giovedì 29 settembre 2011

Terrence Malick

Lanton Mills (Lanton Mills) (1969) - cortometraggio non distribuito
La rabbia giovane (Badlands) (1973)
I giorni del cielo (Days of Heaven) (1978)
La sottile linea rossa (The Thin Red Line) (1998)
The New World - Il nuovo mondo (The New World) (2005) - 3/5
The Tree of Life (2011) - 4/5
To The Wonder (2012) - 2/5

Malick (1943), uno dei meno prolifici registi americani (5 film in 38 anni) compensa la sua scarsità produttiva con pellicole accuratamente studiate, spesso dal tono mistico ed ecclesiale. Più che dei film, sono delle preghiere messe in immagini.


-The New World - Il nuovo mondo
USA 2005 - storico/drammatico - 150min.

1607, fondazione della colonia di Jamestown in Virginia ad opera inglese. Il capitano Smith (Colin Farrell) viene catturato dai nativi, vive con loro imparando ad apprezzarne l'armonia con la natura, e si innamora di Pocahontas, figlia del re. Poi le parti si invertono e la ragazza finisce per andare a vivere con i coloni, mentre il Vecchio mondo inizia inesorabilmente a contaminare il Nuovo.

Ancora una storia sentimentale al centro del film, come i primi due film del regista. Ancora un film immerso nella natura, come i primi due film. Cambiati i cromatismi (dagli ocra e gialli di Badlands e Days of Heaven ai lussureggianti verdi bluastri di questo) e le epoche, Malick realizza l'ultimo capitolo di quella che si può considerare una trilogia interna al suo cinema. Questa volta però sono i paesaggi a dominare su tutto, ancor più che nei film precedenti. Alle inquadrature indulgenti su alberi e fiumi si alternano scene con figure umane. Quando Smith conosce Pocahontas anche lui diviene partecipe della natura: nella stessa inquadratura compaiono quindi lui, lei e la foresta che li avvolge. Nella seconda parte del film la modernità entra nel Nuovo mondo, sconvolgendolo: i colori diventano più freddi, e l'avvento della civiltà è vissuto dal regista con un senso di angoscia profonda per la rottura dell'armonia con il mondo naturale. La recitazione è rarefatta e il voice-over abbonda come sempre, al solito in modo eccessivo. Il film è esteticamente notevole, come accade abitualmente nei film del regista texano. Tuttavia è il meno originale dei film di Malick, proprio a causa della ripetitività tematica. I personaggi antipatici inoltre non suscitano empatia, la stessa Pocahontas non ispira particolare pietà, estraniata com'è dal mondo, persa nel suo vagheggiare con il corpo e la mente in un mondo tutto suo. Molto convincente invece la ricostruzione ambientale: le scenografie sono probabilmente l'elemento di maggior rilievo nella pellicola. La lunga durata finisce per renderlo un po' tedioso.

Voto: 3/5

-The Tree of Life
USA 2011 - drammatico - 139min.

Dalla nascita alla fine dell'universo, dalla nascita alla fine della vita, un confronto fra l'evoluzione del cosmo e quello di una famiglia texana negli anni '50.

La narrazione ellittica all'inizio può lasciare un po' sconcertati, ma presto se ne individua la logica: come spiegato all'inizio del film dalla voce fuori campo (marca stilistica onnipresente in Malick, talvolta in modo eccessivamente enfatico) la pellicola, mette a confronto due "vie": natura e grazia. Malick, cattolico, propende per la seconda. Tutto il cosmo assume un'aura sacra, dalle più profonde galassie al più piccolo bambino. Il conflitto che si sviluppa nella famiglia fra il padre autoritario ed i tre figli (uno dei quali decede  a 19 anni) descrive un mondo fatto di violenza, ferrea disciplina, volontà di potenza; il rapporto dei figli con la madre rimanda invece ad un armonia universale, al rapporto creato-creatore. Il primogenito, di cui si ha maggiormente il punto di vista, intraprende un percorso di crescita che lo porterà alla corruzione della propria purezza infantile, con un distacco progressivo dalla madre (amata) ed un avvicinamento alla figura paterna (odiata), per finire da adulto pieno di dubbi nella civiltà dei grattacieli. Solo alla fine del tempo e dello spazio potrà avvenire una riconciliazione. L'incontro-scontro fra gli uomini, tema ricorrente in tutta la filmografia di Malick, in questo film è più psicologica che fisica, ma il risultato è il medesimo: far provare un senso di sgomento allo spettatore, nel mostrare quanto inutili ed insensate siano le diatribe umane di fronte alla smisurata grandezza del cosmo, quanto inutilmente ci si possa rovinare l'esistenza senza apprezzarne la comunione con gli altri uomini e con il mondo.
La tecnica realizzativa è stupefacente: se le immagini cosmiche rimandano alla mente il capolavoro fantascientifico di Kubrick la cosa non deve sorprendere, dato che il curatore degli effetti visivi dei due film è il medesimo, Douglas Trumbull, ed in generale la fotografia di Emmanuel Lubezki è di altissimo livello. Molto bene anche il cast. L'onnipresente colonna sonora, originale e non (in questo caso si fa ricorso alla musica classica) dà l'impressione di presenziare ad una cerimonia religiosa.
Forse vedere The Tree of Life significa proprio questo.

Voto: 4/5

-To The Wonder
USA 2012 - sentimentale - 112min.

Un americano si innamora di una francese a Parigi. Ella ha una figlia piccola. Insieme partono per il villaggio di lui, sperso nella campagna americana. Lei non si ambienta, litigano, lei se ne va. Lui conosce un'altra, ma poi lei ritorna.

Questo film sembra una dichiarazione di incapacità del regista di raccontare una storia intima. L'applicazione del suo metodo di film-mondo, dal respiro universale, mal si adatta ad una ordinaria storia d'amore contrastato di cui viene negato ogni canonico sviluppo narrativo: Malick cioè si limita a mettere in scena immagini, non a raccontare una storia (forse col proposito di renderla universale), perdendosi in un'inutile parentesi cattolica sulla ricerca di Dio da parte di un prete che aiuta ogni giorno malati, vecchi, invalidi, tossici eccetera: un discorso che forse sarebbe stato anche più interessante della storia principale, e che avrebbe meritato un film a sè invece di fungere da acqua per allungare il brodo.
Rimane la splendida, innegabile capacità registica di confezionare immagini di impatto fotografico stordente, e di trasformarle grazie al montaggio in un flusso di coscienza dei personaggi che come al solito parlano per lo più in voice over - ma non dicono cose molto interessanti.
Alcune scene poi sono un po' imbarazzanti: le due al supermarket (nella prima la bambina si stupisce di quanto sia pulito e ordinato: evidentemente a Parigi sono delle topaie; la seconda dove la donna si mette a "danzare" in mezzo agli scaffali) e l'incontro con l'amica italiana che sembra una pazza che urla per strada.

Voto: 2/5

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