lunedì 18 marzo 2013

Niels Arden Oplev

Portland (Portland) (1996)
Fukssvansen (Fukssvansen) (2001)
We Shall Overcome (Drømmen) (2006)
Worlds Apart (To verdener) (2008)
Uomini che odiano le donne (Män som hatar kvinnor) (2009)
Dead Man Down - Il sapore della vendetta (Dead Man Down) (2013)- 2/5

Oplev (1961), danese, è noto per aver girato l'adattamento del primo libro di Larsson, e di aver così lanciato alla ribalta Noomi Rapace.

-Dead Man Down - Il sapore della vendetta
USA 2013 - gangster/drammatico - 117min.

Una gang di malviventi di New York, capitanata dal boss Alphonse (Terrence Howard), è vittima di un misterioso sicario che ne sta eliminando uno ad uno i componenti. Uno dei membri della gang, l'ungherese Victor (Colin Farrell) ha anche un altro guaio: la sua vicina di casa Beatrice (Noomi Rapace), sfigurata da un incidente d'auto e auto-segregatasi in casa assieme alla madre Valentine (Isabelle Huppert) lo ha visto commettere un omicidio; minacciandolo di denunciarlo alla polizia, vuole obbligarlo ad ammazzare l'uomo che ha provocato l'incidente che le ha rovinato il volto e l'esistenza. Sorgeranno complicazioni.

Dopo il successo di Uomini che odiano le donne (2009) era prevedibile una nuova collaborazione fra il regista Oplev e Noomi Rapace; tale collaborazione si è tradotta in una produzione americana tratta da una robusta sceneggiatura di genere, che non sarà originale nelle premesse ma lo è quantomeno nei modi di svolgimento dell'improbabile romance vissuta dai due protagonisti. Si tratta di un neo-noir che attinge dal patrimonio dei film gangster di Scorsese (per contenuto) e dai noir di taglio realistico più recenti (per forma) come ad esempio London Boulevard (2010, sempre con Farrell) e The Liabilty (2012).

La Rapace si toglie le vesti da maschiaccio e risalta nella sua femminilità, come già accadeva in Passion di Brian De Palma (che in pochi avranno visto). Anche la Huppert veste il ruolo per lei anomalo di madre amorevole: i brevi duetti con la figlia sono le scene più distese del film. Invece Colin Farrell ricopre il ruolo di criminale già visto altrove, e la sua recitazione è come al solito monocorde; comunque la sua poca espressività ben si adatta al personaggio taciturno e problematico che interpreta. La sceneggiatura tenta di mantenersi su binari verosimili, per quanto la storia sia abbastanza improbabile; peccato che sul finale l'anti-eroe si trasformi in una specie di Rambo in grado di far fuori decine di persone da solo: il servizio militare ungherese dev'essere davvero efficiente!

La carta giocata dell'amore impossibile fra i due protagonisti suona però troppo fuori dai canoni della credibilità per riuscire a coinvolgere davvero lo spettatore, che si trova a seguire la vicenda con una certa passività; anche le situazioni narrate, per quanto il regista si sforzi di non essere banale, risultano appartenenti al patrimonio comune del già visto. Il difetto principale del film è insomma quello di non aver nulla di nuovo da dire. Fotografia e montaggio riescono a mantenere il ritmo e la piacevolezza visiva su buoni livelli, ma si tratta di un'estetica vuota per quanto pregevole. La presenza di  un cast di fama e di una forma ricercata potrebbero farlo apparire come un'incursione autoriale nel cinema di genere, ma la verità è che una volta questo si sarebbe chiamato b-movie; può essere un piacevole film di intrattenimento ma è condannato ad esser presto dimenticato.

In una delle scene più azzeccate del film i due protagonisti si parlano per la prima volta via cellulare guardandosi dai rispettivi balconi, e mimano una stretta di mano a distanza; quella scena è una buona metafora di questo film: l'inizio fa presagire un'esperienza interessante, ma in realtà non arriva mai a toccare le corde dell'empatia spettatoriale.

 Voto: 2/5

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