'anni di età e gli innumerevoli successi al botteghino, non tornare alla saga che gli ha garantito fama mondiale? Da estimantre della saga quale sono l'attesa era forte, e la delusione per un prodotto malfatto è stata considerevole. In verità Scott ha saggiamente evitato di proporre in cartellone un "Alien 5", peferendo realizzare qualcosa di diverso che avesse solo qualche legame tangenziale con la nota saga fantascientifica. Così in questo film, sorta di prequel ambientato 30 anni prima del capostipite della saga, non troviamo personaggi già conosciuti, nè la minaccia aliena così come siamo stati abituati a conoscerla. Lungo le due ore di durata del film conosceremo invece un equipaggio tutto nuovo, alla ricerca di qualcosa che, se trovato, sconvolgerebbe la nostra esistenza: il creatore dell'uomo. Il sospetto dei due archeologi protagonisti è che i nostri artefici siano i membri di una civiltà extraterrestre che ci ha abbandonato al nostro destino per oscure ragioni, e l'intenzione è quella di scovarli e chiedergli conto del loro operato. Ovviamente ciascun personaggio affronta la missione a modo suo: chi rifiuta in toto la possibilità o la volontà di sapere chi ci abbia creati; chi, forte della sua fede cristiana, tenta in ogni caso di far rientrare l'esistenza di specie extraterrestri nella logica di un disegno divino, e chi non si pone questi problemi in quanto cyborg (è il caso di David, intepretato da un glaciale Michael Fassbender).

Se la prima metà del film è affascinante per le sue ambientazioni (esterni girati prevalentemente in Islanda; interni costruiti in studio e ripese filmate con videocamere Red Epic 3D), la seconda, con la comparsa di creature aberranti, ricade negli stereotipi della saga, ed in particolare in un'imitazione pedissequa del primo film, cioè di quello realizzato dallo stesso Scott. Si ricalcano alcune battute, le dinamiche degli eventi assumono identici sviluppi (questo in tutto il film, per la verità...), persino la parte finale è sostanzialmente identica, in un revival del già visto che lascia abbastanza basiti: sono serviti trent'anni al regista ed ai suoi sceneggiatori Jon Spaihts e Damon Lindelof per giungere alle stesse (in)conclusioni del primo film? L'operazione fotocopia è insomma quantomai palese, anche nella scrittura dei personaggi: Noomi Rapace prende il posto di Sigourney Weaver nell'impersonare una donna comune che da semplice ricercatrice diventa eroina combattente; Fassbender è il solito cyborg dal comportamento ambiguo, erede dei ruoli precedentemente ricoperti da Ian Holm e Lance Henriksen; il resto della ciurma è poco più che carne da macello, ed anche Theron e Pearce hanno parti che non permettono loro di esprimersi granchè. E' un film che attraverso un imponente apparato tecnico (è uno dei pochi film in cui il 3D funziona e non scurisce l'immagine, grazie ad una color correction operata in post-produzione) e scenografico (con un design ambientale in continuità con le suggestioni visive proposte da Giger e Rambaldi nell'episodio progenitore) propina estetiche viste e riviste in tre decenni di alieni, termina il tutto con un finale aperto che chiarisce poco e lascia più dubbi di prima (porta aperta ad un sequel? Credo di sì) e tenta di nobilitare il tutto con trite interrogazioni sui massimi sistemi cui non si offrono risposte particolarmente originali nè approfondite.
Deludente.

Voto: 2,5/5

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