sabato 5 maggio 2012

Fabrizio Cattani

Quelle piccole cose (2001)
Il rabdomante (2007)
Maternity Blues (2011) - 3/5

Cattani (1967) è uno sceneggiatore  e regista italiano.

-Maternity Blues
Italia 2011 - drammatico - 95min.


La vita di quattro donne infanticide all'interno di un ospedale psichiatrico giudiziario: Clara (Andrea Osvart) cerca di tornare alla vita come ha fatto il marito che si è trasferito ed ha cambiato lavoro, Eloisa (Monica Birladeanu) dal passato burrascoso e chiusa in una conchiglia di prepotenza egoistica, Rina (Chiara Martegiani) poco più che ventenne e con problemi di alcolismo, Vincenza (Marina Pennafina) che scrive lunghi diari per i due figli che ha ancora fuori dall'ospedale-prigione.

La sceneggiatura è stata scritta dal regista assieme a Grazia Verasani, che l'ha ricavata dal suo testo teatrale From Medea. Maternity Blues è un tentativo di conciliare fiction e realismo affrontando un tema inedito al cinema, ma senza ricorrere al documentario. Il film non si basa su fatti realmente accaduti anche se prende spunto da alcuni dati statistici (in Italia la depressione post-partum colpisce il 30% delle donne; il rapporto Eurispes Italia del 2011 segnala che nel 2010 si è verificato un infanticidio ogni 20 giorni, mentre l'anno prima la media era di uno ogni 33 e nel 2008 uno ogni 91; si tratta quindi di un fenomeno in aumento). Il film non assolve certo le protagoniste dai loro peccati, ma nemmeno le condanna fermamente: si limita a descriverne le ricadute psicologiche, il perpetuo senso di colpa che le attanaglia e le conseguenze sulla loro persona del gesto omicida: rottura di qualunque relazione, condanna senza appello da parte dell'opinione pubblica, nessun futuro certo davanti a sè. Ovvio pensare che se lo meritino, ma questo non aiuta a capire le cause del fenomeno: assenteismo della figura del marito (a volte fedifrago), situazioni famigliari instabili, esaurimento nervoso da stress et similia.

Il succo del film è che invece di concentrarsi sul tacciare queste donne di ogni malvagità possibile bisogna aumentare la ricerca psicologica in questo campo per riuscire a prevenire tali situazioni. Detto ciò, è impossibile non notare come la regia faccia di tutto per indurci a provare empatia verso le protagoniste senza che ce ne accorgiamo: la musica malinconica che accompagna alcuni momenti (le scene musicali sono le più leziose e scadenti della pellicola), il flusso di pensieri della protagonista (che oltre a spezzare un po' il ritmo non aggiunge molto di per sè) e la ricerca dell'effetto (i molteplici finali e sottofinali che ricercano lo stupore emotivo) svelano la volontà di fare un film molto "costruito" piuttosto che uno più diretto ed oggettivo. Insomma mi sembra che l'impostazione del film sia criticabile: un documentario sarebbe stato forse il modo migliore per affrontare l'argomento, anche perchè come detto non è un tema abituale al cinema e qualche dato statistico ed oggettivo sarebbe stato gradito. Se aggiungiamo il fatto che un pubblico non interessato al tema diffiiclmente deciderà di vedere il film, la sensazione è che gli autori si siano un po' tirati la zappa sui piedi. Un film dalle buone intenzioni ma dalla realizzazione discutibile. Da menzionare comunque una buona prova attoriale ed una fotografia prevalentemente realistica con qualche uso della luce più creativo nei picchi drammatici.

Voto: 3/5

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