giovedì 1 settembre 2011

Takashi Miike

Eyecatch Junction (Toppū! Minipato tai - Aikyacchi jankushon) (1991) - V-Cinema
Lady Hunter (Redihantaa - Koroshi no pureyūdo) (1991) - V-Cinema
A Human Murder Weapon (Ningen kyōki: Ai to ikari no ringu) (1992) - V-Cinema
Bodyguard Kiba (Bodigaado Kiba) (1993) - 1/5
Oretachi wa tenshi ja nai (1993) - V-Cinema
Oretachi wa tenshi ja nai 2 (1993) - V-Cinema
Shinjuku Outlaw (Shinjuku autoroo) (1994) - V-Cinema
Bodyguard Kiba 2 (Bodigaado Kiba: Shura no mokushiroku) (1994) - V-Cinema
The Third Gangster (Daisan no gokudō) (1995) - V-Cinema
Bodyguard Kiba 3: Second Apocalypse of Carnage (Bodigaado Kiba: Shura no mokushiroku 2) (1995) - V-Cinema
Osaka Tough Guys (Naniwa yūkyōden) (1995) - V-Cinema
Shinjuku Triad Society (Shinjuku kuroshakai: Chaina mafia sensō) (1995) - 3/5
New Third Gangster: Outbreak Kansai Yakuza Wars (Shin daisan no gokudō - Boppatsu Kansai gokudō wōzu) (1996) - V-Cinema
New Third Gangster 2 (Shin daisan no gokudō II) (1996) - V-Cinema
Jingi naki yabō (1996) - V-Cinema
Peanuts (Piinatsu - Rakkasei) (1996) - V-Cinema
The Way to Fight (Kenka no hanamichi - Ōsaka saikyō densetsu) (1996) - 2/5
Fudoh: The New Generation (Gokudō sengokushi - Fudō) (1996) - 3/5
Young Thugs: Innocent Blood (1997) - 3/5
Jingi naki yabō 2 (1997) - V-Cinema
Rainy Dog (Gokudō kuroshakai) (1997) - 2,5/5
Full Metal Yakuza (Full Metal gokudō) (1997) - 1/5
The Bird People in China (Chūgoku no chōjin) (1998) - 3,5/5
Andromedia (Andoromedia) (1998) - 3/5
Blues Harp (1998) - 3,5/5
Young Thugs: Nostalgia (Kishiwada shōnen gurentai - Bōkyō) (1998)
Audition (Ōdishon) (1999) - 4/5
Ley Lines (Nihon kuroshakai) (1999) - 2/5
Silver (Shirubaa) (1999) -1/5
Dead or Alive (Deddo oa araibu: Hanzaisha) (1999) - 3/5
White Collar Worker Kintaro (Sarariiman Kintarō) (1999) - 2,5/5
M.P.D. Psycho (Tajuu jinkaku tantei saiko - Amamiya Kazuhiko no kikan) (2000) - 3/5
The City of Lost Souls (Hyōryūgai) (2000) - 2/5
The Guys from Paradise (Tengoku kara kita otokotachi) (2000)
Dead or Alive 2: Birds (Dead or Alive 2: Tōbōsha) (2000) - 3/5
Kikuchi-jô monogatari - sakimori-tachi no uta (2001)
Zuiketsu gensô - Tonkararin yume densetsu (2001)
Family (Famirii) (2001)
Visitor Q (Bijita Q) (2001) - V-Cinema - 4/5
Ichi the Killer (Koroshiya Ichi) (2001) - 3,5/5
Agitator (Araburu tamashiitachi) (2001) - 3,5/5
The Happiness of the Katakuris (Katakurike no kōfuku) (2001) - 3,5/5
Dead or Alive: Final (2002) - 1/5
Onna kunishuu ikki (2002)
Graveyard of Honor (Shin jingi no hakaba) (2002)
Shangri-La (Kin'yuu hametsu Nippon - Tōgenkyō no hito-bito) (2002) - 3/5
Pandoora (2002) - V-Cinema
Deadly Outlaw: Rekka (Jitsuroku Andō Noboru kyōdō den: rekka) (2002) - 1,5/5
The Man in White (Yurusarezaru mono) (2003)
Yakuza Horror Theater - Gozu (Gokudō kyōfu daigekijō - Gozu) (2003) - 3/5
Kikoku (2003) - V-Cinema
The Call - Non rispondere (Chakushin ari) (2003) - 2/5
Three... Extremes - episodio: Box (Sam gang yi): (2004) - 2/5
Zebraman (Zeburaaman) (2004) - 2/5
Izo (IZŌ) (2004) - 3,5/5
Demon Pond (Yasha-ga-ike) (2005) - V-Cinema
The Great Yokai War (Yōkai daisensō) (2005) - 2/5
Waru (2006) - 2/5
Big Bang Love, Juvenile A (46 oku nen no koi) (2006) - 3/5
Waru: kanketsu-hen (2006) - V-Cinema
Sun Scarred (Taiyō no kizu) (2006) - 3/5
Like a Dragon (Ryū ga kotoku: Gekijōban) (2007)
Sukiyaki Western Django (Sukiyaki Uesutan Jango) (2007) - 3,5/5
Detective Story (Tantei monogatari) (2007) - 2,5/5
Crows Zero (Kurōzu zero) (2007) - 3/5
God's Puzzle (Kamisama no pazuru) (2008) - 2,5/5
Yattaman (Yattâman) (2009) - 2/5
Crows Zero II (Kurōzu zero II) (2009) - 2/5
Zebraman 2: Attack on Zebra City (Zeburâman: Zebura Shiti no gyakushû) (2010) - 2,5/5
13 assassini (Jûsan-nin no shikaku) (2010) - 3/5
Ichimei (2011)
Ninja Kids!!! (2011)
Gyakuten Saiban (2012)
Il canone del male (Aku no kyôten) (2012)
The Legend of Love and Sincerly (2012)
Wara No Tate (2013)

Miike (1960), giapponese, è uno dei registi più prolifici della storia del cinema. Iniziando a lavorare come aiuto regista per Shōhei Imamura, realizza i suoi primi film da regista nell'ambito del cosiddetto V-cinema, ovvero il circuito di film realizzati appositamente per essere venduti direttamente in VHS senza il passaggio nelle sale. Venendo quindi dall'ambiente delle pellicole a basso budget, Miike si abitua a ritmi velocissimi e ad un genere prevalentemente violento. negli anni spazia in qualunque genere possibile, dando origine a pellicole più o meno grottesche. Dotato di un indubbio senso dello spettacolo, e senza mai prendersi molto sul serio, realizza film-baracconate iperviolenti e surreali, con uno stile personalissimo ed inimitabile (forse solo Sion Sono può ricordarlo a tratti). Presenza ormai fissa ai più importanti festival internazionali, miike va costantemente controcorrente.

-Bodyguard Kiba

(Bodigaado Kiba) - Giappone 2003 - gangster - 92 min.

Questo è uno dei primissimi film del regista nipponico, realizzato esclusivamente per il mercato homevideo (un sistema che andava per la maggiore nel giappone degli anni 80 e inizi 90; il cosiddetto V-cinema); assolutamente non interessante, questo film d'azione piuttosto grezzo è girato comunque con cura discreta, e una spruzzata di erotismo accontenta un pò tutti. La trama banale è compensata dal ritmo incalzante che non fa annoiare, anche se è un film come ce ne sono tanti. Comunque per chi vuole approfondire la conoscenza del regista e vedere come ha iniziato la carriera, può vedere questo film. Da poco editato in dvd, io l'ho trovato alla fnac.

Voto: 1/5

-Shinjuku Triad Society
Giappone 1995 - gangster - 101min.

E' il primo film per il cinema di Miike, il primo di una trilogia tematica sulla mafia cinese: un poliziotto dai metodi "kitaniani" di origine cinese sta indagando su una nuova banda particolarmente efferata, la Dragon Nail, che si sta imponendo sulle altre bande criminali di Shinjuku. Quando scopre che il boss emergente ha assoldato come avvocato suo fratello, il poliziotto decide che per sgominae la banda e salvare suo fratello da una vita di corruzione deve usare le maniere forti.

Tutti gli ingredienti della poetica miikiana di prima maniera sono presenti: violenza, gusto per il grottesco, sessualità deviata, montaggio convulso (specie nella scena iniziale, modus operandi ripreso in Ichi the Killer e Blues Harp). Nei modi atipici di un melodramma supera lo yakuza movie affrontando lo scomodo problema delle minoranze etniche, difficilmente integrate in Gappone, ribaltando il concetto: il poliziotto, pur di origine cinese, è cittadino Giapponese, ma non si sente appartenente ad alcuna comunità, eccetto la sua famiglia, unica ragione di vita e lotta. E' in questo senso il primo vero personaggio miikiano, il primo "senza patria" di tanti protagonisti dei suoi film successivi. Protagonisti di una realtà di insensata violenza ed irrimediabile corruzione (l'idea del traffico infantile di organi è atrocemente azzeccata), i gangster del film agiscono per impulsi animaleschi spinti dai desideri più materiali che si possano immaginare, a partire dalla ragazza ninfomane del boss. Tecnicamente povero, il film acquista energia e dinamismo in virtù di questa leggerezza produttiva: Miike mette senza problemi in scena perversioni e grottesco umorismo in modo invidiablmente personale per essere un esordiente del grande schermo. Non si smentirà affatto negli anni a venire.

Voto: 3/5

-The Way to Fight
Giappone 1996 - commedia/drammatico/sportivo - 114min.

Prodotto per il V-Cinema. E' la storia di una rivalità fra due studenti lottatori appartenenti a diversi licei di Osaka, che si sono promessi uno scontro che non riescono mai ad effettuare per una serie di problemi, e che potrà essere effettivamente svolto solo 20 anni dopo. Il presente del film (anni '90) fa da cornice al racconto principale ambientato negli anni '70, che a parte l'aspetto "action" ha ambizioni di affresco generazionale, dipingendo la precarietà esistenziale di protagonisti alle prese con problemi lavorativi, sentimentali, esistenziali in generale. Di suo Miike ci mette la descrizione sociologica dei personaggi, che guarda con tenerezza ed empatia, nonchè il suo gusto per il grottesco con cui incasella episodi comici o surreali (i topi nel ramen, alcune gag slapstick, una generale recitazione sopra le righe che richiama le eccessive espressività di alcuni manga). Tuttavia il finale tronco, la povertà della messinscena ed un certo schematismo psicologico, uniti all'inserimento un po' forzato di elementi melodrammatici, lo rendono narrativamente diseguale ed esteticamente grezzo. Non manca qualche bella trovata, in primis la scazzottata comunitaria scambiata per festa paesana: in essa si vede uno dei temi ricorrenti di Miike, la commistione tra amore e violenza.

Voto: 2/5

-Fudoh: the new generation
(Gokudō sengokushi - Fudō) - Giappone 1996 - azione/gangster - 98 min.

Fra i primi importanti film di Takashi Miike, questo strambo ed eccessivo yakuza movie, dal tono grotteso e con situazioni spinte all'eccesso (la ragazza che spara dalla vagina ne è un esempio), questa pellicola diede al regista di Yao una prima dose di popolarità. Si tratta di un tipico film miikiano di azione violenta alleggerita da una robusta dose di umorismo, ma che comunque si assesta su livelli che per il pubblico mainstream potrebbero risultare sgradevoli.
Voto: 3/5

-Young Thugs: Innocent Blood
Giappone 1997 - commedia/drammatico - 107min.

E' una specie di versione più matura e più riuscita di The Way to Fight: le vicende ruotano ancora attorno ad un gruppo di amici appena usciti dal liceo, alle ripese con lavori precari e problemi sentimentali. La storia è però più originale e variegata nell'intreccio, nonchè al montaggio con vari salti avanti e indietro nel tempo, e la separazione del film in due grandi blocchi narrativi, coincidenti grossomodo con una fase di "innocenza" adolescenziale ed una di presa di coscienza e maturazione che avvia i personaggi all'età adulta; in realtà la divisione non è così manichea, ed anzi è molto interessante il modo in cui Miike fa evolvere (o involvere) i protagonisti: se per alcuni sembra concretizzarsi un rapporto di coppia più stabile, per altri l'appagamento consiste nel continuare ad essere ciò che si era prima, insomma un'affermazione della propria indole: è un punto di vista molto originale e problematico questo, nient'affatto canonico e abbastanza inquietante poichè lascia ben poche speranze in futuro miglioramento delle condizioni socioeconomiche dei personaggi del film. Su tutta la vicenda incombe la grevità dell'ineluttabilità, la rassegnazione per un futuro di incertezze e la nostaglia per la spensieratezza della gioventù. Quanto poi all'agente concreto che spezza le speranze del gruppo, esso si manifesta nella forma più impensabile che uno spettatore potrebbe immaginarsi, in un colpo di genio di sceneggiatura: la più totale casualità interviene a scombinare i piani dell'uomo, in balìa di forze molto più grandi di lui ed assolutamente incontrastabili.
E' anche uno dei primi film del regista di cui si può apprezzare la recitazione degli attori principali, impegnati in una varietà di registri, dal comico con misura al drammatico più disperato, inedita fino ad allora nella sua filmografia e che esploderà di lì a breve con Rainy Dog e The Bird People in China.

Voto: 3/5

-Rainy Dog
(Gokudô kuroshakai) - Giappone 1997 - drammatico - 95 min.

Secondo film della trilogia sulla mafia cinese, sotto il segno di una pioggia incessante che accompagna i protagonisti per tutto il film. Uno yakuza si pente della sua attività e medita di fuggire da Taipei assieme ad una puttana e a suo figlio, che scopre di avere solo pochi giorni prima. Braccato dai suoi colleghi e da altri clan criminali, il film è una fuga da un mondo di criminalità, droga e morte. Come spesso capita negli yakuza movie di Miike, non ci può essere riscatto, nè lieto fine. Lento, tetro, ma visivamente e sonoramente affascinante.

Voto: 2,5/5

-Full Metal Yakuza
(Full metal gokudo) - Giappone 1997 - thriller7gangster/fantascienza/comico - 102 min.

Rivisitazione di Robocop: uno yakuza viene fatto a pezzi da dei sicari assieme ad un criminale alle prime armi. Uno scienziato riassembla i pezzi dei due moribondi in un unico essere bio-meccanico, che inizierà una vendetta spietata contro i suoi (loro) carnefici. Divertente, assurdo, illogico b-movie dal ritmo altalenante, con graziose trovate ma effetti speciali veramente da due soldi.

Voto: 1/5

-The Bird People in China
Giappone 1998 - drammatico (fantastico) - 118 min.

Poetico, romantico, triste: questo è, e altro ancora. Emblema di uno smarrimento che affligge l'uomo contemporaneo, la ricerca del protagonista di questa terra leggendaria, di questo paradiso perduto dove le persone possono "volare", la redenzione di un criminale e l'avverarsi di un sogno. Immagini eteree, ambiente naturale primitivo e ancestrale, per una storia fuori dal tempo e dallo spazio. Un sogno.

Voto: 3,5/5

-Andromedia
Giappone 1998 - fantascienza/sentimentale - 109min.

Mai (Hiroko Shimabukuro) e Yuu (Kenji Harada) sono amici fin dall'infanzia, ma solo alle superiori si accorgono dell'amore reciproco che li lega. Purtroppo, il giorno stesso in cui si scambiano il primo bacio, Mai è investita da un camion e muore. Mentre Yuu si dispera, il  padre della ragazza, genale infformatico, mette a punto un software in grado di simulare una personalità umana, alla quale fornisce tutti i dat relativi all'esistenza di Mai, compreso un avatar virtuale con le fattezze della ragazza. All'entità viene dato il nome Ai. Purtroppo però il software fa gola a molti: una multinazionale americana vuole impossessarsene, con la complcità dell'altro figlio dell'inventore, il formidabile hacker.

Periodo di grande sperimentazione per Miike, qui evidentemente influenzato da Ghost in the Shell nello spunto (anima umana intrappolata in una rete informatica) ed in alcune scelte estetiche (specie nella messinscena dei paesaggi virtuali) e grande anticipatore del recente Her di Spike Jonze. E' un Miike anomalo nell'inserimento di parentesi sentimentali da cinema romantico per ragazze. Dopo un incipit molto tenero e nostalgico si entra nella fantascienza vera e propria, e la visionarietà del regista riesce a gestire bene i pochi mezzi a disposizione. In alcune scene, complice il bel lavoro di scenografia, si riescono a raggiungere momenti visivamente suggestivi, debitori dell'immaginario cyberpunk creato da Shinya Tsukamoto.
Non mancano i consueti momenti di spiazzamento Miikiani, come freeze-frames "comici" e addirittura un videoclip interno al film. Peccato per il finale tirato eccessivamente per le lunghe e narrativamente farraginoso: spezza il ritmo così ben bilanciato del film.
Il film è molto musicale, data la presenza dei gruppi Speed (gruppo di idol femminili, ne fa parte l'attrice che intepreta Mai/Ai più alcune coprotagoniste) e DaPump (gruppo di idol maschili, ne fanno parte alcuni coprotagonisti).

Voto: 3/5

-Blues Harp
Giappone 1998 - gangster - 107min.


Chuji fa il barista in un locale dove si suona blues-rock, ma fa anche lo spacciatore. Un giorno aiuta il piccolo criminale Kenji ad uscire d auna situazioen difficile e tra i due si instaura un legame non paritario: Kenji infatti è attratto da Chiju. Ma Kenji vuole anche scalare i ranghi del suo clan, mentre i lprimo è combattuto tra la prosecuzione di una vita criminale e l'opportunità di una carriera musicale (ha un talento per suonare l'armonica). Guai in vista.


Uno dei più alti risultati raggiunti da Miike fino a quel momento. Il film compie una riuscita sintesi tra il cinema americano di Scorsese e colleghi della New Hollywood N.Y.-ese, il cinema giapponese gangsteristico alla Kitano e la vena autoriale del regista, con la sua sensibilità verso i disadattati, i senza patria e famiglia, gli esiliati esistenziali pur nella propria terra d'origine. Se nel film precedente il protagonista cerca sè stesso andando in un posto sperduto in Cina, qui è negata anche la possibilità della partenza: i personaggi sono legati ad un destino di dannazione. Pieno di un energia che ci si aspetterebbe in un regista ventenne, Miike infarcisce il montaggio di effetti, trovate registiche svariate e potenza espressiva malgrado le sporcature (a volte si vede la troupe riflessa in qualche vetro!).
La violenza c'è, l'amore pure: film Miik-iano al 100%. Ottima anche la colonna sonora.


Voto: 3,5/5

-Dead or Alive
Giappone 1999 - thriller/azione/gangster/fantastico - 105 min.

Uno dei maggiori successi commerciali di Miike, che l'ha reso famoso anche fuori dal giappone, e che vede riunite due grandi star nipponiche degli yakuza-movie: guerre tra bande nelle strade di Tokyo, finale apocalittico, incipit da videoclip e rock spaccatimpani, e poi eccessi di violenza (tipico stile miikiano) e perversione. Miike in forma per un film che non rinuncia nemmeno ad intermezzi comici, incredibili in mezzo ad una tale escalation di violenza. Pietra miliare del genere.

Voto: 3/5

-Audition
(Oodishon) - di Takashi Miike - Giappone/Corea del Sud 1999 - horror - 111 min.

Un uomo. Sua moglie morta tempo prima. Suo figlio è la sua unica famiglia, oltre il suo cagnolino. L'isolamento del Giappone odierno. La solitudine che porta ad una ricerca. La ricerca di un amore che inizialmente pare impossibile. Poi, avveratosi, sembra un sogno. Infine, dal sogno si passa all'incubo, un incubo di carne e sangue e ossa e morte. Svegliarsi dall'incubo è l'unico modo per fuggire. Ma una volta svegli, è davvero tutto finito?
.
Uno dei più importanti film nipponici contemporanei, sintesi di (quasi) tutti i generi cinematografici, che mostra come il thriller possa accostarsi alla commedia, L'horror al sentimentale, il drammatico al fantastico.
Incentrato sui problemi della modernità, affrontati con brio tragicomico e compiaciuto divertimento del regista nel creare continuamente nuove situazioni, sbalzi temporali ed emotivi, diversi piani di narrazione, realtà oniriche che si confondono con (ir)realtà materiali.
Alcuni passaggi non chiarissimi, personaggi ambigui, finale incerto, ma che importa?
Al diavolo la logica della linearità!
E poi c'è la suspance: rilasciata col contagocce nella prima metà del film, esplosa come impazzita da metà in poi, con variazioni di ritmo, sequenze allucinanti e allucinate, un paio di personaggi alla David Lynch, immagini terrorizzanti, angoscianti, disgustose.
E poi scene lunghe e sequenze brevissime, campi lunghi e primi piani, erotismo velato e solo suggerito, sotteso alla narrazione, che si fa sensuale e attraente, inchioda lo spettatore alla sedia, lo lascia incerto, stranito, e la sensazione perdura ogni volta che si ripensa al film (provate a guardarlo di sera, da soli, al buio...)
La recensione è volutamente oscura per non svelare nulla sulla trama, in modo che si possa gustare dall'inizio alla fine questo piccolo capolavoro, che come pochi sfrutta appieno la magia del cinema e il gusto per il racconto e i colpi di scena.
Eclettismo sorprendente.

Voto: 4/5

-Ley Lines
Giappone 1999 - gangster/drammatico/noir - 105min.

Ultimo segmento della trilogia tematica sulla mafia cinese in Giappone: due fratelli di origine cinese ma nati e cresciuti in Giappone, e da smepre emarginati, lasciano il paese natìo assieme ad un loro amico e partono in treno alla volta di Tokyo, in cerca di opportunità di lavoro. Derubati da una puttana, non troveranno di meglio da fare che mettersi a spacciare, finchè non decidono di rapinare un boss della malavita di Shinjuku ed usare quei soldi per fuggire in Brasile.

I temi sono gli stessi affrontati nei due episodi precedenti, ma lo stile è diverso: si tratta di uno dei film più cupi di Miike, privo di ogni ironia (a parte forse un paio di accenni che tra l'altro risultano fuori posto dato il tono generale), contraddistinto da una fotografia ombrosa e dalle basse temperature di colore (ma con curiose eccezioni a inizio e fine film, in cui l'imamgine vira in un mortifero rosso sangue). La musica è limitata a brevi motivi melodici piuttosto malinconici, ed il nichilismo è assoluto: è un film senza speranza. Il difetto principale sta proprio nella ripetitività tematica, che non aggiunge nulla di nuovo a quanto detto nei due film precedenti, a parte quest'atmsofera da yakuza movie malinconico alla Kitano. Poco per consigliarne la visione.

Voto: 2/5

-Silver
Giappone 1999 - spionaggio/azione - 79min.

Prodotto per il V-Cinema: Jun, agente sergreto, entra a far parte di un'organizzazione spionistica del governo creata per gestire le situazioni più spinose; avendo come copertura una squadra di wrestling femminile, deve mettersi sulle tracce di una gangster dominatrix. Questa è la risicata trama del film, che era stato pensato per fare da pilota a duna serie tv mai realizzata. Questo spiega i numerosi buchi di sceneggiatura ed il finale tronco, difetti che rendono Silver assolutamente inguardabile. Miike spinge un po' più del solito sull'erotismo, specie sadomaso, in un campionario di perversioni che forse renderanno la visione soddisfacente per qualcuno. Tutti gli altri possono evitarlo, anche per la recitazione imbarazzante (la protagonista non riesce a stare seria!).

Voto: 1/5

-White-Collar Worker Kintaro
Giappone 1999 - commedia/drammatico - 110min.

Dal amnga di Hiroshi Motomiya: Kintaro è un lavoratore esemplare, integerrim oal lavoro ed eroico nella quotidianità. Lavora per la grande compagnia di costruzioni Yamato, che si trova però in difficoltà perchè non riesce più ad aggiudicarsi degli appalti remunerativi. Inviato in una succursale della società, capeggiata da un quadro ubriacone, smaschererà un sistema di appalti truccati che fa capo a società rivali e ad un senatore. Mettersi contro il cartello avrà gravi conseguenze.

Forse il film più"normale" della carriera di Miike, come "normale" è il suo protagonista, il working man qualunque animato però da ferrei ideali. In questa elegia dell'uomo comune Miike riflette sull'eroicità di fare tutti i giorni il proprio lavoro con abnegazione ed essere un esempio positivo per gli altri. Nel pre-finale però i lregista non manca di sottolineare un aspetto amaro nella vicenda: Kintaro è un ex bandito, ed è grazie ai suoi vecchi contatti che riesce ad ottenere l'attenzione mediatica di cui ha bisogno per rendere il caso di pubblico dominio; come dire che in Giappone perfino le buone azioni civili passano per il l'approvazione l'intervento della criminalità. Il film non è mai troppo serioso, sebbene accadono cose gravissime, nè troppo divertente sebbene non manchi di momenti ilari.
Malgrado i temi interessanti, Lo stile piattamente televisivo e la recitazione non proprio eccelsa lo rendono consigliabile solo ai completisti del regista.

Voto: 2,5/5

-M.P.D. Psycho Giappone 2000 - thriller/horror - 330min.(6 episodi)

Il grande Miike ha realizzato questa serie per la rete tv giapponese satellitare WOWOW. Ambientata nel 1999 (fine dell'era Showa), l'intricatissima vicenda (entità multiple in unico individuo, serial killer, complotti governativi, esperimenti genetici ed altro) si dipana in sei episodi di un'ora ciascuno. Tratto dal manga omonimo di Eiji Otsuka e realizzato negando sistematicamente ogni criterio di verosimiglianza ("effetto pioggia" di imovie, per intenderci), è un fumettone apocalittico e splatter, che nella migliore tradizione miikiana mescola horror, sci-fi, thriller, comicità grottesca e qualche momento drammatico. Per la trama dei singoli episodi vi rimando a quanto scritto su Wikipedia se volete conoscerla prima di vederlo (cosa che io non ho fatto assolutamente). Confusionaria per i primi tre episodi, la vicenda si dipana nella seconda metà della serie, dove ogni dubbio (o quasi) sarà chiarito e ogni mistero risolto, in un'avvincente concatenazione di colpi di scena. Bella compagnia d'attori, che dà vita a personaggi stravaganti, quindi perfettamente adattabili al visionario mondo tratteggiato dal regista (peraltro rappresentato con un impianto piuttosto poveristico: pochi esterni, molti interni usati più volte). Senza pretese e per stomaci un pò forti (comunque per appassionati di horror), è un intrattenimento di disgusto più che di spavento che non mancherà di soddisfare i weird-seekers. Da segnalare infine la curiosa e azzeccata colonna sonora, ed in particolare il riuscito leitmotiv della serie, "Strange new world": vi rimarrà in testa.

Voto: 3/5

-The City of Lost Souls
Giappone 2000 - Thriller/azione/gangster/drammatico - 103 min.

Cambio di ambiente, si va in Brasile, ma la sostanza dello yakuza movie rimane: sparatorie, traffici illegali e chi più ne ha più ne metta. Solito finale sconsolato e vite di persone ai margini dela società, criminali ma anche vittime, carnefici e martiri in un'atomsfera apocalittica. Non coinvolgente come altri, purtroppo. Meglio "Rainy dog".

Voto: 2/5

-Dead or alive 2: birds
(Dead or Alive 2: Tōbōsha) - Giappone 2000 - azione/thriller - 97 min.

Seguito (per modo di dire) di Dead or Alive, usa gli stessi due attori come protagonisti, ma la storia è completamente diversa. Inoltre, se il primo fece successo per la massiccia dose di violenza, questo episodio si distingue per un'azione molto più dosata, e un andamento più lento e riflessivo: Takashi Miike stupisce con un film decisamente più calmo del suo capostipite. Potrebbe piacere anche a chi non apprezza molto il regista.

Voto: 3/5

-Visitor Q
Giappone 2001 - drammatico/commedia/thriller - 84 min.

Uno dei colpi grossi di Miike. Il suo primo film in digitale, cambio totale di genere: si ispeziona la famiglia giapponese, una famiglia allo sbando e senza punti di riferimento. Film durissimo, che non risparmia nessuna efferatezza: incesto, necrofilia (=rapporto sessuale con un cadavere), sadomaso, violenza gratuita in un mondo aberrante che è il Giappone odierno, ma è anche l'Occidente in generale. Crudezza spaventosa, ma film importante per capire dove siamo andati a finire, e riflettere seriamente sul nostro futuro. Magari ricevessimo tutti la visita di Q, ne trarremmo tutti dei vantaggi. I temi scabrosi ne fanno un film non per tutti.

Voto: 4/5

-Ichi The Killer
(Koroshiya Ichi) - di Takashi Miike - Giappone/Hong Kong/Corea del Sud 2001 - thriller - 129 min.

E' uno dei maggiori successi dell'ormai noto regista giapponese.
Tutto il cinema di Miike Takashi ha come colonna portante il tema della violenza, o meglio dell'iper-violenza. Sequenze ultrasplatter al limite del parossismo sono frequenti nella cinematografia miikiana, comprese scene di torture, violenze sessuali e quant'altro. Tuttavia, come il lettore può facilmente immaginare, se non ci fosse nient'altro da vedere nei film di Takashi a quest'ora non sarebbe così famoso, non parteciperebbe a festival cinematografici (fra i quali l'importante festival del cinema fantastico e dell'orrore di Stiges), e non raccoglierebbe dalla critica e dal pubblico i consensi che ottiene. Questo perchè (come giustamente spiegato sul sito italiano a lui dedicato www.asianfeast.org/dinamiike.htm) la violenza non è il fine, ma il mezzo. Il mezzo con cui il regista confeziona i temi di cui vuole parlare nelle sue pellicole, solitudine (è il caso del film Audition, che recensirò in seguito), crisi famigliare (Visitor Q) e sociale (tema che emerge in tutti i suoi yakuza-movie, cioè film trattanti della malavita giapponese, di cui questo Ichi the killer è uno degli esempi più evidenti), incomunicabilità e la perenne ricerca di quella serenità e felicità che l'uomo moderno e "civilizzato" non riesce ormai più a raggiungere (emblematico per questo aspetto il poetico The bird people in China, che recensirò); tutte queste sono le motivazioni che portano l'uomo a sfogare, o a subire, una violenza che è generata da quella frustrazione dovuta all'impossibilità di raggiungere i propri desideri, il che rende la vita un'immane sofferenza che si preferisce soffocare nel sangue di una carneficina o nella tortura di un'innocente.
E' questo il cinema di Miike Takashi, la rappresentazione del collasso della civiltà umana tecnologizzata che si autodistrugge, e la sua ricerca di quella primitiva felicità che mai più sarà in grado di ottenere.
In questo contesto allora, vediamo che le numerose scene di violenza presenti in Ichi the killer acquistano un significato che elevano il film al di sopra di qualunque altro prodotto di cinema di serie B, e lo rendono tanto affascinante.
Tuttavia, il regista si concede anche momenti ironici, che certo nel contesto del film assumono un sapore agrodolce che sembra quasi stonare col resto della pellicola, ed offre in sostanza anche un godibile film d'azione gangsteristica, elementi che lo rendono appetitoso per i patiti del genere.

Il film parla di lotte fra bande mafiose giapponesi dei giorni nostri. In particolare, Kakihara (che ruba la scena al vero protagonista per il magnetismo ed il fascino peverso del suo personaggio), che lavora per un boss mafioso (di cui è innamorato...yuk!), quando viene a conoscenza del suo assassinio, va fuori di testa e comincia a ricercare il colpevole. Esso è un fantomatico killer di nome Ichi (che vuol dire "1"), di cui tutti ignorano l'identità e che sembra comparso all'improvviso; l'obbiettivo di Kakihara all'inizio non è tanto quello di scovare Ichi, bensì i mandanti dell'omicidio, quindi con metodi ben poco ortodossi, interroga membri di altre bande e compie ricerche per scovare il colpevole. Tuttavia (pur risultando chiaro agli spettatori l'identità del mandante) Kakihara fallirà nel suo intento, perchè Ichi lo raggiungerà per primo; nell'emozionante incontro-scontro finale qualcuno morirà e qualcuno sopravviverà, ma alla fine nulla sarà risolto: le lotte fra bande continueranno comunque, il male perdurerà in ogni caso e ciò che il mondo avrà ottenuto sarà solo più sangue sull'asfalto.

Voto: 3,5/5

-Agitator
Giappone 2001 - gangster - 150min.

Il punto di partenza è la decisione sconsiderata di un gruppo di gangster. A Tokyo, c'è il grande cartello mafioso detto Tensei che accorpora diversi clan, fra cui le tre famiglie maggiori Kaito, Yokomizo e Shirane. Quando due uomini dello Shirane danno avvio ad un'azione provocatoria per innescare una serie di rappresaglie che portino all'eliminazione dei capi attuali dei rispettivi clan e quindi ad una nuova generazione di boss Kaito e Shirane che si accordino per eliminare gli Yokomizu e mettersi a capo del Tensei, le cose non andranno secondo i piani: un sottogruppo degli Yokomizu facente capo al burbero Higuchi scopre la macchinazione in atto, e le uccisioni a catena che ne conseguiranno provocheranno profondi sconvolgimenti nel Tensei.

Questo film parla in senso lato della società giapponese e delle sue contraddizioni: i clan osservano in apparenza leggi ferree (fedeltà assoluta ai propri capi, fratellanza fra compagni) e sembrano organizzati in una struttura oliata e funzionante. Questa può essere considerata la facciata ordinata e smagliante della società nipponica. All'interno del Tensei però regnano tensioni, conflitti, congiure, lotte fra piccoli capi che si scannano tra loro con i loro gruppuscoli di seguaci, proprio come accadeva fra i signori della guerra in epoca medievale. Questa è la logica sotterranea ancora imperante nella società del Sol Levante, la mentalità feudale della faida e quella primitiva della selezione naturale: sopravvive chi uccide per primo. In occidente Scorsese e Coppola ci hanno abituati alle grandi saghe di famiglie mafiose, ma nei film americani si pone una barriera fra quel mondo e il resto della società. In Agitator Miike sembra invece suggerire come queste logiche siano la base della forma mentis nipponica: non esiste, infatti una società civile corretta in alternativa al mondo della yakuza; non viene messo in scena mai un Giappone alternativo a quello dei clan; l'unico ragazzo inizialmente esterno alla faccenda viene preso in ostaggio da uno dei clan e trasformato a forza in gangster, proprio ocme dire che non ci sono alternative all'infuori di questo assetto sociale. Le uniche donne che si vedono sono anch'esse mogli/figlie di boss o sottoposti, e sebbene estranee alle attività criminose degli uomini ne sono anche del tutto assoggettate, insomma non contano niente. 

Il film non contiene particolari preziosismi formali, anche se è formalmente ben confezionato. Miike si frena anche nell'inserimento di parentesi grottesche, ed accenna brevemente alla nostaglia dell'infanzia innocente con un paio di flashback; è interessante notare che gli yakuza rimpiangono tutti di non aver fatto scelte diverse nella loro vita, e sostengono di fare quel "lavoro" perchè non c'erano alternative; Miike sembra sottolineare il fatto che queste persone siano "buone" di fondo, ed agiscano più per costrizione degli eventi che per volontà effettiva. Un conflitto dualistico evidente nella battuta diventata tagline del film: "Thank you and fuck you, brother".  Gli estimatori del regista saranno felici di sapere che è uno dei suoi film meglio recitati, motivo in più per vederlo.
Colonna sonora minimalista, limitata e sommessi commenti di violino e pianoforte.

Voto: 3,5/5

-The happiness of the Katakuris
(Katakurike no kōfuku) - Giappone 2001 - commedia/fantastico/musial - 113 min.

Parla di una famigliola (i Katakuri) composta di padre,madre, nonno, figlia maggiore, figlio minore e figlia minore, che vivono in una casa di campagna adibita a guest-house, vicina ad un laghetto ed in prossimità di un luogo che farà posto a breve ad un'autostrada, portando, secondo il signor katakuri, molti clienti. Il primo cliente della casa, però si impicca in camera sua. Il secondo, un lottatore di sumo e la sua fidanzata minorenne, muore durante un amplesso, schiacciando sotto di sè la sventurata ragazzina. la famiglia, sconcertata, seppelisce i corpi sottoterra e non avverte la polizia, temendo che possa decidere di chiudere l'attività. Sembra non esserci pace per i Katakuri, accompagnati da un'altra quantità di sciagure per tutta la durata del film. Solo la loro unione, il loro essere "famiglia", potrà riuscire ad affrontare tutte le difficoltà e permetterà loro di ottenere quella felicità tanto agognata. Riprendendo il discorso di visitor Q, di cui questo film sembra una rivisitazione in chiave assai più leggera e divertente, il film alterna pezzi recitati a canti e balli, creando una specie di micuglio fra commedia, dramma e musical. questo processo poteva rischiare di portare ad un grosso pasticcio privo di senso ma qui invece, stranamente, funziona. Il motivo è che probabilmente il film non si prende molto sul serio, e sebbene faccia riflettere sul valore della famiglia, fa anche e soprattutto divertire con le rocambolesche situazioni via via rappresentate. ciliegina sulla torta sono le ottime e spassose sequenze in claymation, un tipo particolare di stop motion che in parole povere (da wikipedia) consiste nel creare personaggi e sfondi tramite sostanze malleabili (normalmente plastilina) e successivamente riprendere immagini singole dopo aver leggermente modificato le posizioni degli elementi nella scena.
Una volta riprodotta la sequenza di immagini fisse (ad una frequenza di almeno 10-12 frame per secondo) si ha l'illusione che gli oggetti di plastilina siano in movimento.

Voto: 3,5/5

-Dead or Alive: Final
Giappone 2002 - azione/fantascienza - 89 min.

Questo episodio conclusivo, ambientato nel futuro (anche se non presenta quasi nessun elemento futuristico e gli effetti speciali sono veramente da due soldi) è sicuramente il punto debole della serie DoA, e la chiude in modo non dignitoso; buono il finale, omaggio al capostipite della saga. A parte questo, nulla di veramente originale.

Voto: 1/5

-Shangri-La
Giappone 2002 - commedia -  104min.

un gruppo di homeless vive in una baraccopoli in perfieria, in completa autonomia dal mondo esterno: sono i reietti della società, menti anche brillanti che però sono sate tagliate fuori dal mondo del lavoro. Ad essi si unisce un tipografo che è stato appena licenziato e stava per commettere suicidio. Unendo le proprie forze, i senzatetto escogiteranno un piano di speculazione borsistica per mandare sul lastrico il capo senza scrupoli del tipografo.

Come The Happiness of the Katakuris, è una commedia dai risvolti amari, che mette in luce una situazione sociale disagiata che rappresenta un problema irrisolto anche nel Giappone odierno: il fenomen odei senzatetto è infatti cresciuto nell'ultimo decennio, soprattutto a Tokyo, dove i prezzi degli immobili rappresentano per molti un ostacolo invalicabile. A Miike ed alla Daiei che l'ha prodotto va il merito di aver portato sullo schermo un problema scomodo che ho visto rappresentato, oltre a questo film, solo da Kiyoshi Kurosawa con Tokyo Sonata (2008). Shangri-La, terra mitica priva di qualunque male, è uninvenzione letteraria dello scrittore James Hilton, autore di Orizzonte Perduto (1933); in realtà nel film non viene nominata, è un libero adattamento per il mercato estero; la comunità di barboni infatti, nell'originale giapponese si attribuisce semplicemente il nome Utopia.
Grande cast, tutti attori famosi in patria dalla grande empatia (Shiro Sano, attore anche per Kitano e per alcuni film di Godzilla; Sho Aikawa, abituale collaboratore di Miike; Yu Tokui, attivo sia al cinema che alla tv, memorabile protagonista).
Molte gag divertenti (ma senza esagerare) e qualche momento di commozione.
Dal romanzo di Yuuji Aoki.

Voto: 3/5

-Deadly Outlaw: Rekka
(Jitsuroku Andō Noboru kyōdō den: rekka) - Giappone 2002 - gangster - 96 min.

Come sopra, ma meno originale perchè segue di più i canoni del genere; probabilmente più facile da digerire per i novizi, ma sicuramente meno significativo nella cinematografia di Takashi Miike. In effetti non lascia granchè. Uno dei punti debole del regista.

Voto: 1,5/5

-Yakuza Horror Theatre: Gozu
(Gokudō kyōfu daigekijō - Gozu) - Giappone 2003 - horror/gangster/fantastico - 130 min.

Il titolo dice tutto, miscuglio di generi in un pastiche di effetto straniante, ma affascinante. Uno yakuza ormai uscito di testa deve essere messo a nanna per sempre. Il suo stesso capo lo decide, dando l'ordine ad un suo sottoposto. Questo accompagna lo yakuza pazzo ad un appuntamento (dove lo dovranno in realtà eliminare) ma per uno strano fenomeno non riesce ad arrivare a destinazione. A questo punto la storia si frammenta, diventa simbolica, onirica, piena di personaggi e situazioni paradossali, irrazionali e magnetiche, che pur con lentezza coinvolgono lo spettaore che vuol sapere come Miike riuscirà a dipanare l'intreccio alla fine del film. Lo farà in un modo che lascerà tutti a bocca aperta, come solo lui sa fare. Allucinante!

Voto: 3/5

-The Call - Non rispondere(Chakushin ari) - Giappone 2004 - horror - 112 min.

Forse l'unico film di Miike uscito al cinema in Italia: horror giapponese abbastanza convenzionale, incentrato sulla paura della tecnologia e con la solita morta in stile the ring. cmq la mano di Miike si vede, e dà al tutto il tocco di originalità che ci vuole. Più normale, ma forse per questo meno miikiano del solito, quindi adatto ad un pubblico più vasto. Pregio o difetto?

Voto: 2/5

-Three...extremes - Box
Giappone 2004 - horror - 40 min.

Fa parte di un film fatto di tre episodi, tutti di stampo horror, realizzati da Miike, Fruit Chan e il grande Chan-wook Park (Oldboy e gli altri film della trilogia della vedetta). Si tratta di un mediometraggio (42 minuti) lento e di atmosfera, che però non raggiunge livelli totalmente soddisfacenti. Esercizio di stile, ma non coinvolge.

Voto: 2/5


-Zebraman
(Zeburaman) - Giappone 2004 - fantastico/comedia/fantascienza - 115 min.

Totale cambio di genere, un film su un supereroe! Inutile esporre la trama (l'eroe combatte gli alieni), da gustare e divertirsi sapendo di vedere un film leggero e senza pretese, in attesa di un lavoro più impegnato del regista.

Voto: 2/5

-Izo
Giappone 2004 - fantastico/azione/horror/drammatico/ - 128min.

E' una lunga discesa agli inferi, una tormentata vicenda di un'anima che non può darsi pace nemmeno nell'aldilà e sfoga tutta la sua rabbia su spiriti e uomini, alla perenne ricerca di una pace che non riuscirà mai a trovare. Due ore circa di puro massacro, estenuante cammino dell'antieroe più riuscito di Miike, che in fondo suscita in noi compassione e pietà, proprio perchè incarna tutte le frustrazioni e le debolezze umane. 

Voto: 3,5/5

-The Great Yokai War
(Yōkai daisensō) - 2005 - fantastico - 124min.

Divertente fantasy che ha le carte in regola per divertire grandi e piccini. Sarabanda di effetti speciali e creature buffe, grottesche ma divertenti. Uno spettacolo per gli occhi, un modo per tornare bambini per un pò! Gli effetti speciali purtroppo non sono poi molto speciali...

Voto: 2/5

-Imprint
Giappone 2005 - horror - 40 min.

Episodio dei Masters of horror, serie di horror realizzati per la tv americana. Miike torna più violento che mai, ma il poco tempo a sua disposizione crea una storia con più di una falla. Effetti speciali molto ben realizzati. Per gli splatter-fans.

Voto: 2,5/5


-Waru
Giappone 2006 - gangster - 123min.

Un ex galeotto si è convertito alla giustizia ed ora alvora per una veccho a capo di una non ben definita società che si occupa di danneggiare le attività illecite della yakuza. Ovviamente gli yakuza non stanno a guardare.

La storia fa acqua da tutte le parti, spiega pochissimo del passato dei personaggi (una voce off a inizio film delinea la situazione di partenza ed alcuni brevi flashback mostrano momenti del protagonista quando era in prigione) e rimane aperto ad un possibile sequel (che c'è stato, relegato al solo mercato home video).

Più che i contenuti (nulla che non si sia già visto, anche nella filmografia Miikiana) contano i modi di questo yakuza movie in cui i protagonisti sono degli anti-yakuza buoni che però si comportano come i loro nemici: con camera spesso fissa ed impostazione classica di montaggio, Miike si concede una parentesi registica accomodante rispetto ai canoni classici di genere gangster, insistendo però su una lentezza ed un'atmosfera funeree, con pochi momenti action, tra cui l'efficace e fulminea cavalcata sulle moto d'acqua, una delle poche idee originali del film. Peccato che la sceneggiatura proponga personaggi senza spessore di cui allo spettatore finisce per importare poco.
Bel commento musicale che richiama atmosfere folk americane.

Voto: 2/5

-Big Bang Love, Juvenile A
(46 oku nen no koi) - Giappone 2006 - drammatico (fantastico) - 85 min.

Racconta il rapporto di due giovani carcerati omosessuali detenuti per omicidio. Film molto originale. ambienti stilizzati e scene ridotte all'osso, tutto è lasciato ai dialoghi, alle espressioni dei due protagonisti. Qualche strambo effetto computerizzato da un tocco di originalità al tutto. Film davvero unico, inscrivibile in alcun genere. Molta poesia e nessuna situazione scontata. Interessante anche visivamente.

Voto: 3/5

-Sun Scarred
Giappone 2006 - drammatico/thriller -  120min.

A Yokohama, un uomo qualunque (Show Aikawa), di ritorno da una giornata lavorativa, vede un gruppo di teppisti adolescenti pestare un barbone; inizia una colluttazione con i ragazzi per fermarli, e la serata finisce in centrale di polizia. Da quel giorno inizia ad essere pedinato dal capo della gang e a temere per l'incolumità propria e della propria famiglia (moglie, figlia piccola, sorella).

Uno dei film più cupi del regista nipponico, Sun Scarred è un thriller attanagliante e perverso accostabile a Sion Sono e Tetsuya Nakashima, registi che hanno affrontato il tema della violenza estrema giovanile in Giappone, universo esplorato tanti decenni fa da un maestro come Nagisa Oshima in Racconto crudele della giovinezza ed altri film. La forza del film risiede ovviamente nel rappresentare i ragazzini come totalmente malvagi e perversi, facendo mente locale ai numerosi casi di cronaca che hanno visto coinvolti killer minorenni, quindi non punibili con il carcere. Girato nella maniera più naturalistica possibile (ma non mancano momenti Trier-iani nell'uso della telecamera mobile con jump-cut) con una fotografia ombrosa e desaturata che rimanda all'estetica del J-horror, è un film che trasuda inquietudine dall'inizio alla fine, retto sulle spalle di Aikawa (collaboratore abituale del regista), qui in una delle sue prove migliori. Forma un'ideale dittico tematico sul tema della vendetta privata assieme a Waru, dello stesso anno con lo stesso attore, ma questo è migliore perchè più vario e non di genere, dunque più verosimile e provocatorio.
Da vedere.

Voto: 3/5

-Sukiyaki Western Django
Giappone 2007 - western??? - 121min. (versione integrale)

Oggetto indefinibile fin dal genere (si può definire "western" un film grato alla maniera dei western ma ambientato in un Giappone metastorico?), il Django versione Miike è un pastiche postmoderno che anticipa di qualche anno l'omonimo Tarantiniano, ricorrendo allo stesso Tarantino per una parte minore in sequenze che a loro volta omaggiano Kill Bill. I rimandi espliciti agli spaghetti western, leoniani e non, non si contano, a cominciare dal Django di Corbucci (1966), capostipite della serie. Di esso sono evocati l'eroe (nell'esilarante diadscalia finale), la bara con il suo misterioso contenuto, il cimitero, e pure la musica, riarrangiata e cantata in giapponese. Ma Miike effettua un'operazione unica mescolando il cinema d'avventura samurai nipponico, attingendo come riferimento primigenio a Yojimbo di Kurosawa, scaturigine dello stesso spaghetti western; ecco quindi che con questo film si ha una chiusura del cerchio, un ritorno al cinema di appartenenza di un genere che ha preso una strada tutta sua da quando Leone pensò genialmente di plagiare il maestro giapponese per realizzare il suo Per un pugno di dollari. Doverso elogiare le accortezze formali che caratterizzano l'estetica del film, soprattutto il leitmotiv visuale del rosso e del bianco, colori delle due fazioni rivali che all'interno della vicenda si contendono la supremazia in un paesino miserrimo; colori non casuali dato che sono quelli della bandiera del Giappone che compare assieme al titolo del flm, una volta di più a rimarcare la riappropriazione di un genere da parte di un regista del Sol Levante che si è sempre dichiarato fan degli spaghetti western. La ftografia si diverte a cambiare il viraggio di alcune sequenze, come nei flashback, e la scenografia si lancia in complicati quanto repentini cambiamenti atmosferici, come quando nel finale si passa nello spazio di poche inquadrature dalla desolazione fangosa del paese al candore abbagliante conseguente ad una nevicata improvvisa ed assolutamente improbabile. La verosimiglianza è infatti l'ultimo dei problemi del film, e ciò evidente fin dalla seqenza di apertura in cui il cielo è semplicemente dipinto su una parete dello studio.
Oltre al canovacco preso di peso dal già citato film di Kurosawa, l'eccellente sceneggiatura scritta dal regista assieme a Masa Nakamura si diverte a concatenare colpi di scena attraverso una folta scheira di personaggi che rivelano a poco a poco il loro passato portando alla luce inaspettate rivelazioni. Insomma un gioco di travestimenti ed identità celate che rimanda alla commedia greco-latina, ma c'è anche una componenete guerresca che riimanda alla guerra delle due rose (una rossa e una bianca guardacaso) e un riferimento letterario esplicito a Shakespeare e al suo Enrico VI.
A conti fatti Sukiyaki (tipico piatto giapponese) Western  Django è una delle operazioni sincretiche fra cinema occidentale e orientale più divertenti e riuscite mai realizzate.
Qualche tempo morto nell'edizione integrale non manca: probabilmente il film ha beneficiato dei 20 minuti di tagli della versione internazionale.

Voto: 3,5/5

-Detective Story
Giappone 2007 - thriller/giallo/horror - 99min.

Un detective privato un po' scapestrato e alcolizzato di nome Raita (Kazuya Nakayama, già interprete di Izo) che vive in un condominio fatiscente dove si è appena trasferito un impiegato con il suo stesso nome, deve indagare assieme a due suoi assistenti su un misterioso caso di mocidio di una giovane donna che pare presto collegarsi ad altri delitti riconducibili ad un'unica mente criminale. Purtroppo per una serie di coincidenze i sospetti gravano su lui stesso e sul vicino, trascinato suo malgrado nella vicenda.

L'impianto è quello di un classico film di investigazione con colpo di scena finale difficilmente prevedibile; bella anche l'idea di ambientare il caso nel mondo dell'arte pittorica contemporanea, con quadri cyberpunk che si rifanno ad un immaginario sia nipponico sia rinascimentale (pensiamo ai vari giudizi universali con relativi gironi infernali). Le scenografie sono realizzate con cura ed attenzione per i dettagli e la resa generale è quella di un sottomondo di perversioni e pazzia che strizza l'occhio al Sion Sono più horror tipo Strange Circus e Suicide Club. Ovviamente un precedente può trovarsi nella stessa filmografia di Miike, in particolare nella serie tv MPD Psycho; anche questo sembra esteticamente un prodotto televisivo (date le caratteristiche "censure" sui particolari più raccapriccianti), sebbene sia uscito al cinema. La componenete horror è bilanciata da alcune parentesi comiche di umorismo tipicamente giapponese (pose ed esclamazioni esagerate, specie del protagonista), compreso l'assurdo finale fuori da ogni logica di verosimiglianza.
Un gradevole passatempo adatto agli estimatori del regista.

-Crows Zero
Giappone 2007 - azione - 130min.

Dal manga Crows di Hiroshi Takahashi, è una specie di trasposizione di film western o yakuza in ambito scolastico, avendo come fulcro narrativo la lotta per il potere della peggior scuola di Tokyo da parte di diverse gang di studenti-lottatori che la frequentano, un microcosmo metaforico della storia giapponese passata (tanti secoli di lotte fratricide fra vari signori della guerra) e moderna (come i tanti film gangster nipponici rappresentano). All'insegna di un forsennato dinamismo della camera e del del montaggio, reparti tecnici di eccezionale qualità (difficile non rimanere colpiti dalla mezz'ora di battaglia finale sotto la pioggia, un virtuosismo di fotografia ed editing che anticipa di qualche anno l'incipit di The Grandmaster di Wong Kar-wai), le scene d'azione sono degne trasposizioni odierne dei classici film di arti marziali; il tutto condito da eccessi comico-grotteschi tipici di Miike (ma che forse in questo caso provengono dal manga?) che inserisce parentesi iniziali e finali di canzoni rock (similmente a quanto accade in Blues Harp) che definiscono a livello musicale e testuale i temi giovanilistici del film: definizione del sè, voglia di affermarsi, ricerca di forti emozioni.
Due ore di garantito intrattenimento che hanno dato origine ad un sequel nel 2009.

Voto: 3/5

-God's Puzzle
Giappone 2008 - fantascienza - 134min.

Dal romanzo di Shinji Kimoto (pesantemente riadattato da Miike): due fratelli gemelli, Motokazu è studente di fisica all'università, Kiichi invece è un cuoco di sushi perdigiorno appassioanto di chitarra elettrica. Il primo parte per la Thailandia inseguendo una ragazza, lasciando al fratello il compito di sostituirlo a lezione. Kiichi inizia così a seguier i corsi di meccanica quantistica senza capirci granchè. Ad un certo punto c'è perfino da preparare un elaborato di ricerca e Kichi deve pensarci da solo perchè al fratello hanno rubato il passaporto. Impegnato ni questa sfida impossibile, Kiichi viene anche incaricato da una professoressa di andare a casa di una misteriosa studentessa che non freqenta quasi mai le lezioni, per coinvolgerla nel corso. Si tratta di una ragazza prodigio che, appena 17enne, ha progettato un innovativo acceleratore di particelle a forma di simbolo dell'infnito, chiamato Mugen. I due iniziano così a frequentarsi, e combinando il genio di lei con le involontarie intuizioni di lui arriveranno ad ipotizzare l'utilizzo della teoria del multiverso possa rendere superflua l'idea di Dio, specie se l'uomo potesse a sua volta creare un universo da zero, magar proprio grazie alla collisione di particelle all'interno di Mugen; certo un possibile effetto collaterale potrebbe essere la creazione di un buco nero che nghioterebbe l'intero pianeta.
La sinossi è più lunga del solito ma capirete che non è facile riassumere in poche righe questi concetti; il film non è troppo difficile da seguire, ma devo dire che ringrazio di aver iniziato da qualche settimana un corso online di infarinatura sulla meccanica quantistica, che mi ha permesso di seguirlo agevolmente; lo stesso Miike sembra avere avuto la preoccupazione di sfoltire il romanzo dei suoi contenuti più ostici, ed inoltre ha sdoppiato il protagonista del libro in due gemelli per aggiungere un alleggerimento comico al tutto. Bisogna dire che contaminare la fantascienza col comico od il grottesco è un'operazione che non ha mai dato risultati di rilievo, ed anche questo film non fa eccezione: il contenuto fantascientifico manca di approfondimento a causa di questi episodi collaterali, e di contro le aggiunte surreali, "erotiche" e da commedia non riescono mai ad amalgamarsi bene con il resto della vicenda; rimane sicuramente il fascino di un'opera che inizia in toni da commedia rosa per finire nel catastrofico, con un prefinale che più "fanta" non si potrebbe. Ma rimane anche il disappunto per un occasione mancata di film più verosimile (vedi ad esempi il caso del recente Transcendence) e quindi affascinante.

Voto: 2,5/5

-Yattaman
Giappone 2009 - azione/supereroi - 111min.

Nel 1975 la casa di animazione Giapponese Tatsunoko inizia un progetto seriale di anime di argomento fantacomico/supereroistico chiamato Time Bokan. Il progetto consta all'oggi di 10 serie di anime pubblicate tra il 1975 (con la prima serie, dal titolo omonimo Time Bokan) al 2008 (con la decima serie, Yattaman 2). Ogni serie del progetto ha perosnaggi e storie diverse, anche se le narrazioni seguono tutte lo stesso canovaccio (un gruppo di eroi buoni e maldestri combatte un gruppo di cattivi male organizzati che falliscono sistematicamente nei loro piani criminosi) e si caratterizzano per molti momenti di comicità demenziale. Di queste serie la più nota è quella di Yattaman del 1977 (l'unica ad aver avuto un seguito, come già detto).

Ed è su questa serie che Miike si è basato per il film, che ne segue grossomodo la storia: il team Yatta, operante a Tokyo sotto la spoglia di un negozio di giocattoli, è composta di un ragazzo ed una ragazza (Yatta1 e Yatta2) più un enorme cane robot chiamato Yatta-Can ed un robottino tuttofare chiamato Robbie-Robbie. Insieme combattono la gang criminale Trio Drombo (capeggiato dalla seducente Miss Dronio) che viene sistematicamente sconfitto, provocando le ire del loro capo, il misterioso re dei ladri Dottor Dokrobei. Quando quest'ultimo ordina loro di mettere le mani sui frammenti perduti di una leggendaria pietra dai poteri miracolosi, la Dokrostone, fra il Team Yatta e il Trio Dronio nasce un'accesa competizione per accaparrarsi il manufatto.
La trama è quanto di più futile ed esile si possa immaginare. Il film sembra essere concepito per un pubblico infantile (come dimostrerebbero i frequenti stacchetti musicali, anche coreografati), salvo che Miike non evita di inserirci ripetute e plateali allusioni sessuali, cosa che rende più incerto il target di riferimento (probabilmente adolescenti e preadolescenti). Al di là di queste strane commistioni e di qualche gag divertente (sempre che piaccia un umorismo così grafico ed eccessivo, tipicamente nipponico) non esistono motivi per consigliarne la visione, anzi il film ha evidenti deficit di scrittura ed effettistica, che gli fanno perdere punti sia nella forma che nella sostanza.

Voto: 2/5

-Crows Zero II
Giappone 2009 - azione - 133min.

Si riprende dalla fine del prequel: la scuola dei corvi, quasi del tutto unificata, deve vedersela con una scuola rivale dopo che accetta di proteggere un ex galeotto reo di aver ucciso uno dei membri della fazione rivale.

Sequel debole, che conserva i pregi stilistici e tecnici del precedente ma che fallisce a livello narrativo nell'offrire qualcosa di diverso e di altrettanto interessante, specie a livello di nuovi personaggi. Anche le "gag" sono meno felici rispetto a quelle del primo film, e le parentesi musicali pedissequamente ricalcate sul modello originale sono semplici riempitivi. Si arriva alla mezz'ora di lotta finale, la parte più emozionante, un po' sfiniti.
Dimenticabile.

Voto: 2/5

-Zebraman 2: Attack on Zebra City
Giappone 2010 - azione/fantastico - 107min.

Come il primo, più del primo: più nemici, più effetti speciali, più esplosioni, più divertimento! Miike può permettersi pellicole sempre più dispendiose, il seguito del suo uomo-zebra ne trae beneficio, soprattutto per trucco e scenografia. Coreografici ed orecchiabili i videoclip musicali.

Voto: 2,5/5

-13 Assassini
Giappone 2010 - storico/azione/drammatico - 125min.

Per inaugurare l'incursione nel genere storico, fino ad ora ignorato dal regista (se si eccettua in parte un flm anomalo come Izo) Miike ha scelto il remake del film omonimo di Eiichi Kudo del 1963; l'impianto narrativo è simile a I sette samurai, solo che qui sono 13 e vengono ingaggiati non per difendere un povero villaggio di contadini, ma per assassinare un parente folle e sadico dello shogun che, se arrivasse alle redini del potere, potrebbe scatenare guerre in tutto il paese. Sebbene i personagg non siano tutti sviluppati con lo stesso approfondimento, tutti insieme incarnano la figura ideale del samurai, e fungono perciò da emanazione della forma mentis giapponese, nei suoi aspetti più nobili. La regia è rispettosa della serietà dei temi trattati, ed il grottesco Miikiano è più virato verso l'onirico-surreale; non mancano particolari agghiaccianti ed una lunga sequenza di battaglia finale che non ha nulla da invidiare all'epicità di Hollywood.
Non originale ma formalmente impeccabile e culturalmente interessante.

Voto: 3/5

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