martedì 28 giugno 2011

Woody Allen

-Che fai, rubi? (1966) - 2/5
-Prendi i soldi e scappa (1969) - 2,5/5
-Il dittatore dello stato libero di Bananas (1971) - 2,5/5
-Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso * (*ma non avete mai osato chiedere) (1972) - 2/5
-Il dormiglione (1973) - 2/5
-Amore e guerra (1975) - 3/5
-Io e Annie (1977) - 3,5/5
-Interiors (1978) - 3/5
-Manhattan (1979) - 4,5/5
-Stardust Memories (1980) - 3/5
-Commedia sexy in una notte di mezza estate (1982) - 2,5/5
-Zelig (1983) - 3/5
-Broadway Danny Rose (1984) - 2,5/5
-Hannah e le sue sorelle (1985) - 3,5/5
-La rosa purpurea del Cairo (1985) - 3,5/5
-Radio Days (1987) - 3/5
-Settembre (1987) - 2/5
-Un'altra donna (1988) - 3/5
-Crimini e misfatti (1989) - 4/5
-New York Stories (1989) - 3/5
-Alice (1990) - 2,5/5
-Ombre e nebbia (1991) - 3/5
-Mariti e mogli (1992) - 4/5
-Misterioso omicidio a Manhattan (1993) - 3/5
-Don't Drink the Water (1994) - 3/5
-Pallottole su Broadway (1994) - 3,5/5
-La dea dell'amore (1995) - 3/5
-Tutti dicono I love you (1996) - 3/5
-Harry a pezzi (1997) - 4/5
-Celebrity (1998) - 3,5/5
-Accordi e disaccordi (1999) - 3,5/5
-Criminali da strapazzo (2000) - 2,5/5
-La maledizione dello scorpione di giada (2001) - 3/5
-Hollywood Ending (2002) - 2,5/5
-Anything Else (2003) - 2,5/5
-Melinda e melinda (2004) - 2/5
-Matchpoint (2005) - 5/5
-Scoop (2006) - 2,5/5
-Sogni e delitti (2007) - 3/5
-Vicky Cristina Barcelona (2008) - 2/5
-Basta che funzioni (2009) - 3/5
-Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni (2010) - 2,5/5
-Midnight in Paris (2011) - 3/5
-To Rome with Love (2012) - 2/5
-Blue Jasmine (2013) - 4/5

Woody Allen (1935) è uno dei più importanti registi americani. Del tutto indifferente a logiche di mercato e a dictat hollywoodiani, ha scelto N.Y. come luogo privilegiato per molte sue produzioni; più apprezzato in Europa che nella madrepatria, ha attraversato varie fasi, da quella comico-demenziale degli esordi, alla commedia raffinata e malinconica degli anni 70, fino ad un'alternanza di film brillanti e spiritosi ad altri fortemente drammatici e senza speranza. Mago dei dialoghi e della battuta pronta, citazionista, esilarante attore ed accorto regista, spesso circondato da un team (tecnico ed attoriale) di primo piano, ha realizzato alcune delle più belle pellicole del cinema americano. Alterna fasi di scarsa ispirazione a momenti di grande creatività, il che forse riflette la sua personalità schizoide. Al ritmo costante di un film all'anno (a volte anche di più) non sembra avere alcuna intenzione di smettere di fare film.

-Che fai, rubi?
(What's Up, Tiger Lily?) di Senkichi Taniguchi, Woody Allen - USA/Giappone 1966 - avventura - 85min.

Nel 1965 il regista e sceneggiatore giapponese Taniguchi (1912 - 2007), amico di Kurosawa Akira, diresse il film spionistico Kizino Kizi (Secret Police: Key of Keys). L'anno seguente fu acquistato dal mercato estero e l'edizione americana fu affidata a Woody Allen. Quest'ultimo, reduce dal successo del precedente Ciao Pussycat, pensò bene di ridoppiarlo, riscriverlo ed inserirvi scene aggiuntive per trasformarlo in una parodia dei film alla James Bond, in cui gli eroi sono alla ricerca di una fantomatica ricetta di insalata di uova che permetterà a chi la possiede di dominare il mondo.
Un film più sgangherato di questo è difficile trovarlo. A parte gli assurdi interventi di Allen a inizio, metà e fine film (per una volta non doppiato da Lionello), ciò che diverte è che della storia si capisce poco o nulla tanto è assurda, e veder recitare degli attori giapponesi che pronunciano battute alla Allen ha indubbiamente un effetto straniante. Certo è che la riuscita del film dipende da quanto lo spettatore decide di stare al gioco: il completo sconvolgimento del film ha il risultato di concatenare situazioni demenziali una dietro l'altra; quindi se siete alla ricerca di trame ben definite siete capitati nel posto sbagliato. Anche coloro che apprezzano la comicità brillante dell'Allen più maturo rimarranno delusi dal livello generalmente "basso" di comicità. Non si perde molto a non vederlo, a parte qualche momento decisamente spassoso.

Voto: 2/5

-Prendi i soldi e scappa
(Take the Money and Run) di Woody Allen - USA 1969 - comico/mockumentary - 85min.

Biografia di un immaginario ladruncolo di Baltimora di stirpe ebraica, maltrattato in gioventù, senza talenti, che si improvvisa rapinatore vivendo avventure rocambolesche; il tutto raccontato sotto forma di documentario d'inchiesta.

Esordio di Allen alla regia (dopo la sceneggiatura di "Ciao, Pussycat!", la mezza regia di "Che fai, rubi?" ed anni di cabaret), è uno spassoso esercizio di comicità verbale e gestuale ricco di trovate. Battute a raffica, è spesso esilarante, anche grazie all'eccezionale mimica dell'attore-regista. Contiene già molti elementi caratteristici del suo cinema, primo fra tutti la trasposizione nel suo personaggio di caratteristiche comportamentali appartenenti a lui medesimo, in primo luogo l'amata-odiata ebraicità.
Divertente.

Voto: 2,5/5

-Il dittatore dello stato libero di Bananas
(Bananas) di Woody Allen - USA 1971 - comico - 80min.

Nell'immaginario stato sudamericano del Bananas un dittatore assume il potere con un colpo di stato. Per una serie di circostanze improbabili il collaudatore industriale Fielding Mellish (Allen) si ritrova a far parte della resistenza, fin quando non viene lui stesso eletto presidente.

Seconda regia di Allen, ancora pienamente comica. L'unico scopo del film è far schiattare lo spettatore dalle risate. A volte ci riesce, a volte no. Tuttavia l'eccezionale mimica di Allen e la sua frenetica gestualità rendono avvincenti molte gag, sparate a getto continuo per tutta la durata della pellicola. Ottima colonna sonora, mentre la recitazione è ahimè altalenante. Particolarmente divertenti i mockumentary di apertura e chiusura del film.
Così così, raccomandato solo ai fan del regista.

Voto: 2,5/5

-Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere)
(Evreything You Always Wanted to Know About Sex*(But Were Afraid to Ask)) di Woody Allen - USA 1972 - comico - 88min.

Film a episodi ispirato al libro divulgativo omonimo del sessuologo David Reuben.

-Gli afrodisiaci funzionano?
In imprecisato castello medievale, il giullare di corte (Allen) riceve dallo spirito del babbo defunto il compito di sedurre la dama del palazzo; per farlo si rivolge ad uno stregone che gli prepara un filtro d'amore, ma le cose prenderanno una brutta piega.

All'insegna del nonsense più totale, è divertente ma anche abbastanza lugubre.

-Che cos'è la sodomia?
Un dottore (Gene Wilder) riceve nel suo studio un pastore armeno che gli rivela di essere innamorato di una sua pecora di nome Daisy. Quando gliela mostra, il dottore si prende una cotta tremenda per il sensuale ovino, e instaura con esso una relazione tormentata.

Dopo Black Sheep - Pecore assassine, è un altro film che vi farà vedere gli ovini sotto un'ottica decisamente particolare. Spassoso.

-Perchè alcune donne faticano a raggiungere l'orgasmo?
In Italia, Faustino (Allen) non sa come soddisfare la moglie bolognese, apparentemente frigida. Un amico gli confida che la donna frigida non esiste di per sé, e lo esorta a trovare la fantasia giusta per stimolarla. Scopre che le piace scopare nei locali pubblici...

Questo frammento ha l'aria di essere un omaggio ai film di Antonioni, per la cura della fotografia, la gestione degli spazi ed i movimenti dei personaggi. Allen ne approfitta per limonare con una bella bionda.

-I travestiti sono omosessuali?
Un'anziana coppia borghese entra in crisi quando si scopre che lui ama vestirsi da donna. Dopo qualche titubanza, la moglie accetta la perversione del marito e ci fanno anche quattro risate sopra.

Forse è l'episodio migliore del lotto, mette in mostra una debolezza umana e come ci si possa passare sopra. Certo, serve molta buona volontà...

-Cosa sono le perversioni sessuali?
Finto quiz televisivo denominato "Qual è la mia perversione?", in cui vari concorrenti parlano a turno della questione. E' l'episodio più fiacco e meno divertente.

-Gli studi sul sesso sono affidabili?
Ricevuti in villa da eminente scienziato, uno studente (Allen) ed un'avvenente giornalista scoprono che lo scienziato è completamente pazzo e ha imbastito un laboratorio in cui compie depravati esperimenti. i due distruggono tutto, ma dalla villa in fiamme esce una tetta gigante che fa strage di gente allattandola a morte.

Parodia degli horror fantascientifici degli anni '50, diverte solo se si sta al gioco.

-Cosa succede durante l'eiaculazione?
Ovvero l'approccio sessuale di un uomo verso una donna visto dall'interno del corpo umano.

Uno degli episodi più riusciti, pieno di gag divertenti e trovate demenziali.

Conclusione: tipica comicità idiota dell'Allen prima maniera, la qualità degli episodi è altalenante, ma il film è un'ottima occasione per farsi qualche risata.

Voto: 2/5

-Il dormiglione
(Sleeper) - di Woody Allen - USA 1973 - fantascienza (comico) - 88 min.

beh, non avendo proprio nessun altra idea, mi è venuto in mente questo film, uno dei primi lavori di Woody Allen regista (e qui anche attore) alle prese ccon la parodia del genere fantascientifico. Ovviamente, essendo uno dei primi film di Allen, è una pellicola puramente comica, siamo nel campo della follia pura!!!

In sintesi, Allen viene ibernato e si risveglia nel futuro, dove prenderà parte (inutile spiegare come, anche per l'assurdità degli eventi) alla lotta della resistenza contro un mega-dittatore, che è stato quasi ucciso in un attentato: in effetti ne è sopravvissuto solo il naso, che viene tenuto in vita grazie a sofisticate e futuristiche macchine. Ovviamente tutto finirà bene, in ogni caso non è certo la trama il punto di forza del film (e vorrei vedere!) quanto la comicità: fa spisciare (scusate l'espressione) dalle risate per tutta la durata del film.
Ovvio che, counque, non è che si possa dare sta grande valutazione ad un film del genere; indubbiamente il suo scopo lo raggiunge, ma non per questo è un capolavoro nel suo genere, e non è nemmeno un granchè se comparato con altri film di Allen sullo stesso stile (a mio parere "Il dittatore dello stato libero di Bananas", o "Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sul sesso e non avete mai osato chiedere", sono di gran lunga superiori).
In ogni caso ha la scusante di essere una delle prime opere di Woody, che sappiamo essersi rivelato un gran regista.
Quindi, se siete in cerca di risate il divertimento è garantito, ma non pensiate di vedere chissà cosa..

Voto: 2/5

-Amore e guerra
(Love and Death) di Woody Allen - USA 1975 - commedia - 85min.

Boris Grushenko (Allen), ebreo polacco impacciato e innamorato della cugina Sonia (Diane Keaton) che ama suo fratello, è da quest'ultima incitato affinchè compia un attentato contro Napoleone, che minaccia la grande madre Russia.

In pochi anni Allen passa dalla comicità pura alla commedia grottesca, senza perdere il suo gusto per le gag surreali che spesso sconfinano nel fantastico. Dopo la parodia fantascientifica de Il dormiglione il regista si cimenta con quella in ambito di ricostruzione storica con risultati sicuramente migliori. Interpretando perfettamente la parte del fallito insicuro (il regista stesso è in terapia psicanalitica dal 1959) Allen ha costruito il personaggio che riproporrà costantemente nel corso della sua carriera. Memorabili duetti verbali con Diane Keaton per il secondo film che li vede insieme sullo schermo (dopo "Provaci ancora, Sam",1972).
Divertentissimo, anche per la sarabanda di omaggi e citazioni, dal montaggio delle attrazioni di Ejenstejn al cinema intimista di Bergman.

Voto: 3/5

-Io ed Annie
(Annie Hall) di Woody Allen - USA 1977 - commedia - 93min.

Alvy Singer (Allen), attore e volto noto della tv americana, ha dei problemi a relazionarsi con l'altro sesso. Un giorno il suo amico Rob (Tony Roberts) gli fa conoscere Annie Hall (Diane Keaton), cantante in night club. Alvy se ne innamora, ma la relazione è incerta fra alti e bassi.

Oscar per miglior film '77, è un punto di svolta nella carriera di Allen verso film più ambiziosi e non più prettamente comici. E' il tentativo di analizzare i rapporti di coppia (in particolare la sua relazione con la Keaton) e le difficoltà della comunicazione fra uomo e donna. i dialoghi, fino a quel momento al servizio di una buffoneria fine a sé stessa, diventano più realistici e, seppur spesso divertenti, sconsolati e denunciatari di un certo malessere esistenziale. non mancano gag puramente comiche (le aragoste, il ragno). E' soprattutto una dichiarazione d'amore per l'amata compagna Diane Keaton (il cui vero cognome è appunto Hall), che considererà sempre il grande amore della sua vita (come ha lui stesso dichiarato). Tecnicamente Allen fa ricorso a moltissimi espedienti: animazione, frammentazione temporale, sottotitoli, doppia esposizione, il tutto per ritrarre la confusione mentale dei due scombinati protagonisti.
Oggetto di vari ripensamenti da parte di Allen stesso (il primo director's cut superava le abbondantemente le due ore), risulta uno dei lavori più creativi del regista.
Da vedere.

Voto:3,5/5

-Interiors
di Woody Allen - USA 1978 - drammatico - 93min.

Una famiglia altolocata entra in crisi quando il capofamiglia annuncia la decisione di volersene andare di casa. La moglie entra in depressione e medita il suicidio; le tre figlie reagiscono in modi differenti, chi con rabbia, chi con nervosismo, chi con indifferenza. La situazione peggiora quando l'uomo annuncia di aver trovato una nuova compagna e di volersi risposare.

Probabilmente è il film più cupo (non solo per la fotografia prevalentemente notturna) di Allen, che non vi recita. Con un gruppo d'attori affiatato, camera quasi statica, assenza di colonna sonora, il regista descrive con profondo pessimismo l'incapacità umana di costruire rapporti saldi e duraturi, e di come l'inespresso, il non detto possa avere disastrose conseguenze: l'infelicità coniugale (che sembra riflettersi anche nei rapporti delle figlie con i rispettivi compagni) è il risultato di un'esistenza che si è trascinata senza entusiasmi nè aspettative: i personaggi semplicemente galleggiano tra i tormentati flutti dell'esistenza.
Lento e tetro, deve essere seguito con partecipazione per non annoiarsi.

Voto. 3/5

-Manhattan
di Woody Allen - USA 1979 - commedia - 96min.

A Manhattan, un ritratto sconsolato della vuota upper middle-class liberal che il regista ben conosce: Isaac Davis (Allen) vanta un lavoro insoddisfacente, un matrimonio andato in frantumi con una donna (Meryl Streep, bravissima) diventata lesbica a cui è affidata la custodia del figlio, che sta scrivendo un romanzo sulla loro relazione mettendo a nudo tutti i di lui difetti, una relazione con una studentessa diciassettenne (Mariel Hemingway), l'unica che provi affetto sincero per lui, ma che lui sprona a non innamorarsi e a vivere la sua vita e la cotta spaventosa per l'amante (Diane Keaton, ovviamente) del suo migliore amico, che con essa tradisce la moglie. Sullo sfondo una Manhattan magica, quasi mistica, monumentale e vuota, fotografata in un B/N spettrale e accarezzata dalle musiche di Gershwin (la celebre "Rapsodia in blu").

Affresco di una società afflitta dalla malattia della solitudine e dell'incomunicabilità, questo film è da molti considerato il miglior film di Allen. E' un capolavoro indimenticabile di sceneggiatura e fotografia, contraddistinto da una malinconia di fondo che provoca tristezza e divertimento insieme. Mai più Allen riuscirà a rendere i suoi personaggi (compreso lui stesso) così vulnerabili, patetici, umani. Contrassegnato da una divertentissima sequenza d'apertura ed una straordinaria chiusura (forse il momento emotivamente più denso ed intenso, pur essendo filmato con leggerezza e brevità, di tutto il suo cinema) è paradigmatico del pessimismo di fondo del suo autore, caratterizzato da una sostanziale sfiducia negli uomini.
Resterà come documento dei tempi e di un autore unico.
Memorabile, imperdibile, con la sua alternanza di momenti lieti e tristi "Manhattan" è LA commedia per eccellenza.

Voto: 4,5/5

-Stardust Memories
di Woody Allen - USA 1980 - commedia - 91min.

A questo film è stata mossa la critica di aver copiato "8 e 1/2 ", e perciò è stato generalmente snobbato. In realtà la pellicola, che ci presenta un weekend della vita di un regista (Allen) alle prese con le sue manie, paranoie, immaginazioni, amanti (fra cui Charlotte Rampling), ha diversi momenti puramente personali, come il fuoco di fila di battute nelle scene di conferenza stampa, lo stile decostruito cui Allen ricorrerà in Harry a pezzi, il citazionismo (che è stato scambiato per emulazione) verso Fellini ed il neorealismo italiano (il ricorso al B/N, la scena della visione al cinema di "Ladri di biciclette"). Ricco di spunti ed invenzioni, risulta quindi una visione piacevole e stimolante, sebbene la sua realizzazione dia l'impressione di un'accozzaglia di idee non del tutto risolte. E' consigliabile soprattutto agli estimatori dell'attore/regista.

Voto:3/5

-Commedia sexy in una notte di mezza estate
(A Midsummer night's Sex Comedy) di Woody Allen - USA 1982 - commedia - 88min.

Agli inizi del '900, in una tenuta di campagna vicino N.Y. una coppia borghese, composta da uno strampalato inventore (Allen) e dalla sua infelice moglie, ospita per un weekend un gruppo di amici, fra cui una vecchia fiamma di lui (Mia Farrow). Le coppie scoppiano.

Finito il rapporto sentimentale con Diane Keaton (e sospeso quello lavorativo, che avrà un'eco solo nel 1993) questo film segna l'inizio della fase Allen-Farrow; è una commedia spensierata e libertina sulle difficoltà del rapporto di coppia, sugli amori mancati e quelli impossibili. L'amenità del luogo fa da contraltare alla tempesta di sentimenti che affligge i personaggi, tutti ben interpretati. Leggero, divertente, può costituire un rilassante ed accessorio passatempo. Di certo non è fra i film fondamentali del regista.

Voto: 2,5/5

-Zelig
di Woody Allen - USA 1983 - commedia/mockumentary - 79min.

E' un finto documentario ambientato negli anni Trenta a N.Y. su Leonard Zelig, ebreo, che ha sviluppato la capacità incredibile di trasformarsi in qualunque tipo di individuo gli si pari davanti; gli scienziati che studiano il caso interpretano il comportamento di Zelig come un meccanismo psicologico per cercare di essere accettato dalla comunità. La dottoressa che si occupa di lui, Eudora Fletcher (Mia Farrow), riuscirà a curarlo e lo sposerà. Tutta la vicenda è raccontata da una voce narrante stile documentario televisivo, con tanto di finti spezzoni d'epoca e intervista a personalità intellettuali nella parte di loro medesimi.

E' il film più originale di Allen, un capolavoro di tecnica: grazie agli ottimi effetti speciali e ad un montaggio strepitoso la ricostruzione storica è credibilissima. E' un film abbastanza complesso, che non si capisce bene dove voglia andare a parare: forse è la storia della difficoltà di integrazione degli ebrei nella società americana?
Il sospetto è che sia più che altro un'esibizione del genio egomaniaco del regista e della sua traboccante inventiva. Al limite dell'esercizio di stile, è un film da prendere o lasciare.

Voto: 3,5/5

-Broadway Danny Rose
di Woody Allen - USA 1984 - commedia - 81min.

E' la biografia dell'immaginario Danny Rose (Allen), manager di artisti da strada, che lancia verso il successo per essere da loro abbandonato. le sue peripezie vengono raccontate da un gruppo di conoscenti dell'ambiente che stanno chiacchierando in un bar. Uno di loro in particolare si sofferma sulla sua più incredibile avventura, che coinvolge il cantante confidenziale Lou Canova, la di lui amante (Mia Farrow) ed una pericolosa famiglia mafiosa.

Tipica commedia alla Woody Allen con la novità dell'ambiente mafioso ed italoamericano in generale, è al solito il ritratto di un fallito, innamorato del suo mestiere (l'ambiente descritto è ben conosciuto dal regista che fece anni e anni di cabaret prima di esordire al cinema) ma incapace di riconoscere che i suoi "artisti" puntano al successo più che alla gloria, motivo per cui lo scaricano regolarmente una volta divenuti famosi. non mancano i momenti spassosi, fra cui i duetti Allen-Farrow; fotografato in B/N e realizzato con una particolare cura per la ricostruzione ambientale.
Accessorio, ma divertente.

Voto: 2,5/5

-Hannah e le sue sorelle
(Hannah and her sisters) di Woody Allen - USA 1985 - commedia - 106min.

Un anno nella vita di Hannah (Mia Farrow), sposata con un uomo (Michael Caine) che si è preso una cotta per una delle sue due sorelle (Barbara Herhsey), che però convive con un anziano pittore (Max von Sydow) mentre l'altra (Dianne West) tabagista ed ex cocainomane, finisce per farsela con il suo primo marito (Woody Allen), ipocondriaco scrittore per trasmissioni tv.

Crisi coniugali, scambi di partner, relazioni complicate: tutto il meglio di un Allen in forma, in equilibrio fra umorismo e dramma, come nelle sue opere migliori, dà vita ad una lunga e coinvolgente commedia sulla precarietà dei sentimenti e sulla difficoltà di mantenere stabili i rapporti di coppia. Ottimo il cast, belle le musiche jazz. Insolitamente lieto ed ottimista, finisce bene per tutti quanti. Il personaggio di Allen è forse quello più fuori contesto degli altri, ma la sua presenza rende il film ancor più divertente e piacevole: i suoi sono i momenti di maggiore spasso.
E' consigliabile a chi del regista non sopporta il nichilismo ed il pessimismo cosmico. In questo senso anticipa il recente Basta che funzioni.
Gradevolissimo il contributo di von Sydow. Comparsata di John Turturro.

voto: 3,5/5

-La rosa purpurea del Cairo
(The Purple Rose of Cairo) di Woody Allen - USA 1985 - commedia/fantastico - 82min.

1930, New Jersey. In piena Grande Depressione, Cecilia (Mia Farrow) moglie obbediente ed infelice di un uomo burbero e alcolizzato, si rifugia nella fantasia e nei film. Un giorno il suo personaggio preferito del film "La rosa purpurea del Cairo" (Jeff Daniels) esce dallo schermo, confessandole di averla notata dall'altra parte dello schermo e di essersi innamorato di lei. Scoppia un caso nazionale.

E' un Allen immaginoso e in gran forma a dar vita ad una delle commedie più surreali in assoluto, dove il confine tra realtà e finzione è più volte oltrepassato da ambo le parti, con un effetto di straniamento inedito per lo spettatore, ed una sceneggiatura che è sicuramente una delle più formidabili del regista. Interpretato da un cast eccezionale, è un omaggio all'arte del cinema ed al suo potere di evasione, ma anche una riflessione amara sulla misera ed infelice esistenza di una persona umile e buona; è inoltre un'efficace ricostruzione ambientale ed una divertentissima fiaba moderna; in effetti è, assieme ad Alice, il film di Allen che più scivola nel fantastico, nell'onirico, nel felliniano.
Da vedere.

Voto: 3,5/5

-Radio Days
di Woody Allen - USA 1987 - commedia - 84min.

E' la storia di una famiglia ebraica americana di Rockaway Beach, zona residenziale del Queens, a cavallo fra gli anni '30 e '40, l'epoca in cui la radio spopolava negli States, prima della diffusione della tv.
Il film è parzialmente autobiografico (la voce narrante è quella di Allen, che però non vi compare mai fisicamente) e racconta le vicissitudini dei vari membri della famiglia dal punto di vista del bambino di casa Joe (Seth Green), fan di una fiction radiofonica sull'eroe "Il Vendicatore Mascherato".
La storia si conclude la notte del New Year's Eve del 1944, con un commento malinconico del narratore che rimpiange quegli anni magici che pian piano si allontanano sempre più.

Il film non ha una costruzione lineare, è più che altro un accumulo di episodi, alcuni molto divertenti, altri quasi surreali, altri tragici, che hanno segnato l'infanzia del protagonista e che descrivono l'ambiente modesto della comunità ebraica dove Allen è cresciuto. Raccontano anche molto sulla società del tempo, sulle marcate differenze di classe, etnia e quartiere, e dipingono i quartieri centrali di N.Y. come un luogo magico e fantastico, di cui Allen è sempre stato innamorato. Ampio spazio, ovviamente, è riservato alla musica di quegli anni e spiega la predilezione del regista per i pezzi dell'epoca.
Sono da segnalare l'ottima ricostruzione ambientale e il cast (Dianne West specialmente, nella parte della zia zitella di Joe) vivace ed affiatato.
Ha i limiti di un'operazione nostalgica, ovvero potrebbe non interessare coloro che non hanno vissuto in quei luoghi e in quell'epoca, mentre è sicuramente interessante per gli estimatori del regista che potranno scoprirne le origini raccontate dal diretto interessato.

Voto: 3/5

-Settembre
(September) di Woody Allen - USA 1987 - commedia - 82min.

Durante un'estate si ritrovano nella stessa abitazione Lane (Mia Farrow), che ha tentato il suicidio e sta lentamente tentando di tornare alla normalità, il vicino di casa Peter (Sam Waterson), scrittore in crisi creativa di cui è infatuata, la madre petulante di lei Diane (Elaine Stritch) con il compagno Lloyd (Jack Warden), l'amica Stephanie (Dianne West) arrivata per assisterla ma invaghitasi, ricambiata, di Peter, e il vicino di casa insegnante Howard (Denholm Elliot) che ha badato a lei in questo difficile periodo e se ne è innamorato.
Quindi Howard ama Laine che ama Peter che ama Stephanie: bel casino.


Malgrado le premesse non è un film allegro, è anzi un film di interni fisici e mentali come lo era Interiors, cupo ed incolore, un concentrato di malinconia, tristezza, delusioni e rimorsi. Tuttavia il film non funziona come l'altro per una serie di ragioni: una lentezza di fondo che lo rende pesante da seguire; personaggi cui non ci si affeziona (senza contare che quello della Farrow è assolutamente insopportabile nella sua passività); buio da affaticare la vista; monotonia nella riproposizione di temi affrontati dal regista tante volte senza novità significative.
Allen è sicuramente un maestro nel descrivere le psicologie umane, ma resta l'impressione di un esercizio di stile fine a sè stesso.

Voto: 2/5

-Un'altra donna
(Another Woman) di Woody Allen - USA 1988 - commedia/drammatico - 84min.

Un altro ritratto sconsolato dell'upper-middle class di Manhattan: questa volta la protagonista è una donna scrittrice (Gena Rowlands) in periodo di blocco creativo, che ascolta dal suo appartamento le conversazioni che avvengono in quello adiacente al suo, adibito a studio di uno psicanalista. Attraverso le vicende narrate al dottore da parte di una ragazza (Mia Farrow), la donna è portata a ripensare alle occasioni perdute, alla triste monotonia del suo matrimonio, alla sua vita apatica e priva di stimoli.

Un altro film drammatico di Allen e uno dei più riusciti in questo ambito, che malgrado tutto non si lascia precipitare nel pessimismo nichilista solito del regista, anzi ritrae una donna che nonostante la vacuità della propria esistenza non vuole arrendersi a questa sua condizione. Recitato benissimo, include anche un ruolo per Ian Holm, attore ammirevole che è stato sempre poco sfruttato. Non è fra i più conosciuti film di Allen, invece val bene la visione.

Voto: 3/5

-Crimini e misfatti
(Crimes and Misdemeanors) di Woody Allen - USA 1989 - commedia/drammatico - 107min.

Judah Rosenthal (Martin Landau) è un oculista ebreo di grande prestigio a New York; la sua immagine impeccabile nasconde una frequentazione adulterina con l'hostess Dolores (Anjelica Huston) e alcuni illeciti movimenti finanziari. Quando l'amante, stufa della situazione ed in collasso nervoso, minaccia di rivelare tutto alla moglie di lui, il medico pensa a come sbarazzarsene.
Cliff Stern (Allen), regista di documentari che nessuno produce, ha un matrimonio infelice, una sorella con problemi relazionali, e una cotta per la produttrice (Mia Farrow) di un documentario incensatorio sullo show-man Lester (Alan Alda) a lui insopportabile.
Le due storie, una drammatica una semicomica, sono destinate, seppure per un attimo ad incrociarsi.

E' uno dei migliori film di Allen, di cui si possono elencare solamente pregi: recitazione, sceneggiatura, regia, fotografia (del grande Sven Nykvist) colonna sonora sono a livelli altissimi. Le due storie sono al servizio di una discussione sui massimi sistemi, sul problema della giustizia nel mondo, su bene e male, sull'esistenza di Dio, dubbio che ha sempre attanagliato l'anima tormentata del regista. Se la vicenda di cui Allen è protagonista ricalca situazioni tipiche dei suoi film precedenti, la storia del dottor Rosenthal raggiunge una vetta di drammaticità inedita in Allen, pur senza risultare mai opprimente per lo spettatore: è un risultato straordinario che pochi avrebbero saputo ottenere. Difficile stabilire se il regista, nelle sconsolate battute finali, sia estremamente pessimista o estremamente realista.
Crimini e misfatti è al contempo una delle migliori commedie ed uno dei migliori film drammatici che potrete mai vedere, battuto solo dal successivo Matchpoint per radicalità dei contenuti e pessimismo nichilista.

Voto: 4/5

-New York Stories
di Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Woody Allen - USA 1989 - episodi/commedia - 123min.

Tre episodi, tre grandi registi, n.Y. come città protagonista, incrocio di mondi ed esistenze sui generis:

-Lezioni dal vero (Life lessons, di Scorsese): un pittore (Nick Nolte) che accoglie nel suo studio una donna (Rosanna Arquette) con cui aveva avuto una relazione e di cui ancora è innamorato, mentre per lei non significa più nulla; lui è vittima, lei è carnefice. Quando lei se ne va lui ricomincia a vivere.

E' l'episodio migliore, il più inventivo registicamente, il più musicale e dinamico, e quello con il protagonista più simpatico, un ottimo Nick Nolte. Ritrae la vita sconsolata di chi ama non ricambiato. N.Y. è vista come una città fredda, piena di gente ma vuota di sentimenti, come la bella Arquette. fotografia di Nèstor Almendros.

-La vita senza Zoe (Life Without Zoe, di Coppola): Zoe, figlia di una fotografa che sta sempre in qualche località esotica e di un padre (Giancarlo Giannini) flautista sempre in turnè, vive in una suite di albergo servita e riverita da un maggiordomo che le fa da padre. Frequenta bambini ricchissimi come lei e risolve i problemi di mamma e papà.

Insomma due adulti un po' irresponsabili ed una figlia più matura di loro. N.Y. come luogo da cui fuggire, come gabbia dorata, come artificio sfarzoso quanto vuoto. Elegante e sontuoso, l'episodio è tuttavia il meno riuscito del terzetto, per una certa tendenza all'esagerazione della messinscena che sacrifica molto la descrizione dei personaggi, ridotti spesso a poche battute e qualche primo piano. Notevoli comunque le scene ed i costumi. Il titolo è un gioco di parole: Zoe in greco significa "vita". Fotografia di Vittorio Storaro.

-Edipo relitto (Oedipus Wrecks, di Allen): rapporto conflittuale madre-figlio, lui non sopporta lei, che per tutta risposta scompare, appare in forma soprannaturale sopra il cielo di N.Y., torna a sembianze umane quando riesce ad ottenere che il figlio lasci la sua compagna (Farrow) che a lei non andava a genio e si metta con un'altra che le garba.

N.Y. è una città impicciona ed invadente in questo film di Allen, uno dei suoi più strampalati e grotteschi, e non del tutto risolti. Vale per l'immagine finale, per lo sguardo misto di rassegnazione e dolcezza verso l'amata/odiata figura materna; trattandosi di Allen è lecito presupporre elementi autobiografici. il difetto principlae sta nella scarsezza di materia narrativa, appena sufficiente per i 40 minuti circa di durata. Accessorio, ma talmente assurdo da essere divertente.

Voto: 3/5

-Alice
di Woody Allen - USA 1990 - commedia/fantastico - 106min.

Ricca donna dell'alta borghesia newyorkese (Mia Farrow) sposata con un marito fedifrago (William Hurt) ma lei non lo sa, è scontenta della sua vita sacrificata all'uomo e ai figli e spesa dietro creme, massaggi e pseudo-amiche chiacchierone. Invaghitasi del padre (Joe Mantegna) di una bimba che frequenta la stessa scuola dei suoi due figli, cerca una soluzione affidandosi alle "cure" di un saggio medico alternativo cinese (Keye Luke) che, per mezzo di erbe dai poteri magici, la aiuta a cercare una nuova direzione da dare alla sua vita.

C'è una corposa componente fantastica in questo film, l'undicesimo di Allen che vede la Farrow come attrice: un filtro d'amore, un volo sopra N.Y., uno spirito, erbe dell'invisibilità. C'è poi una curiosa componente mistica, che si manifesta nella figura di madre Teresa di Calcutta e nel finale (dal dizionario dei film Morandini) "...quasi costernante nel suo moralismo".
Film anomalo per Allen, di solito molto più realistico e tetro; sembra di assistere ad una favola moderna, ed in effetti il nome della protagonista suggerisce una componente meravigliosa di cui il film è pregno.La fotografia suggestiva contribuisce a rendere il paesaggio di New York surreale e in un certo modo "magico", grazie agli insoliti ambienti ripresi (lo zoo, la scuola, China Town) ed alle condizioni atmosferiche nebulose, che si rischiarano solo nel finale pacificante per l'anima della protagonista.
Tuttavia la pellicola non sembra del tutto risolta, soprattutto nella parte finale, un po' troppo artificiosa e inconcludente, ed in generale i personaggi non risultano molto interessanti. Quel che Allen non è riuscito a fare è rendere coinvolgente la vicenda.

Voto: 2,5/5

-Ombre e nebbia
(Shadows and Fog) di Woody Allen - USA 1991 - commedia/noir - 86min.

Nell'Europa centrale degli anni '20, in una imprecisata città avvolta nella nebbia notturna, uno strangolatore si aggira per anfratti oscuri mietendo vittime. Un gruppo di cittadini volontari, fra cui l'impacciato Kleinman (Allen) pattugliano le strade per sgominarlo. Gli indizi però sembrano portare allo stesso Kleinman che, totalmente estraneo ai fatti, si vede braccato dalla comunità. La sua vicenda si incrocia con quella di un circo ambulante, in particolare con una mangiatrice di spade (Mia Farrow) e il suo compagno (John Malkovich).

Omaggio al noir, al cinema tedesco degli anni '20-30 (il primo pensiero va ovviamente al capolavoro di Lang, M - Il mostro di Dusseldorf, oltre che a Il Dottor Mabuse), è in realtà una commedia rocambolesca fotografata in modo affascinante, con un ottimo B/N che contribuisce a creare un senso di mistero. Afflitto da qualche difetto, come gli inutili personaggi delle prostitute e tutte le scene ambientate nel bordello, che di per sè non aggiungono nulla al film, ed il finale frettoloso con un criptico messaggio ("Tutti abbiamo bisogno di illusioni"), è pur sempre un valido omaggio al cinema del passato rielaborato originalmente da Allen, che riesce a rendere comica anche la situazione più seria. Francamente sembra pretestuosa ed eccessiva l'affermazione del dizionario Morandini, secondo cui si può leggere come "...una parabola sull'antisemitismo, sull'identità ebrea e sulla pesante colpevolezza che per tradizione le è stata accollata (...) il film più grave di Allen, il più civilmente impegnato.": vede un'eccessiva critica sociologica in un film a mio parere assai meno ambizioso.

Voto: 3/5

-Mariti e mogli
(Husbands and Wives) di Woody Allen - USA 1992 - commedia/drammatico - 107min.

Due coppie di mezza età della borghesia di Manhattan (Woody Allen-Mia Farrow, Sydney Pollack-Judy Davis): i primi, felicemente sposati, entrano in crisi quando gli altri annunciano loro di aver deciso di separarsi. Ognuno reagisce in modo diverso: il mondo dei primi due va in pezzi, quello dei secondi pian piano si ricompone.

Uno dei migliori risultati di Allen regista, uno dei suoi film meglio recitati (memorabile Pollack, considerando che il suo vero lavoro è la regia); è all'insegna di un pessimismo radicale basato sulla convinzione che sia il caos a muovere i fili della vita, e che le persone si dibattano invano nel tentativo di farla girare come vogliono: tutti sono preda degli eventi. L'ambientazione (una N.Y. autunnale, grigia e fredda, che rimanda a Interiors) è il corrispettivo del vuoto esistenziale dei personaggi. Anche lo stile di ripresa (telecamera a spalla che si aggira inquieta per il setting) riflette il dimenarsi frenetico dei protagonisti verso un qualcosa di ignoto persino a loro.
Coinvolge, immalinconisce, fa anche sorridere.
Da vedere.

Voto: 4/5

-Misterioso omicidio a Manhattan
(Manhattan Murder Mystery) di Woody Allen - USA 1993 - commedia/giallo - 104min.

Finito il sodalizio con Mia Farrow, Allen torna a duettare con Diane Keaton a 14 anni di distanza dall'ultima loro collaborazione.

I coniugi Larry (Allen) e Carol (Keaton) Lipton incrociano una sera i loro vicini di casa, una coppia di anziani, con cui non avevano mai interloquito, e prendono un caffè da loro. La sera seguente la donna muore di infarto. Carol sospetta che la morte della donna sia stata provocata, mentre Larry non ne vuol sapere e la prende per paranoica. Pian piano però un susseguirsi di strani avvenimenti convince i due coniugi e dei loro amici ad indagare più a fondo nel mistero. Rischieranno guai grossi.

Il ruolo di Carol era inizialmente stato concepito per essere interpretato dalla Farrow, ma Diane Keaton se la cava egregiamente, e risulta forse più adatta alla parte di quanto potesse esserlo la seconda compagna di Allen. Il film trabocca di citazioni, Orson Wells in primis (La signora di Shanghai), passando per La fiamma del peccato, ed è un omaggio ai gialli di Hitchcock, conditi con una forte dose di comicità surreale propria di Allen. E' un divertissement giocato sul senso di mistero che coinvolge lo spettatore, il quale fino all'ultimo non sa se la supposizione di Carol sia vera o no.
Un appunto è da fare sullo stile di ripresa, basato spesso su telecamere a spalla, con ondeggiamenti sinceramente fastidiosi, che dovrebbero rendere la concitazione e la frenesia di azioni e personaggi.
Molto divertente.

Voto: 3/5

-Don't Drink the Water
USA 1994 - commedia - 100min.

Film per la tv, mai arrivato in Italia, basato sulla piece teatrale omonima dello stesso Allen, già portata sullo schermo da Howard Morris nel 1966 (Come ti dirotto un jet):  in un imprecisato stato satellite dell'URSS, un ambasciatore americano deve assentarsi, lasciando le redini della diplomazia all'inesperto figlio Axel (Michael J. Fox), che si trova imprvvisamente a gestire una crisi diplomatica quando una famiglia di turisti americani (padre, madre, figlia) si rifugia nella struttura per fuggire ai tumulti popolari. Progetterà un piano er farli fuggire dal paese in incognito.

Allen e la sua squadra abituale dell'epoca (Carlo di Palma alla fotografia, Susan E. Morse al montaggio) confezionano una perfetta opera per la tv: immagine sempre chiara e leggibile sul piccolo schermo, con praticamente un unico setting in cui i personaggi sono inquadrati per lo più con piani americani. Dialoghi veloci e brillanti, che lasciano ampio spazio ai comprimari oltre che ad Allen stesso. In 100 minuti ci sono satira politica, commedia sentimentale e comicità surreale (esilarante la figura del prete prestigiatore).
L'unica cosa che sinceramente mi lascia perplesso è il titolo, che non sono riuscito a spiegarmi...

Voto: 3/5

-Pallottole su Broadway
(Bullets Over Broadway) di Woody Allen - USA 1994 - commedia - 98min.

Brillante commedia di stampo gangsteristico calata nella N.Y. degli anni '20.

David Shayne (John Cusack) è un autore teatrale senza molto successo, che sta tentando di mettere in piedi una commedia di scarso valore. Per disperazione accetta di farsi finanziare da un gangster, che però gli impone la sua donna (totalmente incapace a recitare) come attrice. Fortunatamente Shayne riesce anche ad ingaggiare la ex diva del teatro Helen Sinclair (Dianne West), ormai sul viale del tramonto, che si innamora persino di lui. La commedia però pare non funzionare del tutto, finchè l'autore non riceve un aiuto provvidenziale dalla persona meno sospettabile del mondo, uno scagnozzo (Chazz Palmintieri, eccezionale) del boss mafioso che produce lo spettacolo.

In connubio costante con l'assurdità più totale, è un film spassoso pieno di inventiva, con un'ottima scenografia e fotografia, che si appoggia sul brio degli interpreti, tutti bravi, e su una sceneggiatura imprevedibile. Allen potrà dire di non essere un artista (battuta pronunciata dal protagonista del film), ma anche quando fa film leggeri come questo riesce a colpire con la sua inventiva formidabile ed i suoi dialoghi esilaranti.
E' forse il film di Allen dove muore più gente.

Voto: 3,5/5

-La dea dell'amore
(Mighty Aphrodite) di Woody Allen - USA 1995 - commedia - 95min.

Lenny Wienrib (Allen), giornalista sportivo, è sposato con Amanda (Helena Bonham Carter) dalla quale non ha ancora avuto figli anche se li vorrebbe. I due decidono di adottarne uno. Il bambino è estremamente intelligente e dotato, e a Lenny viene voglia di scoprire chi sia la madre naturale. La storia è narrata da un coro greco come fosse una tragedia antica.

E' una commedia spassosa e completamente assurda che narra di una vicenda assai improbabile, tanto quanto quelle delle tragedie classiche. E' forse una delle storie più scombinate mai filmate dal regista, che di conseguenza opta per uno scivolamento nel comico surreale con i buffi siparietti del coro in un teatro greco. Numerose le gag che rendono la pellicola semplicemente irresistibile, grazie anche ad un Allen in forma smagliante, specialmente nei duetti dialogici con la madre naturale di suo figlio, la pornoattrice Judy Orgasm (Mira Sorvino).
La morale? Godetevi la vita come viene e non lamentatevi troppo.

Voto: 3/5

-Tutti dicono I Love You
(Everyone Says I Love You) di Woody Allen - USA 1996 - commedia - 101min.

Vita di una famiglia liberal di New York raccontata dall'adolescente Djuna (Natasha Lyonne): la madre Steffi (Goldie Hawn) si dedica a iniziative benefiche, è divorziata dal primo marito Joe (Allen), padre di Djuna, che vive a Parigi e non riesce a trovare la donna ideale, finché si invaghisce di una turista americana di nome Von (Julia Roberts). Bob (Alan Alda), l'attuale compagno di Steffi, è un democratico convinto che non sopporta la sbandata repubblicana del figlio maschio Scott (Lukas Haas); ha anche un'altra figlia di nome Skylar (Drew Barrymore) promessa sposa di Holden (Edward Norton) ma che si invaghisce del criminale Charles (Tim Roth) e altre due, più piccole, Lane (Gaby Hoffmann) e Laura (Natalie Portman), entrambe innamorate dello stesso giovanotto. C'è anche un vecchio nonno rimbambito accudito dalla domestica.

Commedia musicale (stacchetti coreografici sulle musiche stile swing 30-40 orchestrate da Dick Hyman) molto divertente che si snoda attraverso le tre città preferite di Allen (N.Y., Parigi, Venezia), all'insegna del caos più totale che l'amore genera nella vita delle persone. Molti gli elementi surreali (il balletto degli ectoplasmi su tutti) in un film che vuol essere spensierato, giocondo e musicale. E' una gioia per le orecchie e per gli occhi; inoltre tutti i protagonisti sono simpatici e convincenti.
Il ballo finale fra Allen e la Hawn, giustamente famoso, è di una magia e semplicità al tempo stesso che commuove, e vale da solo l'intero film.

Voto: 3/5

-Harry a pezzi
(Deconstructing Harry) di Woody Allen - USA 1997 - commedia - 96min.

Frammenti di vita di Harry, scrittore psicologicamente e sentimentalmente fallito, che nei suoi libri riporta particolari autobiografici non troppo velati, tanto da suscitare le ire della ex moglie; Deve essere onorato all'università dove insegnava ma non ha nessuno con cui andarci: raccatta un amico, una puttana afroamericana, il figlioletto rapito per strada dalle grinfie della coniuge e parte. Si inframezzano alla vicenda degli episodi di alcuni suoi libri (quindi della sua vita), arrivando a con-fondere i diversi piani di realtà.

E' una commedia originalissima e spassosa sul pericoloso mestiere della scrittura creativa: a forza di pescare dal proprio vissuto, un autore riversa parte di sé nelle proprie opere al punto di non riuscire più distinguere realtà e finzione; narrativamente arzigogolato e caotico, è come spesso accade in Allen una messa in scena delle proprie manie ed ossessioni, con tutti i topoi tipici del regista: riferimenti all'ebraismo, psicanalisi, rapporti conflittuali con l'altro sesso.
Alcune invenzioni geniali (Robin Williams "fuori fuoco") mostrano tutto il talento del regista, inalterato dopo tanti anni di onorata carriera. E' un pò triste vederlo nei film di quel periodo, a cavallo fra i '90 e i '00, senza una partner di vita e di recitazione come erano state la Keaton e la Farrow (e prima della sua nuova musa Scarlett Johansonn).
Da vedere.

Voto: 4/5

-Celebrity
di Woody Allen - USA 1998 - commedia - 113min.

La vita di un giornalista (Kenneth Branagh) alle prese con i vizi, i peccati, i capricci delle celebrità; separato dalla moglie, convivente con una donna, infatuato di una ragazza, anch'egli vive gli stessi squilibri dei membri dello star system. La scritta "HELP" compare in cielo a inizio e fine film, come estrema dichiarazione di stato d'emergenza esistenziale.

Uno dei migliori Allen anni '90, è una satira intelligentissima, divertente e accattivante ambientata in una N.Y. fotografata nell'amato B/N del grande Sven Nykvist; il cast è formidabile a cominciare da un Branagh irresistibile, per poi passare a tutti i comprimari, fra cui spiccano Di Caprio, Charlize Theron e Wynona Ryder. Molte le situazioni spassose e molti gli spunti di riflessione in un film comunque leggero e brioso.
Da come Allen ha dipinto Manhattan nel corso degli anni, pare proprio un girone infernale, ma il rapporto che lega il regista alla città rimane sempre di odio/amore: non si è solo frastornati dal mondo ritratto nella pellicola, se n'è anche affascinati.

Voto: 3,5/5

-Accordi e disaccordi
(Sweet and Lowdown) di Woddy Allen - USA 1999 - commedia/mockumentary - 95min.

Dolce e di bassa morale: così Allen, al suo 30esimo film, presenta al mondo la figura (immaginaria) del chitarrista jazz bianco Emmet Ray (Sean Penn) attivo sulla scena musicale americana degli anni '30, bravissimo ma mancante di quel pizzico di genialità che non manca invece al suo idolo, il francese Django Reinhardt (1910-1953). Si tratta di un escamotage per un ennesimo autoritratto del regista? Sicuramente lo è per quanto riguarda l'amore per il jazz: il film è molto musicale e, se il genere piace, può risultare molto piacevole anche solo da ascoltare. Alla recitazione pensa l'ottimo Sean Penn affiancato da un cast in forma tra cui, più che Uma Thurman, spicca Samantha Morton che, nel ruolo dell'amante muta di Emmet, è eccezionale nell'esprimere senza parlare. Ottima anche la ricostruzione ambientale, insolita in Allen che poche volte è evaso dalla sua amata/odiata Manhattan, almeno fino all'ultimo decennio. Qui lo fa con disinvoltura e riuscendo, grazie anche all'ottima fotografia di Zhao Fei (già collaboratore di Zhang Yimou e che lavorerà ancora con Allen in Criminali da strapazzo e La maledizione dello scorpione di giada) a ricreare un'atmosfera, un mondo fatto di occasioni, speranze e fallimenti. Il protagonista stesso è fallimentare: solo alla fine, autodistruggendosi, diverrà quel grande musicista che non era mai riuscito ad essere.
Breve comparsata di Allen in veste di sedicente esperto di Emmet Ray.

Voto. 3,5/5

-Criminali da strapazzo
(Small Time Crooks) di Woody Allen - USA 2000 - commedia - 94min.

N.Y.: Ray (Allen), ladruncolo che vive alla giornata, elabora un piano con dei suoi conoscenti per rapinare una banca: affittare un negozio vuoto, usando come copertura le doti culinarie della moglie nella preparazione dei biscotti, e scavare sotto di esso un tunnel che li porti dritti al caveau della banca. Il piano va a rotoli, ma i biscotti fanno un successo clamoroso.

Il primo Allen del 2000 è un quasi comico: ricco di gag, battute a raffica, ripresa dello stereotipo del ladruncolo nullafacente già interpretato a inizio carriera in Prendi i soldi e scappa. Il regista usa una vicenda surreale e spassosa per tracciare come suo solito un ritratto critico della borghesia americana ignorante e kitch, presentando le figure di due arricchiti che non sanno che farsene delle loro fortune. Grazie anche ad un ottimo cast di comprimari il film scorre via veloce e divertente suscitando risate e stupore per l'inaspettata piega che prendono gli eventi. Molto azzeccata la particina di Hugh Grant nei panni di un cinico mercante d'arte.
Gradevole colonna sonora, come sempre nei film di Allen.
Senza pretese e riuscito nel suo intento di intrattenimento.

Voto: 2,5/5


-La maledizione dello scorpione di giada
(The Curse of the Jade Scorpion) di Woody Allen - USA 2001 - commedia - 102min.

Nel 1940 C.W. (Allen) è l'investigatore privato per una compagnia di assicurazioni. Deve investigare su furti misteriosi che in realtà lui stesso compie sotto ipnosi, manipolato da un astuto criminale prestigiatore. I rapporti conflittuali con la capa miss Fitzgerald (Helen Hunt) non facilitano la soluzione del caso.

Calato nelle atmosfere e nelle musiche dell'epoca, questa commedia gialla è un omaggio spiritoso al genere, tipico di quegli anni. Più che le singole gag e le battute, comunque presenti e spassose, diverte l'estrema assurdità di tutta la vicenda, il suo sviluppo e la sua delirante conclusione. In coppia con la valida Hunt, Allen sembra più giovane, arzillo e pimpante della sua età. Buono anche il cast di contorno, sebbene nessuno brilli particolarmente sopra la media.
Puro intrattenimento d'evasione, esilarante nelle brevi scene con Charlize Teron.
Ottimi costumi.

Voto: 3/5

-Hollywood Ending
di Woody Allen - USA 2002 - commedia - 112min.

Val Waxman (Allen) è un regista ormai ridotto, dopo una stagione di successi e due Oscar, a girare pubblicità e ad elemosinare lavoro. La sua ex moglie Ellie (Tea Leoni), ora fidanzata con il produttore Hal (Treat Williams), lo consiglia a quest'ultimo per dirigere il nuovo film in cantiere, "La città che non dorme mai". Val accetta ma, per l'ansia crescente che lo attanaglia man mano che si avvicina il primo giorno di riprese, si ammala di cecità psicosomatica. Tuttavia Val non può rinunciare a quella che è forse la sua ultima possibilità per tornare alla ribalta, così con l'aiuto del suo manager e di un traduttore cinese inizia a dirigere il film.

La pellicola è giocosa e lieta, una delle più spensierate di Allen, che si conclude con un lieto fine Hollywoodiano. non c'è molto da dire: il cast è ottimo e le gag riuscite, il comparto tecnico pulito e preciso rendono il film piacevole da seguire. Allen sicuramente si ripete un po', ed il film non brilla per originalità, ma resta una divertente e spensierata occasione d'evasione.

Voto: 2,5/5

-Anything Else
di Woody Allen - USA 2003 - commedia - 108min.

La vita di Jerry Falk (Jason Biggs), autore comico che non riesce ad avere una carriera brillante per colpa di un manager incapace (Danny De Vito) che non riesce a scaricare in quanto suo unico cliente, dal tormentato rapporto con la assai indecisa compagna Amanda (Christina Ricci) che gli porta in casa sua madre che suona il pianoforte quando lui vorrebbe un po' di silenzio per concentrarsi sul suo lavoro, e l'improbabile amicizia con un collega molto più anziano di lui (Allen), ebreo come lui, violento e paranoico, che odia tutto e tutti e dispensa perle di saggezza.

Insomma il ritratto di Allen che stavolta si sdoppia in due personaggi distinti eppure complementari, dando alla sua parte più giovane il volto perfetto di Jason Biggs (American Pie), che si muove e parla come lui. Un cast divertente ed affiatato dà vita ad una commedia spiritosa anche se un po' priva di senso: la morale della storia è che "la vita non è particolarmente misteriosa o strana: è come tutto il resto", qualunque cosa voglia dire quest'affermazione. Molto divertente comunque.

Voto: 2,5/5

-Melinda e Melinda
di Woody Allen - USA 2005 - commedia - 100min.

In un bar di N.Y. un gruppo di amici discute se la vita sia essenzialmente tragica o comica. Prendono a esempio la storia di Melinda, conoscente di uno di loro, la cui vicenda può essere vista (e proprio così farà il film) sia con una prospettiva tragica che con una ilare.

Per Allen la vita, in definitiva priva del minimo senso, è un'altalena di momenti tristi e felici, che si mescolano (come i toni delle due storie) in un cocktail di esperienze tragicomiche che segnano la nostra esistenza. L'importante è non affannarsi troppo per cercare di risistemare i cocci, ma adattarsi alla corrente e non farsi troppe domande.
Unico film di Allen fotografato dall'ungherese Vilmos Zsigmond, che predilige ambienti spaziosi e luminosi. Tutto il cast è buono, sebbene nessuno brilli particolarmente sopra la media.
Se Allen riesce molto bene nella parte di commedia, fatica un po' in quella tragica a trovare il giusto pathos, ed in definitiva il film sa troppo di già visto.

Voto: 2/5

-Matchpoint
di Woody Allen - GB/USA /Lussemburgo 2005 - drammatico - 124min.

Il miglior film di Allen regista, si può annoverare fra i capolavori assoluti del cinema tout-court.

Il giovane irlandese Chris (Jonathan Rhys-Meyers), tennista professionista, si trasferisce a Londra e si iscrive ad un tennis club esclusivo frequentato dalla ricca borghesia, per cercare di tessere rapporti con sfere altolocate. In effetti riesce a conquistare il cuore di Chloe (Emily Mortimer), sorella del suo compagno di gioco Tom (Matthew Goode) diventa amico di famiglia ed ottiene dal padre un posto di rilievo nella sua società. Tutto fila per il meglio finchè Chris non si innamora perdutamente della fidanzata di Tom, Nola (Scarlett Johansson), ragazzetta americana senza arte nè parte ma dal sex-appeal irresistibile. Le conseguenze di questo rapporto saranno terribili e spingeranno il protagonista ad elaborare un terribile piano di omicidio.

Il film è innanzitutto un capolavoro di costruzione narrativa, quindi di sceneggiatura: i personaggi sono tutti ottimamente caratterizzati nei loro aspetti sociali e psicologici. In effetti il personaggio di cui si sa meno è proprio il protagonista, che rappresenta l'arrivismo per eccellenza: garbato nei toni e nei modi, freddo e calcolatore nei rapporti, vuoto nella morale.
La scenografia è ottima e aiuta lo spettatore a calarsi nel mondo lussuoso dell'alta società londinese.
La colonna sonora, interamente composta da brani operistici interpretati da Caruso, è un complemento ottimale allo svolgersi degli eventi.
La fotografia è perfetta, precisa al millimetro, senza la più piccola sbavatura, diversa dal solito: Remi Adefarasin conferisce una fredda armonia alla composizione dell'inquadratura.
Il punto cruciale su cui Allen si focalizza è l'importanza del caso: non destino, ma semplice casualità, concatenazione fortuita di eventi disparati, che regolano le nostre esistenze. A volte va bene a volte va male: a volte i delitti vengono castigati a volte no. Non c'è nessuna legge superiore, nessuna autorità suprema, nessuna giustizia divina ad assegnare premi e punizioni. In questo film il regista ha espresso tutto il suo sistema di pensiero con una precisione, una lucidità ed una completezza impossibili da ravvisare in qualsiasi altra pellicola prodotta fino ad oggi (che io abbia visto).
Matchpoint è la Bibbia dell'ateismo, e Allen il suo profeta.

Voto: 5/5

-Scoop
di Woody Allen - USA 2006 - commedia - 96min.

Londra. Una giovane studentessa di giornalismo (Scarlett Johansonn) indaga sul caso del "killer dei tarocchi", che sospetta essere il facoltoso Peter Lyman (Hugh Jackman), in seguito ad una soffiata da parte dello spirito del defunto giornalista Joe Strombel (Ian Mcshane) che le appare all'interno dello "smaterializzatore" del mago Splendini (Allen) durante uno dei suoi spettacoli. La ragazza ed il prestigiatore iniziano ad indagare sul caso.

Il film più disimpegnato e leggero di Allen del primo decennio 2000, si affida al brio dei due interpreti principali, nuove star emergenti, oltre che al talento comico dell'attore-regista stesso. Commedia a tinte gialle con un pizzico di fantastico, è un divertissement fine a sé stesso nemmeno così esilarante, ma comunque simpatico e gradevole. La tendenza ad una certa ripetitività lo fa risultare un meno avvincente di quanto poteva essere.

Voto: 2,5/5

-Sogni e delitti
(Cassandra's dream) - di Woody Allen - USA/Gran Bretagna 2007 - drammatico - 108 min.

"Sogni e delitti" riprende il discorso iniziato con "Matchpoint" e interrotto da "Scoop".
E' la storia di due fratelli (Ewan Mcgregor e Colin Farrel), due falliti che nella loro vita non hanno ancora combinato nulla di buono. Il primo è sempre impegnato a fantasticare in grandi progetti che poi non riesce mai a portare a termine, ed è costretto a lavorare nel ristorante di suo padre; il secondo lavora in un'autofficina e scommettte i suoi pochi soldi a carte o nelle corse dei cani. Ian (Mcgregor) si innamora di una ragazza dopo averla aiutata a sistemare la sua auto in panne, e ciò lo stimola ad iniziare a mettere la testa a posto, senonchè il fratello Terry (Farrel) perde 90000 sterline giocando a carte. A questo punto l'unica soluzione sembra essere quella di chiedere un prestito allo zio Howard, multimiliardario che "si è fatto da solo". Lo zio promette di fornire loro tutto il sostegno finanziario di cui hanno bisogno, ma non prima che essi abbiano fatto qualcosa per lui, qualcosa che li porterà ad oltrepassare un limite "dal quale non si torna indietro"...

Woody Allen conferma la propria attitudine al genere drammatico, anche se il microcosmo tragicomico dei suoi film più celebri non è poi così lontano. Inserendo in brevi scene una sottile quanto macabra ironia, Allen riesce a conferire un sapore particolarmente aspro a questa pellicola, come sempre all'insegna di un pessimismo di fondo riguardo l'uomo e la vita. Il finale particolarmente tragico sembra ancora più cupo di quello di "Matchpoint", ma alla fine l'assunto è differente: il male che una persona commette si ritorce contro di lui, moralmente o fisicamente.
Dopo un inizio calmo che ci presenta i protagonisti della storia, la tensione si fa sempre più palpabile e lo spettatore è ansioso di vedere come va a finire.
Nulla di nuovo o particolarmente originale, ma ben fatto e coinvolgente.

Voto: 3/5

-Vicky Cristina Barcelona
(Vicky Cristina Barcelona) di Woody Allen - USA/Spagna 2008 - commedia - 96min.

Due amiche americane, Vicky (Rebecca Hall), bruna, fidanzata e con rigide idee morali, e Cristina (Scarlett Johansson), bionda, passionale e romantica, vanno a trascorrere le vacanze a Barcellona, dove ricevono la proposta di passare un weekend a Oviedo nutrendosi d'arte e facendo l'amore da parte di un pittore edonista di nome Juan Antonio (Javier Bardem); le cose si complicano ulteriormente con l'ingresso in scena della precedente compagna di lui, la scombinata Maria Elena (Penélope Cruz).

Classica commedia alla Woody Allen con la variante dell'ambientazione spagnola, cui si adeguano di conseguenza musiche e fotografia: calde, avvolgenti e languide.
Per il resto ci sono i soliti ingredienti: coppie che scoppiano, persone che hanno difficoltà a tessere rapporti duraturi, gente preda dei sentimenti e impossibilità di raggiungere un equilibrio mentale duraturo. Il tutto nei toni gradevoli di una commedia senza momenti eccessivamente comici o tristi.
Passabile, ma già visto.

Voto: 2/5

-Basta che funzioni
(Whatever Works) di Woody Allen - USA 2009 - commedia - 92min.

Il premio nobel mancato in meccanica quantistica Boris Yelnikoff (Larry David), misantropo nevrotico ossessionato dalla morte (ha tentato il suicidio rimanendo solo zoppo), incazzato con il mondo, si ritrova ad accogliere in casa una ragazzina vagabonda del profondo Sud (Evan Rachel Wood) semplice ed ignorantotta, che con i suoi modi gentili e stravaganti finisce per conquistarlo. La coppia impossibile convola a nozze, ma la madre di lei non sembra entusiasta.

Commedia di spirito con un Larry David che prende il posto di Allen come attore protagonista, parlando e gesticolando come lui, ma non per questo privo di personalità nell'interpretare il ruolo del secchione invaghito della pupa. La morale, come sempre accade nei film di Allen, è esplicitata dal protagonista nel finale del film: qualunque scombinata piega la vita abbia preso, basta che funzioni. non è all'insegna di una radicale sfiducia nel genere umano questo film, come di solito accade in Allen, che stavolta guarda con simpatia ai suoi personaggi e concede a tutti una soluzione che, seppur stravagante, funziona. E' un inno a prendere la vita come viene e ad accettare quanto di buono ci capita, senza costruirci sopra montagne di riflessioni, dubbi, sovrastrutture metafisiche. E' un omaggio alla spontaneità di vivere, di esistere.
Piacevole anche nella sua sistematica rottura della finzione scenica: per mezzo di Boris, Allen si rivolge direttamente allo spettatore.

voto: 3/5

-Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni
(You Will Meet A Tall Dark Stranger) - USA/Spagna 2010 - 98min.

Due coppie sposate, una giovane e una di mezza età, si sfaldano. Noia della quotidianità, insoddisfazione per il presente, odio per la routine sono i motivi che spingono i personaggi ad una crisi esistenziale.

Motivi ricorrenti in un'altra tragicommedia alleniana senza grosse sorprese. Più che mai film d'attori, tutti in forma, a dar vita a personaggi ben caratterizzati, vivi, umani. Piacevole.

Voto: 2,5/5

-Midnight in Paris
USA/Spagna 2011 - commedia/fantastico - 94min.

Gil (owen Wilson) è uno sceneggiatore americano stanco della superficialità del scrivere. Con ambizioni da serio letterato, mentre si trova a Parigi con la sua sua compagna Inez (Rachel McAdams), che sta per sposare, e gli odiosi genitori di lei, si trova catapultato, ogni mezzanotte, nella Parigi degli anni '20, dove ha modo di incontrare le più grandi menti artistiche dell'epoca (scrittori, pittori, registi) nonché di infatuarsi di una splendida "groupie" dell'epoca.

Apertura simil-Manhattan con omaggio da cartolina alla capitale francese; inizio da classica commedia alleniana con protagonista fuori posto e disgustato dalla pseudo-cultura dell'alta borghesia; deriva decisa nel fantastico come non accadeva da La rosa purpurea del Cairo; finale lieto, come nelle favole appunto: nella magica Parigi tutto può accadere. Commedia gradevole, il più disteso e divertente film di Allen del dopo-Matchpoint, dichiarazione d'amore per una città come al tempo fu N.Y. che da anni, come tutta l'America, non sente più affine (con l'eccezione di Basta che funzioni), avendo dirottato verso l'Europa (Spagna, Inghilterra, Francia, Italia).
Ottimo il cast, bella colonna sonora.
Accessorio, sicuramente; consigliato, anche.

Voto: 3/5

-To Rome with Love
USA/Italia/Spagna 2012 - commedia - 111min.

Un vigile urbano di Roma apre e chiude il film facendo da "narratore": dice che a Roma accadono tante storie (come ovunque) e che ce ne narrerà alcune. Il film vero e proprio consta di 4 storie autonome montate alternamente fra loro: una giovane coppia di Pordenone che giunge a Roma per preparare il matrimonio e sogna un avvenire ricco ella città eterna; un impresario musicale in pensione che non si rassegna all'inattività, e scopre nel padre del ragazzo di sua figlia un talento lirico, incapace però di dar sfogo allle sue doti canore al di fuori della doccia; un giovane studente di architettura è implicato in un triangolo che coinvolge lui, la sua fidanzata ed un'amica di quest'ultima, una nevrotica attricetta dalla vita sessuale travagliata; un uomo qualunque, impiegato d'ufficio, diventa famosissimo da u giorno all'altro e la sua vita ne viene sconvolta, per esserlo ancora di più non appena la fama acquisita se ne va. 

Il difetto principale del film è la debole sceneggiatura latitante di idee: ci sono solo spunti interessanti ma sono sviluppati in modo banale e spesso tedioso; sebbene Allen mantenga il suo stile leggero e spesso divertente, molti episodi sono futili, poco approfonditi o scontati. Se ne salvano solo due: quello con Allen protagonista, che poggia sul suo personaggio, e quello del triangolo fra i tre giovani americani. Gli episodi che coinvolgono maggiormente gli attori italiani invece sono pressapochisti e simili a cartoline illustrate: non si tratta di stereotipi come alcuni hanno scritto, ma di semplice superficialità di scrittura, tanto a livello di vicenda narrata quanto a livello di descrizione dei personaggi. Anche il cast è altalenante, ma forse questo aspetto dipende maggiormente dal doppiaggio, cosa veramente orrenda dato che snatura totalmente alcuni dialoghi.
Tecnicamente è nella norma.
Debole, con qualche momento spiritoso; manca però il guizzo vincente, l'idea brillante.
Vanta inoltre una delle scene finali più brutte che abbia mai visto.

Voto: 2/5

-Blue Jasmine
USA 2013 - commedia/dramatico -98min.

L'impianto di base è palesemente tratto da Un Tram che si chiama Desiderio: Jasmine (Cate Blanchett) ricca moglie di un ricco uomo d'affari (Alec Baldwin) di New York, vagamente consapevole che lui froda il fisco, lenta a rendersi conto dei suoi continui tradimenti, ha un esaurimento nervoso quando il suo matrimonio va a rotoli, e si rifugia a San Francisco a casa della sorellastra povera, che cambia spesso compagno (quello attuale ripugna particolarmente Jasmine), in cerca di un tetto e di un lavoro; ma ricominciare una vita da zero quando si è abituati a certi standard non è facile, e nemmeno essere sinceri con le persone e con se stessi.

Ripresosi dalla sbandata romana, Woody Allen fa il suo miglior film da Matchpoint. Da tempo non era così lucido nel descrivere le contraddizioni di una persona così verosimilmente. Jasmine è una donna fragilissima, moralmente ambigua, verso cui si prova un'umana pietà ma senza assolvere le sue accidiose mancanze. Rimane a mio parere una delle interpretazioni femminili più impressionanti dell'ultimo decennio: Cate Blanchett è sempre sull'orlo del pianto, sul baratro dell'isterismo, in uno stato di tensione psicologica che riporta alla mente i migliori drammi femminili di Bergman. Qui però il dramma è stemperato dai tipici inserti di commedia Allen-iana, in cui a volte si ride ed altre si sorride con una punta di amarezza. Come spesso avviene in Allen, soprattutto nei suoi film pù seri, la conclusione è in sospeso, la regia si limita a fotografare la situazione senza facili soluzioni: è una "Jasmine a pezzi" quella ritratta, e a ricomporli non possono certo bastare i 98 minuti di film, che invece si concentrano sulla spiegazione dell'attuale stato mentale della donna, di cui si evidenziano colpe ma anche sogni, speranze, in una moltitudine di sfaccettature che rende impossibile catalogarla in modo manicheo come buona o cattiva, ma la pone invece nell'ambiguo grigiore della complessità umana. Fa da contraltare a questa figura drammatica, la coppia "comica" della sorella e del compagno, gente semplice con i suoi problemi ma che si vuole bene e che concettualmente richiama alla mente il titolo di un film precedente del regista, Basta che funzioni. E' proprio l'insoddisfazione generale di Jasmine verso al vita a renderla perennemente infelice, un male di vivere in cui tutti noi possiamo riconoscere un momento della nostra esperienza vissuta.
Splendida la messinscena, con le scenografie di Santo Loquasto che alternano ambienti chic (la casa con terrazza sulla baia di San Francisco farebbe invidia a Richard Misrach) a quartieri popolari, e la fotografia di Javier Aguirresarobe che fa ricorso al formato panoramico 2,35:1 (è solo la terza volta che Allen lo usa, dopo Manhattan e Anything Else).
Imperdibile.

Voto: 4/5

Elenco Film (ordine alfabetico)

Elenco registi - cercate velocemente con Cntrl-F o Cmd-F