mercoledì 25 luglio 2012

Alejandro Amenábar

Tesis (1996) - 3/5
Apri gli occhi (Abre Los Ojos) (1997) - 2,5/5
The Others (2001)
Mare dentro (Mar adentro) (2004) - 3,5/5
Agora (2009) - 3/5

Amenábar (1972), spagnolo, è noto per i suoi thriller/horror, molto personali per temi e messa in scena (il regista è anche sceneggiatore e compositore di tutti i suoi film). Dopo il grande successo di The Others si è dedicato ad altri generi.

-Tesis
Spagna 1996 - thriller/horror - 125min.

Università di Madrid, facoltà di cinema. Angela sta preparando la sua tesi sulla violenza nel mondo dell'audiovisivo. Il suo relatore le promette qualche ricerca a riguardo nell'archivio della scuola. Qualche giorno dopo Angela trova il professore morto d'infarto in sala proiezioni, ed una VHS inserita nel videoregistratore. Angela la prende ed assieme a Chema, studente patito di film horror a cui si era rivolta per avere suggerimenti per la sua tesi, inizia ad investigare sulla faccenda: pare che qualcuno nell'università collezioni (o fabbrichi) snuff-movies, custoditi in una stanza segreta all'interno dell'archivio dell'istituto. In uno di quei video si riconosce un'ex-studentessa scomparsa, e ciò orienta i sospetti verso un altro studente, fidanzato di allora della suddetta, Bòsco.

Visione obbligatoria per qualunque studente di cinema, per qualunque appassionato di horror e per chiunque frequenti un instituto scolastico: il mix fra thriller, horror misterico, giallo e dramma sentimentale è oltremodo riuscito, ed Amenábar riesce ad incastrare tutti questi elementi con una coerenza invidiabile per qualunque regista esordiente. Ci sono vari prestiti di idee, dai teen-horror americani a Dario Argento, tuttavia l'ottimo risultato è in gran parte farina del sacco del regista, che vanta anche notevoli doti dal punto di vista della colonna sonora (perfetta) e della direzione degli attori (scelti con oculatezza e tutti convincenti, con Fele Martínez che sembra un sosia di Johnny Depp). E se è vero che Tesis altro non è che un esercizio di stile applicato al cinema violento e di suspence, senza alcun intento al di fuori dell'esibizione di competenza tecnico/artistica e della volontà di intrattenimento, si può anche dire che è il più memorabile esordio del cinema spagnolo degli anni '90.
Pur con scompensi (scrittura spesso al limite della verosimiglianza), eccessi (colpi di scena a catena ma un po' telefonati), prolissità (finali multipli incastrati uno nell'altro), la visione è vivamente consigliata.

Voto: 3/5

-Apri gli occhi
Spagna 1997 - fantascienza - 117min.

César (Eduardo Noriega) è un bel giovane di Madrid, un uomo in carriera affetto da "dongiovannismo". Soffiata al miglior amico (Fele Martinez) la ragazza su cui questo aveva messo gli occhi, Sofìa (Penelope Cruz), è vittima della gelosia della sua precedente compagna di letto, Nuria (Najwa Nimri), che provoca un incidente d'auto nel quale lei medesima muore e lui ne esce con il volto sfigurato. Incapace di accettare la sua nuova condizione, che gli preclude ogni possibilità di vita normale, precipita in un baratro di follia in cui non riconosce più sonno e veglia. Che centra, inoltre, una misteriosa società, L.E., con la quale César sembra ricordare di aver stipulato un contratto di cui non riesce a mettere a fuoco i dettagli?

Un altro thriller dai risvolti orrorifici sulla scia del predecessore, stavolta contaminato con la fantascienza - ma senza ricorso ad effetti computerizzati né alcunché di futuristico. I due protagonisti maschili di Tesis sono presenti anche qui, ma si invertono i ruoli di protagonista e co-protagonista. Penelope Cruz è la presenza femminile conturbante che ravviva il film, a volte un po' carente di ritmo: Amenabar non è Nolan, e pur nella sagacia della costruzione narrativa non riesce ad assicurare un ritmo serrato e continuativo alla pellicola, specie nella seconda metà. Tuttavia molte scene sono efficaci nella loro capacità ansiogena, e la recitazione è convincente. Sembra un film ricco di potenziale che però non è riuscito del tutto ad emergere. Un po' come accadeva nella pellicola d'esordio del regista madrileno, in cui l'intreccio da thriller era supportato molto fumosamente da una riflessione sulla saturazione di contenuti violenti nei media, in Apri gli occhi il temi del doppio, della ricerca dell'io, dell'esplorazione dell'allucinazione patologica risultano poco approfonditi, un tentativo di rivestire da fantascienza macabra una banale vicenda di amore contrastato. Con ciò, l'intrattenimento è comunque assicurato, anche grazie ai mezzi più ampi di cui Amenabar ha potuto usufruire questa volta, grazie al successo del suo esordio.

Voto: 2,5/5

-Mare dentro
Spagna 2004 - drammatico - 125min.

Storia vera di Ramón Sampedro Javier Bardem), pescatore galiziano tetraplegico per oltre vent'anni a causa di un tuffo di testa malriuscito nell'acqua bassa. Intentò una battaglia legale per il riconoscimento del diritto all'eutanasia, nella forma del suicidio assisitito. Ciò gli fu negato dal tribunale, motivo per cui fu costretto a suicidarsi clandestinamente, coinvolgendo l'amica Rosa (Lola Dueñas).

Dopo tre film di stampo thriller il regista spagnolo si avventura in un film biografico e di denuncia sociale, basato su un caso giudiziario di pochi anni prima (1998). La vcenda è senz'altro toccante, e a parte alcune lungaggini, la sceneggiatura non si perde in divagazioni, limitandosi ad illustrare lo svolgersi degli eventi. A Bardem, invecchiato e costretto a letto tutto il film, è lasciato il compito di tratteggiare un personaggio in grado di suscitare l'empatia del pubblico senza impietosirlo. Ci riesce grazie ad una mirabile mimica ed al supporto di precise linee di dialogo, che connotano il personaggio di un'arguzia dialettica e di una determinazione spesso frustrata ma mai doma. Tutto il cast è scelto accuratamente in modo da risultare realistico. Non manca qualche scena enfatica che poteva essere omessa, ma ci sono anche belle invenzioni poetiche, come la panoramica a volo d'uccello sulle note del Nessun Dorma.
Si avvisano i credenti che gli uomini di chiesa ne escono sbeffeggiati, per non dire duramente attaccati.
La fotografia ravvicinata ed impostata su piani ristretti riflette l'impossibilità di mobilità del protagonista, con un certo effetto claustrofobico. Le piacevoli musiche originale sono, come semrpe, di  Amenábar stesso.
Incetta di premi, fra cui L'Oscar per Miglior Flm Straniero e il Leone d'Argento a Venezia.

Voto: 3,5/5

-Agora
Spagna 2009 - storico/drammatico - 126min.

Il film inizia nel 391, anno della distruzione della Grande Biblioteca di Alessandria da parte dei cristiani, e si conclude nel 415 con l'uccisione della matematica, astronoma e filosofa neoplatonica Ipazia (Rachel Weisz) per mano di un gruppo di fanatici, sempre cristiani (nel film si suppone che essi fossero membri del corpo dei parabolani, una sorta di esercito privato ecclesiale).

La vita di Ipazia ha diversi punti oscuri (incerta la data di nascita; sconosciuto o quasi il suo contributo filosofico; difficoltosa la ricostruzione del suo contributo scientifico, dato che nessuno scritto ci è pervenuto, solo testimonianze di suoi allievi) ma è indubbio che fosse nota e rispettata già in vita come un'eminente personalità. Amenábar racconta la sua storia (inventando molti personaggi e lavorando di fantasia sulla scarna ossatura storica di cui si dispone) per illustrare un esempio di conseguenza nefasta della religione, che sembra essere per il regista unicamente fonte di guai: pagani che uccidono cristiani, cristiani che linciano pagani ed ebrei, ebrei che lapidano cristiani. Nonostante le molte parentesi sanguinose non è un film particolarmente violento, anzi la sua realizzazione, che soffre di un certo stampo hollywood-iano nella sceneggiatura (a volte troppo sbrigativa, troppo enfatica nei dialoghi, a volte eccessivamente insistente su una dimensione privata che è costretta ad inventare di sana pianta) e nella fotografia (talmente canonica da essere stancante nella sua proposizione di panoramiche grandiose alternate a riprese umane statuarie). Le scenografie invece sono valide, coadiuvate da un reparto costumi che aumenta l'illusione di realtà. Gli attori (quasi tutti inglesi o americani quelli principali, ma scelti con cura fisiognomica) sono generalmente validi, benché spesso malserviti da personaggi insulsi (lo schiavo Davus) o dal poco spessore (il padre Teone, il vescovo di Cirene Senisio).
Il trucco delude (Ipazia non invecchia esteticamente nonostante il film ricopra un arco di oltre vent'anni), cosa deludente specie considerando il secondo film del regista, Apri gli occhi, in cui il trucco facciale rivestiva una fondamentale importanza.
In fin dei conti Agora è un tentativo di conquistare ampie fette di pubblico, pur affrontando un tema di interesse storico come l'oscurantismo religioso (tema che aveva già interessato, pur collateralmente, Mare dentro), supportato da un buon apparato scenico ma azzoppato da una serie di difetti di scrittura che non lo promuovono oltre la soglia di buon film.

Voto: 3/5

Elenco Film (ordine alfabetico)

Elenco registi - cercate velocemente con Cntrl-F o Cmd-F