mercoledì 31 agosto 2011

Pascal Laugier

Saint Ange (2004)
Martyrs (2008) - 4/5
I bambini di Cold Rock (The Tall Man) (2012) - 3/5

Laugier (1971) è sicuramente il più autorevole esponente del recente revival horror francese.

-Martyrs
di Pascal Laugier - Francia/Canada 2008 - horror - 96min.

La tentazione di non raccontare assolutamente nulla della trama è forte. Sarò il più vago possibile.

Una ragazzina riesce fortunosamente a liberarsi da una prigionia forzata impostale da una coppia di persone per un motivo a lei ignoto. Anni dopo riconosce in una fotografia su un giornale i suoi aguzzini e, aiutata da un'amica, decide di vendicarsi. Questa è la trama del primo quarto di film circa: tutto ciò che avviene dopo non posso raccontarvelo...

Dopo il più canonico (ma non privo di personalità) Saint Ange, Laugier sconfina dal sofisticato horror mistico d'atmosfera al torture-porn più efferato (grado di violenza MOLTO superiore ad Hostel; chi ha visto "Alta tensione" può già farsi un'idea, ma siamo lontani comunque), nobilitando inaspettatamente il filone con inserti metafisici. Prima però è opportuno spendere parole di elogio per la realizzazione tecnica ineccepibile: colonna sonora non invasiva ma efficace, fotografia straordinaria, recitazione funzionale (non c'è molto dialogo, ma gli attori fanno quel che devono), sapiente alternanza di tempi lenti e veloci. I momenti di puro spavento, abbondanti nella prima metà del film specialmente, sono tutti efficaci. Per non parlare del trucco: non fosse un film straniero avrebbe vinto l'Oscar sicuramente. I prestiti non mancano di certo: dal j-horror ad Haneke, passando da "Il buio nella mente" (1995) di Chabrol, l'elenco è lungo. E' l'amalgama ad essere originale: i continui cambiamenti di punto di vista, le brusche interruzioni e le accelerazioni fanno sì che lo spettatore non sa mai a cosa assisterà di lì ai prossimi dieci minuti. Anche per questo è un capolavoro di montaggio e, ancor prima, di sceneggiatura.
Tanti i temi affrontati: rapporto della società con la violenza (è necessario scriverlo, parlando di horror?), sfruttamento uomo-uomo, rapporti gerarchici di sesso e di classe, religiosità laica, grandi domande di senso, fallibilità della ragione di fronte all'ineffabile, tentativo di filmare l'infilmabile (il cinema come mezzo per raggiungere un'altra dimensione? Riflessione meta-filmica sulla trascendenza dell'arte?): insomma c'è n'è per tutti i giusti!
Adatto a chi mastica il genere e non è facilmente impressionabile, è uno dei migliori film del decennio.

Voto: 4/5

-I bambini di Cold Rock
Canada/Francia 2012 - thriller - 106min.

Nello stato di Washington c'è una piccola cittadina mineraria isolata dal mondo, Cold Rock: dopo la chiusura della miniera, la piccola comunità è stata ridotta a fame e povertà. Come se non bastasse, da qualche anno il paese è afflitto da costanti rapimenti di bambini, che scompaiono senza lasciare traccia; la gente attribuisce questi rapimenti ad un misterioso individuo noto come L'uomo Alto. Quando il figlio di Julia Denning (Jessica Biel), infermiera locale vedova, viene rapito, la lotta per cercare il responsabile del crimine innescherà una catena di avvenimenti che porteranno alla luce inquietanti rivelazioni.

Pascal Laugier è l'esponente più autorevole della nouvelle vague orrorifica francese del dopo Duemila. Con il suo film d'esordio Saint Ange (2004) reinventava i film di edifici infestati con una chiave storica e psicologica inedita; con il capolavoro successivo, Martyrs (2008), consegnava al cinema una pietra miliare dell'horror con cui tutti i successivi film dello stesso genere devono/dovranno fare i conti; al suo terzo film, il primo realizzato al di fuori dei confini nazionali e con un cast di lingua inglese, ha tentato una sintesi delle intuizioni formali e sostanziali dei primi due, con un risultato valido sebbene di impatto inferiore rispetto alle opere precedenti: prendendo dal primo il concept di una rielaborazione creativa di un topos classico del genere horror (il piccolo villaggio "maledetto" alla Silent Hill, film diretto dall'amico Christophe Gans e con cui condivide l'attrice Jodelle Ferland) e dal secondo la struttura narrativa che ribalta più volte le carte in tavola così da rendere lo spettatore sempre incerto su come si svilupperanno gli eventi, Laugier ha realizzato un thriller misterioso ed affascinante che però soffre per un finale un po' tronco che lascia molti elementi nella nebbia della superficialità e per una mancanza di incisività tematica che rendeva tanto provocatorio e spiazzante un film come Martyrs.

I bambini di Cold Rock si apre con delle didascalie: ogni anno negli USA vengono registrate 800.000 sparizioni di bambini; di questi, la quasi totalità viene ritrovata in poco tempo, ma circa 1000 scompaiono senza lasciare traccia. Laugier, che è anche sceneggiatore del film - processo impegnativo che è durato diversi anni e si è evoluto con continue riscritture) - ha cercato di trovare una spiegazione plausibile (e anche per questo agghiacciante) a questo fenomeno, calandolo nel contesto di una città di provincia dimenticata da Dio. Purtroppo però la spiegazione che ne deriva è troppo raffazzonata e poco articolata per essere convincente, e non stimola la riflessione sul problema che, essendo un fenomeno reale, sarebbe stato invece interessante cercare di affrontare in modo più realistico. Da notare che anche in Martyrs c'era un simile problema di verosimiglianza, ma in quel caso la storia era del tutto inventata quindi in realtà il problema non si poneva. In ogni caso lo sforzo del regista e del suo scenografo Jean André Carrière (già fautore dei mirabolanti settings di Enter The Void, 2008 di Gaspar Noé) di ricostruire una comunità montana che paresse plausibile nel contesto americano (ma il fiilm è stato girato nella cittadina canadese di Nelson) è encomiabile. Anche il cast è da promuovere, così come l'ottima fotografia di Kamal Derkaoui, efficace sia nelle oscure ambientazioni notturne sia nelle asettiche scene diurne, rendendo ancor più apprezzabili i variegati movimenti di macchina voluti da Laugier, che dimostra una predilezione per i pianisequenza vituosistici.

In conclusione il film è un godibilissmo thriller che non mancherà di stupire grazie ad un accorto lavoro di scrittura in grado di stupire più volte lo spettatore, ma perde qualcosa se rapportato ai precedenti lavori di Laugier dai quali I bambini di Cold Rock sembra dipendere eccessivamente senza arrivare a distinguersi e brillare di luce propria.

Voto: 3/5

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