sabato 10 settembre 2011

Bertrand Tavernier

Les Baisers di Bertrand Tavernier (1963)
Pays d'octobre, (1963)
Che la festa cominci... (1974)
L'orologiaio di St. Paul (1974)
Il giudice e l'assassino (Le Juge et l'assassin) (1976)
I miei vicini sono simpatici (1977)
La morte in diretta (1980)
Una settimana di vacanza (1980)
Colpo di spugna (1981)
Philippe Soupault (1982)
Philippe Soupault et le Surrealisme (1982)
Philippe Soupault, les images qu'ils aiment (1982)
Una domenica in campagna (1983)
Mississippi Blues (1983)
Round Midnight - A mezzanotte circa (1985)
Il quarto comandamento (1987) - 3/5
Lyon, le regard interieur (1988)
La vita e niente altro (1989)
Daddy Nostalgie (1990)
Contre l'oubli (1991)
Legge 627 (1991)
Eloise, la figlia di D'Artagnan (1994)
L'esca (1995)
Capitan Conan (1996)
Ricomincia da oggi (1998)
De l'autre cote du periph (1998)
Histoires de vies brisées: les double peine de Lyon (2001)
Laissez-passer (2001)
La piccola Lola (2004)
In the Electric Mist (2008)

Tavernier (1941), francese, lavora come regista, produttore, sceneggiatore e in un paio di occasioni come attore. Dirige film molto duri su gravi questioni socio-culturali.

-Quarto comandamento
(La passion Béatrice) di Bertrand Tavernier - Francia 1987 - drammatico - 131min.

1350. Nelle prime fasi della guerra dei Cent'anni (1337-1453, in cui sovrani inglesi e francesi si contendevano il possesso dei territori francesi) viene fatto prigioniero dei britannici il nobile François de Cortemart (Bernard-Pierre Donnadieu). Dopo una lunga assenza, torna finalmente, assieme al figlio Arnaud (Nils Tavernier) al castello dove da anni li attende trepidante la devota e affezionata figlia Béatrice (Julie Delphy). Il condottiero è però tornato trasformato dal conflitto, crudele e spietato, praticamente folle, abusa della figlia e denigra il figlio, finché Béatrice non deciderà di vendicarsi.

Con questo film Tavernier riflette sull'abominio del male e sull'effetto deleterio che esso ha sulle persone: chi è vittima del male finisce per diventarne il tramite. Ciò è esplicato sia nel prologo, che mostra le radici della follia in un François infante, e nell'epilogo, che rima con l'inizio e chiude a cerchio la storia, lasciando intendere che il male continuerà a perpetrarsi in futuro.
Con una scenografia essenziale ed una fotografia fredda, il regista francese trasmette un senso di disagio e disgusto; la turpe vicenda, raccontata senza indulgere in immagini eccessive, riesce a provocare con i suoi sottesi e ad angosciare profondamente in molte sequenze, raggiungendo forse l'apice in quella del grottesco "matrimonio" tra padre e figlia.
Donnadieu è di un'intensità molto profonda, ed anche il resto del cast è stato scelto bene.
E' un film disperato e deprimente che fa riflettere sugli abomini compiuti dall'uomo, sia su vasta scala (la guerra) sia nei rapporti interpersonali.

Voto: 3/5

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