venerdì 1 luglio 2011

Etan Coen & Joel Coen

Blood Simple - Sangue facile (1984) - 3,5/5
Arizona Junior (1987)
Crocevia della morte (1990)
Barton Fink - È successo a Hollywood (1991)
Mister Hula Hoop (1994)
Fargo (1996) - 4/5
Il grande Lebowski (1998)
Fratello, dove sei? (2000)
L'uomo che non c'era (2001)
Prima ti sposo, poi ti rovino (2003)
Ladykillers (2004)
Non è un paese per vecchi (2007) - 4/5
Burn After Reading - A prova di spia (2008)
A Serious Man (2009)
Il Grinta (2010)

Joel (1954) e Etan Coen (1957), fratelli, sono registi, produttori e sceneggiatori di tutti i loro lungometraggi. Sono fra i più personali registi americani contemporanei. Famosi per la surreale commedia Il grande Lebowski, si sono cimentati in molti altri generi, ottenendo risultati il più delle volte apprezzabili.

-Blood Simple - Sangue facile
USA 1984 - noir - 96min (director's cut)

Un uomo scopre che sua moglie lo tradisce. Assolda uno sceriffo senza scrupoli per farli fuori. Molti colpi di scena.

Un noir di rara ambientazione texana, esordio del duo indipendente che rivitalizzerà il genere, Blood Simple è un film nichilista che chiunqe abbia apprezzato No Country For Old Men dovrebbe vedere, per capire da dove vengano le idee per quel film; qui c'è già tutta l'opera futura dei Coen: l'amarezza di fondo per la malvagità amorale intrinseca nell'uomo, l'humor nero che offre momenti spassosi, gli sprazzi di violenza, la ricerca formale in grado di raccontare una storia non nuova con codici di messinscena estranei al genere, un realismo leggermente trasfigurato, forse l'espressione più moderna del realismo poetico francese, che immerge la figura umana in ambienti concreti ma resi leggermente astratti dalla fotografia netta che divide luci da ombre ma confonde sogni con realtà. Cast di sconosciuti tutti bravissimi: emerge un ritratto dell'umanità da far rabbrividire, in cui una donna fedifraga è oggetto del contendere di alcuni maschi stupidi e famelici.

Voto: 3,5/5

-Fargo
USA 1996 - drammatico/noir/poliziesco -  98min.

Un venditore d'auto di Minneapolis di scarso valore, di nulla fibra morale, sposato ad una moglie oca figlia del suo datore di lavoro - uomo scorbutico che lo considera una nullità - progetta il finto rapimento della consorte per poi smezzarsi il riscatto - che dovrebbe quindi essere pagato dal suocero - con i rapitori. Il piano va a ramengo innescando una scia di morti violente. sul caso indaga una volenterosa ma apparentemente svampita poliziotta.

Kubrick-iano (i piani orditi falliscono sistematicamente), Allen-iano (il caso governa le vite delle persone e fa la differenza tra la vita e la morte), von Trier-iano (il male impregna il mondo e resta, nella sua gratuita efferatezza, un mistero insondabile) Coen-iano (la ripresa dei temi di Blood Simple, di cui questo film è una specie di variazione, i contrappunti umoristici nella descrizione dei personaggi e nella resa attoriale di alcuni di essi): Fargo è un capolavoro del neo-noir americano, nella sua struttura estremamente semplice, quasi da fiaba con tanto di morale finale - il rimprovero mosso dalla poliziotta al criminale, che sembra quasi un appunto fatto da una maestra ad un allievo discolo - racchiude tutta questa ricchezza di significati. E la regia è perfetta per i tempi e le atmosfere, la fotografia eccellente nella nitidezza della sua profondità di campo, gli attori impeccabili con uno Steve Buscemi da Oscar (l'ha vinto invece Frances McDormand, molto brava anche lei).
Imperdibile.

Voto: 4/5

-Non è un paese per vecchi
(No country for old men) - di Etan Coen; Joel Coen - USA 2007 - thriller/western/noir - 122 min.

devo dire che dopo questo film mi è venuta voglia di vedere le altre opere dei fratelli Coen. Il film è fortissimo, crudo e spietato, adrenalinico e disilluso, opprimente e deprimente. Nemmeno uno spiraglio di speranza traspare dall'amara pellicola, riflessione sulla decadenza dell'America odierna dove "contano solo i soldi e la droga".
Siamo in uno stato desertico del moderno Far West americano. Ci sono messicani che compiono macchinosi e sanguinosi traffici di eroina, un cowboy squattrinato che intercetta i soldi di uno di questi scambi finiti male, e per questo diventa preda di un killer psicotico (Javier Bardem) che ha tutto l'interesse di recuperare quella valigetta piena di dollari. C'è infine un poliziotto ormai prossimo alla pensione (Tommy Lee Jones) che tenta invano di risolvere questa complicata faccenda.
Dopo un primo tempo al cardiopalma (che tiene come pochi altri film), la seconda parte rallenta e si fa forse troppo macchinosa, ma è in funzione della tesi dei due fratelli/registi: la spirale di violenza che avvolge l'America dei giorni nostri non porta che ad altra violenza, e in definitiva non è una soluzione per affrontare i problemi, dato che non porta a nessuna conclusione soddisfacente (nessun personaggio riuscirà infatti nel proprio intento). L'unica soluzione, triste e che lascia l'amaro in bocca, è quella di andarsene di ritirarsi lontano da tutto e tutti, come fa il poliziotto che, non riuscendo a risolvere il caso, va in pensione pur di non assistere ancora a tutte le cose orribili con cui ha dovuto fare i conti durante la sua carriera. "E' una lotta impari", sostiene, quella fra il male, prorompente ed inarrestabile, e il bene, ovvero l'inutile tentativo di frenare l'ondata irresistibile di violenza che domina il mondo. A questo proposito illustra il suo punto di vista con un esempio: quando un allevatore doveva abbattere uno dei suoi tori (o muli, adesso non ricordo), sparandogli, il proiettile rimbalza sul corno dell'animale e gli torna contro: "Quello che voglio dire è che nemmeno nella battaglia fra l'uomo e il bestiame il risultato è certo", ammette sconsolato, come a dire che fermare o anche solo tentare di arginare il male dirompente nella società è impossibile ed inutile. Tutto ciò che resta alla fine è il sogno, irrealizzabile, della giustizia nel mondo; e il film si chiude proprio con la descrizione da parte del poliziotto alla moglie di un sogno che ha fatto: suo padre (che per lui incarnava tutti i valori positivi) che, a cavallo con una fiaccola, si avventura solitario in una valle oscura, come tentasse di portarvi un pò di luce, e lui dietro che cerca invano di tenere il passo. Come dire: la volontà degli uomini di portare anche un solo barlume di luce nel mondo è un'utopia.
"Poi mi sono svegliato.", termina Tommy Lee Jones alla fine della descrizione del sogno, e sul suo volto sconsolato si chiude la pellicola.
Interpretato da un cast di prim'ordine e sostenuto da un eccellente comparto tecnico (fotografia ai massimi livelli), Non è un paese per vecchi è un ottimo film d'autore (d'autori), originale e coinvolgente, che a contrario della stragrande maggioranza delle pellicole che escono oggigiorno da Hollywood non propone lieto fine nè facili vie d'uscita.

Voto: 4/5

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