domenica 8 aprile 2012

Anne Fontaine

Les histoires d'amour finissent mal... en général (1992)
Augustin (1994)
L'@mour est à réinventer (1996)
Dry cleaning (1997)
Augustin, roi du kung-fu (1999)
Comment j'ai tué mon père (2001)
Nathalie... (2003)
Entre ses mains (2005)
Nouvelle chance (2006)
La Fille de Monaco (2008)
Coco avant Chanel (2009)
Il mio migliore incubo! (Mon pire cauchemar) (2011) - 3/5

La Francia è uno dei paesi che può vantare maggiormente un considerevole numero di registe donne note, ad esempio Maïwenn LeBesco(autrice del recente Polisse), Claire Denis (Cannibal Love, White Material) o la promettente Mia Hansen-Løve (Il padre dei miei figli, Un amour de jeunesse). Ad esse si può aggiungere Anne Fontaine (1959), pseudonimo di Anne Sibertin-Blanc, il cui Coco Avant Chanel (2009) ha spopolato in Europa facendo incetta di premi.

-Il mio migliore incubo!
Francia 2011 - commedia - 103min.


Agathe (Isabelle Huppert) è una ricca curatrice di mostre, facente parte di una fondazione d'arte contemporanea. Vive in un lussuoso appartamento con marito François (André Dussollier) con cui ha un rapporto di semplice cortesia (e neanche troppa!) ed un figlio che non è proprio una cima a scuola. Il migliore amico del figlio, suo compagno di scuola, ha invece un'intelligenza spiccata, ma suo padre è tutto l'opposto: Patrick (Benoît Poelvoorde) è rozzo, volgare, alcolizzato, puttaniere ed immaturo. Eppure Agathe sarà costretta suo malgrado ad allacciare con lui un rapporto che si evolverà dall'odio all'intesa, fino a qualcosa di più...

L'ultima opera di Fontaine è una commedia romantica sgarbata: parolacce, scurrilità, coppie che si sfasciano e matrimoni infelici sono la cornice di una vicenda tragicomica raccontata con leggerezza ma attenzione ai personaggi, a partire dai due attori protagonisti, pensando ai quali la regista ha realizzato il film: Isabelle Huppert, attrice drammatica saltuariamente prestata alla commedia, mostra la sua efficacia nell'interpretare glacialmente una donna fredda e senza più voglie, incattivita da un'apatia sentimentale che la rende arcigna e scorbutica.

Il mattatore è Poelvoorde, la cui performance è al solito gradevolissima; a lui spetta il ruolo di mattatore, con un fuoco di fila di battutine a doppio senso, irrequietezza da uomo dei bassifondi e sguardo da adolescente arrapato. Lo schema della storia è classico, ed è inutile riportarlo qui: lascio allo spettatore il piacere di seguire una vicenda dallo sviluppo surreale e dal finale piacevole nella sua prevedibilità. In un paio di sequenze si ride di gusto, anche se per la maggior parte del film si tende al sorriso più che alla risata.

Tecnicamente il film non presenta vezzi particolari: la fotografia è pulita e chiara, il montaggio lineare asseconda i tempi comici, le musiche sono limitate ad un ruolo di accompagnamento e si dimenticano presto. La sceneggiatura non inventa situazioni particolarmente innovative ma dà vita a diverse buone gag e qualche momento più serio, pur mantenendosi nel tono di una commedia disimpegnata.

La regia dirige il traffico con anonima competenza, assecondando le performance attoriali. Alla fine resta una vaga riflessione sui conflitti di classe nella società francese, tuttavia ciò che rimarrà allo spettatore è un ottima prova di due grandi attori e qualche divertente momento da ricordare.

Voto: 3/5

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