sabato 9 marzo 2013

David Slade

Do Geese See God? (corto) (2004) 
Hard Candy (2005) - 2,5/5
30 giorni di buio (30 Days of Night) (2007)
The Twilight Saga: Eclipse (2010)

Slade (1969), inglese, ha iniziato la sua carriera come regista di videoclip.Il suo lungometraggio d'esordio Hard Candy lo ha imposto nel circuito dei festival e del passaparola di appassionati che l'hanno fatto diventare un piccolo fenomeno di culto.

-Hard Candy
USA 2005 - drammatico - 105min.

Una ragazzina quattordicenne (Ellen Page) ed un fotografo di moda trentenne (Patrick Wilson) si incontrano in un locale pubblico dopo essersi conosciuti in chat. affascinato dalla ragazzina, i due vanno a casa di lui. Sembrano crearsi le premesse per una relazione sentimentale tra i due, ma all'improvviso l'uomo si accascia a terra, svenuto. Si risveglia legato ed alla mercè della ragazzina, che sembra aver messo in atto un piano di smascheramento di un pedofilo seriale. Chi dei due ha ragione?

Non voglio dire che attorno al film si sia creato tanto rumore per nulla, ma di certo il suo intento provocatorio, che inizialmente può essere condiviso, scema avvicinandosi al finale. Per la prima metà del film c'è comunque un'innegabilmente riuscita costruzione narrativa che, facendo perno sull'imbarazzante talento dell'adolescente Page, cattura l'interesse. Girato quasi del tutto in interni, è un thriller da camera in cui i ruoli di vititma e carnefice sono destinati a confondersi: l'uomo è un pedofilo o è vittima di una pazza squilibrata? Sarebbe stato più coraggioso chiudere il film senza dare una risposta, ma forse ciò sarebbe stato intollerabile epr il pubblico americano, sempre bisognoso di spiegazioni dettagliate su quanto ha visto (non si sono mai ripresi dal codice Hays...): qui le spiegazioni arrivano, rapidissime, nelle ultime battute del film, svuotandolo di quella carica eversiva che l'aveva riempito per buona parte, specie nella lunga sequenza dell'operazione. E' un peccato che Slade non abbia osato di più, dato che l'osare è in pratica la ragion d'essere di tutto il film. Le premesse di una drammatica riflessione sull'abominio della pedofilia, con il corollario di problematiche legate all'accessibilità senza controllo dei teenager ai mezzi telematici, scade in favore di una risoluzione da banale thriller hollywoodiano.
Rimane da gustare la bella prova recitativa e la fredda fotografia di Jo Willems, che fa sembrare l'abitazione, una graziosa villetta sulle colline baciage dal sole, tetra come una camera mortuaria.

Voto: 2,5/5

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