venerdì 1 luglio 2011

David Cronenberg

Stereo (1969) - 3/5
Crimes of the Future (1970)
Tourettes (1971) - Film TV
Il demone sotto la pelle (1975)
Rabid sete di sangue (1977) - 2,5/5
Veloci di mestiere (1979)
Brood - La covata malefica (1979) - 3/5
Scanners (1981)
Videodrome (1983) - 3,5/5
La zona morta (1983)
La mosca (1986) - 3/5
Inseparabili (1988)
Il pasto nudo (1991)
M. Butterfly (1993)
Crash (1996) - 4/5
eXistenZ (1999)
Spider (2002)
A History of Violence (2005)
La promessa dell'assassino (2007)
At the Suicide of the Last Jew in the World in the Last Cinema in the World, episodio di Chacun son cinéma (2007)
A Dangerous Method (2011) - 2,5/5
Cosmopolis (2012) - 4/5

Cronenberg (1943), canadese, è un regista molto personale, autore di alcune delle pellicole più interessanti del cinema moderno. Dopo una prima fase più spiccatamente horror (o fantahorror), ha realizzato diverse pellicole difficilmente ascrivibili ad un genere preciso. Temi consueti del suo cinema sono la mutazione del corpo ed il suo incontro/scontro con la tecnologia, incontro quasi sempre distruttivo (o mostruosamente costruttivo). Inventivo e visionario, Ha realizzato pellicole che mettono a dura prova gli stomaci degli spettatori, sia a livello visivo che psicologico.

-Stereo
Canada 1969 - sperimentale/fantascienza - 63min.

Ovvero un doppio canale separato: video da una parte, audio post-sincronizzato dall'altro. Nel video, completamente muto, vediamo strani personaggi aggirarsi tra i corridoi di un futuristico palazzo mezzo vuoto ed indugiare in interazioni più o meno erotiche. L'audio consiste invece in voices over maschili e femminili che offrono un'interpretazione di quanto vediamo: si tratta di un esperimento sceintifico di ricerca sulla telepatia, conclusosi tragicamente. Insomma l'eros conduce alla violenza, alla perdita di controllo, alla distruzione; temi anticipatori del futuro Crash. Così come ci sono elementi di quasi tutto il futuro cinema di Cronenebrg: l'impianto psicanalitico-ospedaliero, oltre ai di poco successivi Rabid e Brood, rimanda anche al ben più recente A Dangerous Method; la telepatia sarà oggetto prevalente della narrazione in Scanners; l'interesse per la tematica sessuale ed omosessuale sarà ripresa in M. Butterfly e in molti altri; l'approccio fantascientifico collegato all'interesse per l'invisibile interiorità umana è cifra poetica del suo intero cinema.Interessante osservare come ci sia qualche discrepanza tra audio e video, pur con la sincronizzazione: le voci atone a volte non sembrano curarsi delle immagini che passano a schermo, sembrano quasi schermarsi dietro un'impossibile tentativo di terziarietà rispetto a ciò che viene mostrato: eppure le voci dovrebbero appartenere all'equipe scientifica che ha condotto la ricerca. Cronenberg è già grande nell'opporre la fredda razionalità degli spazi (la messinscena è una perfetta dimostrazione di assimilazione della lezione di Antonioni) al caos interno degli individui, una dicotomia evidente anche nell'ultimo Cosmopolis. La breve durata ne rende sopportabile l'ellitticità, connaturata in un esperimento antinarrativo di questo tipo. Imperdibile per gli estimatori del regista interessati a scoprire come tutto è cominciato.

Voto: 3/5

-Rabid sete di sangue
Canada 1976 - horror - 87min.

Una giovane coppia sta facendo un giro in moto, ma è vittima di un incidente: lei è molto grave e necessita di innesti di pelle per sopravvivere. Un dottore di una clinica privata lì vicino la salva con una tecnica sperimentale di sua invenzione, che viene provata per la prima volta. La ragazza è salva, ma appena si riprende comincia ad avvertire un insaziabile sete di sangue umano...

Secondo lungometraggio di Cronenberg ad essere regolarmente distribuito, Questo film non ha la potenza del precedente "Il demone sotto la pelle" nè una particolare originalità. La vicenda appare troppo scontata e debitrice delle pellicole di Romero, soprattutto nella seconda metà con l'intervento dei militari. Incrociando vampirismo e zombi, il regista canadese riesce comunque ad ottenere scene quà e là di sicuro impatto. il difetto principale sta nell'assoluta scipitezza dei protagonisti, e nell'imbarazzante recitazione della pornostar canadese Marilyn Chambers (imposta dalla produzione) nel ruolo di protagonista. I fan del regista troveranno comunque le costanti del suo cinema, in primis l'ossessione per le mutazioni del corpo violentato dalla scienza.
Così così.

Voto: 2,5/5


-Brood - La covata malefica
(The Brood) di David Cronenberg - Canada 1979 - horror - 88min.

Toronto. Alla clinica Somafree il dottor Hal Raglan (Oliver Reed) sprona i suoi pazienti a liberarsi dell'odio che nutrono verso le persone, soprattutto loro famigliari, che hanno causato loro disturbi psichici. I suoi metodi però sono alquanto discutibili. Frank (Art Hindle) non può infatti vedere la moglie Nola (Samantha Eggar) perchè la terapia prevede un isolamento totale, esclusi dei brevi incontri con la figlia Candice (Cindy Hinds); quando Frak scopre dei segni sul corpo della piccola dopo una visita alla madre, accusa il dottor Raglan di praticare terapie illecite. Frattanto i genitori di Nola sono assassinati brutalmente da strani esserini deformi.

Terzo film di Cronenberg, uno dei suoi quattro prettamente horror (assieme a "Il demone sotto la pelle", Rabid sete di sangue, "La mosca") che sviluppa i temi dei suoi primi due film: il contagio e la mutazione del corpo. Stavolta il tema è affrontato in ambito psicanalitico, come riflessione sulle conseguenze distruttive (anche inconsce) della nostra rabbia. Se la soluzione del mistero può essere intuita anche prima dello svelamento conclusivo, è indubbio che Cronenberg sappia orchestrare un racconto basato sulla suspence che rende lo spettatore impaziente di sapere come si svilupperà la vicenda. Breve ma intenso. La recitazione, il difetto principale delle due precedenti pellicole, si assesta fortunatamente su buoni livelli. La colonna sonora è canonica ma funzionale. Finale agghiacciante, soprattutto dopo 70 minuti di pellicola che hanno concesso poco a violenza ed orrore.
Finale aperto, come i film precedenti, e come molti film successivi del regista canadese. Manca un pò di originalità, ma rappresenta il miglior risultato del regista fino a quel momento.

Voto: 3/5

-Videodrome
di David Cronenberg - Canada 1983 - thriller/horror/fantastico - 90min.

Max (James Woods) è il direttore di una rete televisiva di programmi violenti e film pornografici. Un giorno un suo tecnico capta un segnale pirata di una trasmissione televisiva detta "Videodrome", che mette in scena snuff movies. Desiderando saperne di più Max comincia a fare delle ricerche per scoprire da dove trasmettono il segnale, fiutando una grande affare per la sua tv. Non sa che "Videodrome" è un progetto distruttivo per mente e corpo, che gli interessi dei produttori del programma sono tutt'altro che rassicuranti, e che sta per precipitare in un baratro di visioni raccapriccianti in cui distinguere realtà ed allucinazione diventa sempre più difficile.

Dopo essersi fatto le ossa nell'horror e nella fantascienza, Cronenberg realizza un cyberpunk visionario e splatter, che ha al suo centro la potenza della visione che schiavizza l'uomo (Max che "entra" nel televisore, si innesta vhs nello stomaco eccetera) e lo modifica psicofisicamente (il segnale Videodrome produce un tumore al cervello, responsabile a sua volta delle allucinazioni). Film memorabile per gli incubi che mette in scena, e che vede un ottimo James Woods nel ruolo principale, supportato da bravi attori secondari.
Nei film precedenti il "contagio", grande tema del cinema cronenberghiano, avveniva fisicamente, per contatto con un corpo estraneo. In questo film, anticipatore dell'era di Internet, avviene invece via etere, ancor più difficile da controllare.
A volte può sembrare che la pellicola ecceda un pò gratuitamente negli effettacci orrorifici, ma molti effetti speciali sono straordinari per l'epoca.
Howard Shore, presenza abituale nei lavori del cineasta canadese, firma l'inquietante colonna sonora.
Disgustosamente avvincente.

Voto: 3,5/5

-La mosca
USA 1986 - horror - 92min.

E' uno dei più grandi successi commerciali di Cronenberg, che pur offrendo una storia classica dell'orrore fantascientifico, vi inserisce i suoi temi ricorrenti, in particolare l'ossessione per lo smembramento e la mutazione del corpo.

Ad un convegno lo scienziato Seth Brundle (Jeff Goldblum) propone ad una giornalista (Geena Davis) di andare al suo laboratorio per vedere l'invenzione che cambierà il mondo. Scettica, la ragazza lo segue e rimane attonita quando scopre che lo scienziato ha inventato un sistema di teletrasporto attraverso delle capsule controllate da un sistema computerizzato che cura il processo di smaterializzazione e materializzazione della materia da una all'altra. Per il momento la macchina è in grado solo teleportare solo oggetti inanimati, ma dopo mesi di lavoro lo scienziato riesce finalmente nel suo intento, teleportandosi da una capsula all'altra. Il trasporto sembra averlo reso più energico e forte di prima, ma ben presto inizia a constatare dei curiosi effetti collaterali.

Gli effetti speciali sono molto ben realizzati, anche se a volte non è difficile rendersi conto della loro artificialità. L'aspetto tecnico è comunque supportato dall'ottima interpretazione dei due interpreti principali. A contrario dei precedenti film di Cronenberg, generalmente freddi ed asettici, questo film è anche una sconvolgente storia d'amore, elemento solitamente assente in questo genere di film. Il ritmo impeccabile rendono "La mosca" una visione coinvolgente e divertente.

Voto: 3/5

-Crash
di David Cronenberg - Canada 1996 - drammatico - 100 min.

Si sta parlano del film di David Cronenberg, il cui titolo è omonimo di un'altro film che non centra nulla ma con cui si può confondere; il film qui recensito è vincitore di un premio speciale della giuria al festival di Cannes, ed è, ci tengo a dirlo da subito, un film non per tutti. A prima vista una specie di porno, necessita di una visione imparziale e assolutamente concentrata per non cadere nell'errore di un giudizio troppo affrettato e liquidarlo in poche battute. Inoltre, per chi non conosce il regista (autore di pellicole quali "La mosca", "A history of violence", "Il pasto nudo", "M.Butterfly", "Inseparabili" per citarne i più famosi), la decifrazione di alcuni simbolismi può risultare davvero ostica. Bisogna premettere che Crash non ha una vera e propria trama; i protagonisti sono una coppia sposata che tradisce il coniuge ad ogni possibile occasione e gode (in tutti i sensi) nel raccontare all'altro i propri tradimenti. Inoltre hanno entrambi la passione per le auto, le quali hanno su di loro un'effetto "afrodisiaco", conoscono un tipo che offre come performance di spettacolo la ricostruzione di famosi incidenti automobilistici in cui hanno perso la vita persone famose, e che vengono ricreati in modo fedele, tant'è che spesso molti rimangono feriti o anche uccisi, e questo suscita in loro un immenso piacere. Si crea una rete di conoscenze che, fra congressi carnali di ogni genere (etero ed omosessuale, sia fra uomini che fra donne) e folli inseguimenti automoblistici portano alla morte di moltissime persone, tranne i due protagonisti, che ancora sopravvivono (e non vorrebbero) alla fine del film.

La pellicola è la denuncia di un mondo che aliena la persona a tal punto che essa perde soddisfazione nel vivere, e cerca il piacere nel rischio, nell'aberrazione, e nella morte stessa, liberazione dagli affanni terreni. Il film contiene numerose scene di sesso esplicito che però non sono mai rapporti d'amore, ma di pura ricerca di una soddifazione momentanea, alla quale tutti si sono talmente assuefatti da non provarne ormai più piacere. E allora il senso della vita si cerca nell'inseguimento del suo opposto, nel tenativo di uccidersi e di godere nel farlo. Cronenberg denuncia la situazione paradossale di un mondo (quello "civilizzato") che è giunto a collassare su sé stesso a causa di una saturazione, dovuta alla continua ricerca dell'eccesso, del piacere spinto al parossismo, che ormai non produce più piacere, ma solo tristezza per il vuoto interiore che è la vera malattia del nuovo millennio.
Crash è la documentazione giornalistica (al modo di Cronenberg, da sempre regista dell'eccesso alla ricerca dell'analisi del male che contamina la nostra società, dell'aberrazione annidiata all'interno del corpo umano o all'esterno, nelle strutture sociali) della simbiosi uomo-macchina che contrassegna la nostra civiltà, un binomio potente ma autodistruttivo, che ricade su noi stessi e ci inghiotte, senza che ce ne rendiamo conto.
In conclusione è, didatticamente e moralmente, uno dei film più importanti che uno spettatore moderno possa visionare; d'altro canto, per la crudezza di molte scene non è consigliato a tutti, soprattutto in materia sessuale (nudi integrali, sodomia, amore saffico, masturbazione e quant'altro), unita ad una dose di violenza autoinferta che di certo può essere dura da digerire.

Voto: 4/5

-A Dangerous Method
Francia/UK/Canada/Svizzera/Germania 2011 - biografico/drammatico - 94min.

Incontro/scontro tra Freud (Viggo Mortensen) e Jung (Michael Fassbender), fondatori delle due correnti psicoanalitiche. Baricentrica la figura della paziente Sabrina Spielrein (Keira Knightley), paziente di entrambi ed amante di Jung, divenuta a sua volta stimata psicoanalista.

"Sex and death are the only subjects seriously interesting to an adult." (W.B. Yeats)

Cronenberg adatta una piece teatrale (The Talking Cure, di Christopher Hampton) dai temi sovracitati. Temi che sono abituali nella cinematografia del regista canadese: binomio amore-violenza, malattia e deformazione del corpo. Anche la morte ovviamente, sebbene non sia mostrata mai nel film, aleggia sulla vicenda, per poi presentarsi nelle didascalie finali. A Dangerous Method insiste sul rapporto fra Jung e la sua paziente/amante, più di quanto si sarebbe dovuto, sacrificando molto la diatriba teorica con Freud, che rimane molto fumosa per i non addetti ai lavori. La mancanza di approfondimento è dovuta anche alla breve durata del film, ed alle esigenze commerciali che non permettono più di qualche accenno. Come negli ultimi film Cronenberg preferisce lasciarsi guidare maggiormente dalle mire di incasso, così spinge sul rapporto sentimentale tra i due protagonisti, perverso come piace a lui (e a noi, certo). Nulla da eccepire sulla regia, al solito perfetta, né sulla notevolissima prova attoriale, soprattutto di Mortensen, ma è il concept a non funzionare perfettamente: ci voleva un Herzog per dirigere questa pellicola. Il risultato è un bel film (nessuno ne dubita) che avrebbe potuto essere un ottimo film. Il difetto di fondo è la sceneggiatura.

Voto: 2,5/5

-Cosmopolis
Francia/Portogallo/Canada/Italia 2012 - drammatico - 108min.

Eric Packer, giovane uomo d'affari multimilionario, deve attraversare in limo la città di New York per andare dal suo barbiere di fiducia. La città è in trambusto per la visita del presidente degli Stati Uniti e per manifestazioni di protesta contro il mondo dell'alta finanza, ma Eric è fermo nel suo proposito, il che causa preoccupazione nel suo servizio di sicurezza, che teme per un possibile attentato alla sua persona da parte di un losco individuo non meglio identificato. Durante il tragitto, che occupa l'intera giornata, Eric parla e incontra per strada amici, parenti, collaboratori. La sua incrollabile sicurezza in se stesso inizia a vacillare dopo che si rende conto di non riuscire a prevedere le fluttuazioni borsistiche dello Yuan (moneta cinese).

Tratto dal libro omonimo di Don DeLillo (dall'analisi del quale questa recensione prescinde totalmente), Cosmopolis segna il ritorno di Cronenberg in grande stile ai suoi temi prediletti: patologia, mutazione, anormalità. Questa volta l'ottica in cui tali argomenti sono declinati è quella dell'economia, con un risultato quantomai attuale (malgrado il libro sia del 2003). Robert Pattinson interpreta con granitica efficacia un personaggio sicuro di sé che scivola lentamente nel baratro dell'incertezza e della follia (ma forse non è mai stato molto normale). La sua nemesi/mimesi, il tipico uomo qualunque esasperato dalla "banalità del male finanziario" (istrionicamente impersonato da Paul Giamatti) ne è un doppio speculare (a qualcuno viene in mente Inseparabili?) e opposto allo stesso tempo: nella lunga sequenza dialogica finale (un esercizio di stile notevole sia per recitazione che per regia) l'uno non capisce le tesi dell'altro, sebbene entrambi siano accomunati dal medesimo difetto fisico; due facce della stessa medaglia, ovvero una società in cui "il topo è diventato l'unità monetaria" (citazione che apre il film); si specula direttamente sugli esseri umani, l'economia di carta è molto maggiore dell'economia reale, la distribuzione della ricchezza è sempre più iniqua ed il mondo degli affari è un altro pianeta rispetto a quello della quotidianità proletaria (come dimostra le scena in cui, nel pieno di un'agitazione di dimostranti, Eric ed una sua collega parlano tranquillamente all'interno della limo isolata acusticamente mentre fuori succede di tutto e di più).

Certo il discorso politico è evidente, nonché ben espresso dalla scritta di un'insegna luminosa che si scorge a un certo punto ("A phantom is haunting the world - The phantom of capitalism"), ma non è l'unico affrontato da Cronenberg in questo film, uno dei più densi che abbia fatto. Nei lunghi dialoghi che saturano la pellicola per tutta la sua durata si specula su una quantità di argomenti, i quali variano a seconda dell'interlocutore che Eric si trova davanti; il sesso è uno degli argomenti principali, che vede Eric come il principale sostenitore di un'attività sessuale frequente (un po' come fare della sana ginnastica), che però deve espletare con svariate donne in quanto non riesce ad avere rapporti con la moglie, con la quale finisce sempre e solo per mangiare e parlare della loro non-relazione. Anche il rapporto in apparenza amicale che Eric ha con la sua guardia del corpo è smentita dai fatti e si traduce in un puro interesse utilitaristico; così per tutti gli altri personaggi.

Buona parte del film si svolge nell'abitacolo della limo, e qui la regia di Cronenberg è magistrale nel riuscire a non annoiare ed a mantener sempre viva l'attenzione su dialoghi (molti) e avvenimenti (pochi) tramite un montaggio contrassegnato da frequenti cambi di inquadratura (che però non danno mai l'impressione di essere fini a se stessi). Si potrebbe anche interpretare l'uso degli spazi del film come metafora di spazi mentali: la limo diventerebbe quindi il "paesaggio mentale" (per usare un espressione Polanski-ana) di Eric, la stamberga del finale quello dell'assassino, i ristoranti e locali pubblici quelli della moglie (a rappresentare la non-inclusione della donna all'interno dell'universo di Eric, il quale infatti non riesce a capirla). La fotografia claustrofobica e spesso ombrosa di Peter Suschitzky (abituale collaboratore del regista dal 1988) resta appiccicata ai personaggi ricorrendo principalmente al primo piano (magari leggermente grandangolato) ma mantenendo la profondità di campo: tutto è nitido eppure ben poco appare chiaro e logico in questo film, rappresentazione di un corto circuito personale/sociale che ci riguarda tutti, specie in questo delicato momento storico.

Non si può concludere senza citare il pattern sonoro elettronico e minimalista di Howard Shore, che fa ben più di quanto sembri per la resa complessiva.

Voto: 4/5

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