mercoledì 20 febbraio 2013

Paul Thomas Anderson

    Sydney (Hard Eight) (1996)
    Boogie Nights - L'altra Hollywood (Boogie Nights) (1997)
    Magnolia (1999)
    Ubriaco d'amore (Punch-Drunk Love) (2002)
    Il petroliere (There Will Be Blood) (2007)- 3,5/5
    The Master (2012) - 3,5/5

    Anderson (1970), americano, si è fatto notare Boogie Nights e Magnolia. Il petroliere ha mietuto successi di critica e pubblico, ed il suo The Master è stato osannato da alcuni come un capolavoro assoluto.


    Il petroliere
    USA 2007 - drammatico - 158min.

    Vita di un petroliere texano dal 1898 al 1927: si arrichisce trovando un primo giacimento, mette su un'impresa con il figlio, compra terreni, ha dispute con un reverendo di una congregazione di un paesino in mezzo al deserto, trova un fratellastro sconosciuto, accudisc eil figlio diventato sorod a causa di un incidente in fabbrica, ottiene ciò che vuole con qualunque mezzo, si inimica tutto e tutti compreso il figlio, diventa un vecchio iroso e solo al limite della pazzia.

    Film che anticipa il conflittuale rapporto a due che sarà poi il fulcro di The Master: l'incontro-scontro con il reverendo (uno splendido duetto attoriale tra Daniel Day-Lewis e Paul Dano) con la stessa sfuggente oscillazione nei rapporti di forza tra i due. Musiche drammatiche ed intense di archi stridenti, paesaggi ed inquadrature da western, toni apocalittici nella messincena che mostra pro e contro del capitalismo, profondissima indagine sull'animo e la psiche di un uomo nè buono nè cattivo, quasi non umano nei comportamenti, nella gestualità (un po' ratto, un po' ragno, un po' scimmia, un po' insetto), come raramente si è visto sullo schermo. Il finale in apparenza stonato non è altro che un ribadire l'attitudine del protagonista, disposto ad ottenre ciò che vuole con a qualsiasi prezzo, sprezzante della vita umana, anche della propria.

    Voto: 3,5/5
    -The Master
    USA 2012 - drammatico - 137min.

    Nel 1949 il marinaio Freddie (Joaquin Phoenix), uscito traumaticamete segnato dalla WWII, cambia vari lavori e si ubriaca spesso, costantemente in precario equilibrio psichico e affamato di sesso. Fuggendo a seguito di un omicidio più o meno volontario, si imbarca clandestinamente sul primo battello utile. Scopre di essere su una nave diretta a Los Angeles di proprietà di un culto denominato La Causa, guidato dal carismatico Lancaster Dodd, alias The Master (Philip Seymour Hoffman). Affascinato dalla sua figura, Freddie si unisce al culto, più per necessità di trovare un punto fermo nella sua vita che per accettazione e/o comprensione dei rituali dello stesso. L'esperienza modificherà maestro ed allievo.

    The Master fa riferimento a quel retroterra di sette più o meno esoteriche formatesi nell'America del secondo dopoguerra con una certa proliferazione. Persone disorientate dal caos della guerra e del dopoguerra in cerca di una guida che dicesse loro come impostare la propria esistenza, e ciarlatani pronti ad accoglierli. In un'epoca - per dirla alla Lyotard - di crollo delle metanarrazioni legittimanti, L'America fu suolo fertile per la nascita di culti come Scientology, cui La Causa è vagamente ispirato. Il film è tuttavia maggiormente focalizzato sul rapporto di interdipendenza che viene a crearsi tra Lancaster e Freddie: il maestro non è nulla senza un allievo, dopotutto. La discontinuità gerarchica di questo rapporto è il fulcro del film, un'alternanaza di rapporti di forza tra le due figure in questione. Il concetto di "master"  perciò è molto più labile di quanto sembri: chi veramente domina l'altro? C'è di più: se il vero master fosse in realtà la moglie di Lancaster, Peggy (Amy Adams), che attraversa la vicenda apparentemente in retropalco ma è in fondo lei ad avere l'ultima parola, ad indirizzare le pulsioni del capo, anche eroticamente parlando? The Master infatti prende il via dalla dimensione più animalesca ed istintuale dell'uomo, il desiderio sessuale, la libido freudianamente parlando (Freddie...Freud...assonanza solo casuale?). Freddie è ridotto a puro istinto sessuale ad inizio film, e ritorna ad esserlo completamente alla fine. Anche Lancaster, in una breve e fulminea scena di masturbazione apparentemente fuori posto ma in realtà illuminante, rivela questa caratteristica. Lancaster sembra almeno in parte riuscire a trasformare questa carica energetica di Freddie da erotica a cinetica (l'avanti-indietro per la stanza, un movimento quantomai metaforico dell'atto sessuale) e mentale (n via psuedo-terapeutica, anticipata dal test di Rorschach nell'ospedale militare e ripresa dal Master in quella formidabile seduta/interrogatorio in cui Freddie è costretto a non poter sbattere le palpebre) con una ricerca nell'esperienza passata (una tipica dinamica, ancora una volta, di maieutica freudiana) di un'esperienza traumatica, identificata in una relazione interrotta.
    In questa elucubrazione da manuale di psicanalisi stanno la forza ed il limite del film, chiuso in un rapporto a due (o a tre, contando Peggy, o a quattro, contando la ragazza del passato di Freddie) che si dipana per diversi anni ed è destinato a non risolversi mai compiutamente, rimanendo come un'esperienza profondamente impressa nella vita dei due uomini che mai arrivano a comprendersi del tutto, eppure sono affascinati l'uno dall'altro.
    The Master è uno dei film più freudiani mai sfornati dagli Stati Uniti, e costituisce una visione magnetica ancorchè tematicamente possa apparire un po' inflazonata, forse perchè proveniamo ormai da tanti anni di psicologismo nolaniano. Tecnicamente impeccabile ed eccentricamente recitato dai due interpreti principali.

    Voto: 3,5/5

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