giovedì 27 febbraio 2014

Elio Petri


Nasce un campione (1954) - cortometraggio
I sette contadini (1957)
L'assassino (1961)
I giorni contati (1962)
Il maestro di Vigevano (1963)
Nudi per vivere (1964)
Alta infedeltà, episodio Peccato nel pomeriggio (1964)
La decima vittima (1965)
A ciascuno il suo (1967)
Un tranquillo posto di campagna (1968)
Documenti su Giuseppe Pinelli (1970)
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970)
La classe operaia va in paradiso (1971) - 3,5/5
La proprietà non è più un furto (1973)
Todo modo (1976)
Le mani sporche (1978)
Le buone notizie (1979)

Petri (1929-1982) è stato uno dei grandi autori italiani del "cinema impegnato" degli anni '70.

-La classe operaia va in paradiso
Italia 1971 - commedia/drammatico - 112min.

Un operaio (Gian Maria Volontè) stakanovista lavoratore a cottimo perde un dito mentre lavora, si unisce alle proteste sindacali, viene licenziato e reintegrato.

Un film polemico come non si ha più il coraggio di fare: Petri spara a zero sia contro il capitalismo più disumanizzante e totalitario sia contro le eterne divisioni interne e la conseguente incapacità della sinistra italiana. Il caos ideologico tipico della condizione postmoderna è rappresentato da Petri con una messinscena destabilizzante: cacofonico a livello sonoro (gli altoparlanti minacciosi e gracchianti, lo sferragliare dei suoni d'ambiente della fabbrica, la musica dissonante di Morricone - con un leitmotiv simile alla precedente collaborazione col regista), inquietante a livello visivo (montaggio forsennato, zoom violenti come si usavano all'epoca, dominanza di colori freddi) è un film che ha alla base la concezione dell'umanità moderna come regredita ad una condizione di animalità (come bestie sono rinchiuse nel recinto della fabbrica, come bestie si accoppiano e si azzuffano fra loro). Non mancano parentesi comico/grottesche che non fanno che acuire il disagio generale rimandano alla mente il Marco Ferreri più ispirato (l'amplesso in macchina, il manicomio, la delirante scena finale). Sembra di vedere una versione aggiornata ed in chiave drammatica di Tempi moderni.
Volontè straordinario.
Un po' di ripetitività nella seconda parte e Mariangela Melato sprecata in un ruolo minore.

Voto: 3,5/5

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