martedì 10 aprile 2012

Teoria cognitiva e analitica

-La teoria cognitiva, sviluppatasi nei decenni 80-90, cerca risposte alle domande psicanalitiche e semiotiche, demolendo le teorie psicanalitiche degli anni '60-70.
-Bordwell in Narration and the Fiction Film (1985) parte dal presupposto degli “universali contingenti”, ovvero dei saperi aprioristici condivisi dall'umanità (ad esempio sapere che il mondo è in 3D, che la luce viene dall'alto ecc.)che fungono da base per qualunque espressione artistica (per esempio la conoscenza del fatto che il mondo è in 3D è indispensabile per la prospettiva pittorica). Sulla base degli universali contingenti quindi gli spettatori analizzano l'intreccio filmico per ricostruire la fabula. Lo spettatore fa un esercizio voluto e conscio di studio delle relazioni spazio/temporali e causa/effetto all'interno dei film
-Allen (1995) spiega che il cognitivismo rifiuta l'idea filmolinguistica per cui il film è un linguaggio che può essere compreso con un metodo linguistico-semiologico; rifiuta inoltre affermazioni teoretiche definitive non supportate dall'evidenza (massime come “l'autore è morto!”,”è nato lo spettatore!”) ed approcci brechtiani, in favore di un approccio pragmatico e scientifico. Egli riconosce un primo livello di lettura realista del film e un altro in cui entra in gioco l'illusione proiettiva, ovvero lo spettatore sa che ciò che vede è solo un film, eppure vi si rivolge come ad un mondo che esiste davvero.
-Smith (1995) elabora il concetto di attrazione dell'attenzione, in base al quale lo spettatore si immerge nel film attraverso tre livelli: riconoscimento (costruisce i personaggi quali agenti continui e individuati), schieramento (si relaziona alle loro azioni e sentimenti) e alleanza (aderisce alle emozioni ed ai valori di uno in particolare).
-Noel Carroll (1998) si occupa invece del concetto di ideologia e di come essa influenza l'identificazione spettatoriale. Egli definisce l'ideologia come una proposizione che ha “delle implicazioni contestualmente radicate che sono favorevoli ad un certo esercizio di dominazione sociale”. Per questo motivo gli spettatori inglesi si compiacciono di vedere film che mostra il loro impero, dato che lo percepiscono come portatore di civiltà nel mondo; mentre i popoli dei paesi sottomessi a tale impero osteggeranno tale visione. Oppure gli spettatori americani si compiacciono di Indiana Jones perchè evoca il senso di missione americana nel mondo. Per lo stesso motivo il cinema americano torna costantemente alla WWII, la guerra in cui loro sono i buoni e i salvatori.
-il difetto di questo approccio è che rischia, nel suo iperrazionalismo, di scivolare nel distruttivismo, ovvero di considerare la visione filmica come puro responso fisiologico, tralasciando tutto l'aspetto emozionale. Sminuisce insomma le ambizioni della teoria per basarsi sulla ricerca. Inoltre le teorie cognitiviste non sono unitarie, e spesso i cognitivisti stessi sono in disaccordo tra loro.

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