Goddard (1975), americano, è principalmente sceneggiatore; ha collaborato con Joss Whedon (regista di The Avengers) alla scrittura della settima stagione della serie tv Buffy e di Angel, e ha lavorato anche a quelle di Alias e Lost. Quella casa nel bosco, scritto sempre con Whedon, è il suo esordio alla regia.
-Quella casa nel bosco
USA 2012 - horror comedy - 95min.
Un gruppo di teenagers americani parte per una vacanza in un cottage in mezzo al bosco. In cantina scoprono strani artefatti, ed il diario di una bambina che riporta una frase scritta in latino dai poteri misteriosi. Incautamente i ragazzi la leggono risvegliando forze maligne e fameliche. Vi sembra famigliare? Aspettate...
Scritto dal regista assieme a Joss Whedon (autore della serie tv Buffy e regista del recente The Avengers), è una horror comedy che merita meno considerazione di quanta gliene sia stata affibbiata da una stampa prevalentemente positiva. L'enfasi posta sull'originalità del plot, che rimescola le carte in tavola dopo un inizio che è un omaggio a La casa di Raimi (e come quel film si mantiene sul registro grottescamente divertente di quell'horror strampalato e goliardico che punta più a far ridere che a spaventare), serve più che altro a distogliere l'attenzione dalla pochezza che si rileva su altri fronti: recitazione (ma ancor più scrittura dei personaggi: agli sceneggiatori è sfuggito il fatto che far parlare gli attori a ripetizione infarcendo i dialoghi di battute fulminanti ed aforismi sopra le righe non vuol dire delineare figure a tutto tondo; una strana caduta, pensando al buon lavoro che Whedon ha fatto con i suoi Vendicatori), dosaggio della suspence (inesistente), musiche (anonime), scenografie (ripetitive), trama (ridicola e inconcludente).
Poi se ci vogliamo focalizzare sul supposto elemento vincente del film, l'originalità del concept, si fa presto a smontare anche quello: non si tratta di altro che un pout-pourri di roba già vista in mille altri film, e non solo; sia perchè il riferimento principale (il plagio, si potrebbe sospettare) è a Lovecraft e ai suoi Antichi, mostri primordiali che giacciono relegati nelle viscere del nostro pianeta (dicendo questo non vi sto rovinando nessuna sorpresa, fidatevi). Mantenendoci in ambito cinematografico, l'elenco è lungo, ma è doveroso citare qualche titolo: Martyrs di Pascal Laugier, per il cambio di rotta a metà film; la saga di Saw per l'idea della montatura e dello svelamento; il sempreverde Scream di Craven, con i suoi dettami circa le regole del genere; la trilogia di The Cube di Natali, per l'idea dell'horror/thriller come film-gioco; persino il ben poco conosciuto (e ben poco meritevole) My Little Eye di Marc Evans aveva già esplorato terreni simili ormai dieci anni fa.
Così si scopre che tutta la fanfara sull'originalità, sul "non vi immaginate cosa state per vedere", sul ribaltamento rivoluzionario delle logiche dell'horror et similia, non supera l'esame di uno spettatore anche solo minimamente competente nel genere suddetto. La verità è che davvero l'horror made in USA è agonizzante da diversi anni, e non basta una minuscola scintilla di creatività in un mare di mash up-remix-collage-pastiche postmoderno di elementi eterogenei per risollevare la situazione stagnante con un film posticcio e sbrindellato come le carni macilente di uno zombie. Rimangono qualche battuta e qualche scena divertenti ed un lavoro efficace in reparto trucco e costumi; troppo poco per consigliare una baracconata degna solo di Freddy Versus Jason.
Voto: 2/5