lunedì 3 giugno 2013

Michele Placido

Pummarò (1990)
Le amiche del cuore (1992)
Un eroe borghese (1995)
Del perduto amore (1998)
Un viaggio chiamato amore (2002)
 Ovunque sei (2004)
Romanzo criminale (2005)
Il grande sogno (2009)
Vallanzasca - Gli angeli del male (2010)
Il cecchino (2012) - 3/5

A Michele Placido (1946), ex poliziotto, attore e regista italiano, reso celebre dalla serie tv La Piovra, va riconosciuto il grande merito di essere uno dei pochissimi a fare pellicole di genere (peraltro di buona fattura) nel nostro paese.

-Il cecchino
Italia/Francia 2013 - poliziesco - 89min.

Rapina in banca in pieno centro a Parigi. Il capitano Mattei (Daniel Auteuil) ha fatto circondare l'edificio. All'improvviso però un cecchino (Mathieu Kassovitz) inizia a falcidiare i suoi uomini, permettendo la fuga dei malviventi (di cui uno è rimasto ferito) che si rifugiano da un dottore della mala. A seguito di una soffiata, la polizia trova ed arresta il cecchino, che però non sembra intenzionato a collaborare. Le difficili indagini portano ad un retroterra di doppi giochi e misteri che vedono coinvolto anche il figlio del capitano, morto in azione in Afghanistan.

Difficile pensare ad un polar non diretto da un regista francese, bensì da un italiano.  Data per buona questa anomalia, è invece ragionevole la scelta di Michele Placido nel ruolo di tale regista, dato che è uno dei pochissimi in Italia ad aver firmato pellicole d'azione in tempi recenti, che hanno peraltro riscosso successo di pubblico e critica (Romanzo criminale, Vallanzasca - Gli angeli del male). E' un film ambiguo: di breve durata (e di alta concentrazione narrativa), incentrato sulle azioni più che sui dialoghi, immerso nella zona grigia della morale e dell'etica (cui è complementare una fotografia ombrosa e dai colori desaturati), sceneggiato a puzzle con continui cambi di rapporto guardia-ladro/gatto-topo, con molti passaggi lasciati all'interpretabilità dello spettatore e con un finale (che non poteva che essere) aperto.

E' inoltre un film acefalo: non c'è un vero e proprio protagonista (al capitano sono affidati soprattutto incipit ed explicit, ai criminali è riservata maggiormente la parte centrale); non c'è una personalità autoriale univoca a guidare il lavoro (la volontà di realizzare il film viene dal produttore, la scelta del regista proviene dall'indicazione dei due sceneggiatori); nel cast infine figura di Kassovitz, regista di La Haine e I fiumi di porpora.

Si potrebbe riscontrare un difetto in questa mancanza di direzione chiara del film, che effettivamente a volte pare indeciso se sbilanciarsi nell'approfondimento di un sub-plot sentimentale, rimanere sui binari di un giallo investigativo o abbandonarsi all'azione frenetica (con fulminee inquadrature di efferata violenza, saggiamente adombrate); tuttavia fa piacere ogni tanto potersi abbandonare alla visione di un'opera sfaccettata, contenitore di spunti vari che rendono la narrazione meno prevedibile ed il linguaggio discretamente vario in quanto a inquadrature (c'è un po' di tutto, dai dettagli ai campi lunghi) e montaggio (a fasi alterne rilassato o tumultuoso). Il cast è apprezzabile, peccato che molti personaggi non abbiano spazio sufficiente per svilupparsi (Auteuil ha una mimica eccellente, ma sapere qualcosa di più sul passato del suo capitano Mattei avrebbe sicuramente giovato; anche il rapporto fra il cecchino ed il suo avvocato sfuma lasciandoci pieni di interrogativi).

Film interessante perchè ibrido (poco francese, quasi per nulla italiano, discretamente americaneggiante), reca con sè un'impressione di libertà da stilemi rigidi e pre-imposti che è forse merito della sua natura di co-produzione.

Voto: 3/5

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